È solo di questi giorni l’ultima notizia, il “clamore” giornalistico che si risveglia per raccontare dell’ennesimo giovane che muore mentre ricerca “sensazioni forti”.
Tutti rimaniamo colpiti dai fatti di cronaca, specialmente là dove a far parlare sono le ‘bravate’ degli adolescenti che mettono a rischio la loro vita.
Sono molte le “sfide alla morte” che la società sembra voler ignorare e che purtroppo spesso sono vissute quotidianamente dai nostri giovani: il popolo dei sensation seekers!
Sassi assassini gettati dai cavalcavia sulle macchine che sfrecciavano in autostrada, sfide a chi si alza per ultimo dai binari al passaggio del treno, corse in macchina o in moto contro mano durante le notti per le strade dei nostri paesi e città…. Non è raro trovare scatti fotografici e video sui social network che immortalano giovanissimi mentre stanno compiendo le loro “imprese estreme”.
Come possiamo stupirci solo di fronte alla morte e rimanere indifferenti a tutto ciò che c’è intorno ad essa?
Ci sono giovani che urlano e ci chiedono aiuto perchè faticano ad affrontare la “normalità” e ricercano nella trasgressione, in quell’andare oltre, la sensazione di esserci e di esistere. Sono spesso imbrigliati in abitudini malsane che si sono create e nelle quali si rifugiano periodicamente senza riuscire ad uscirne.
Stiamo passivamente accettando la spettacolarizzazione del dolore a cui troppo spesso la nostra società ci sta abituando.
Oggi sempre più il disagio si cerca per fare notizia, ma non lo si vuole vedere e prendere in carico seriamente.
I giovani di oggi sono «ammalati di rischio», non è l‘assunzione di alcool o stupefacenti a determinare i loro comportamenti incoscienti, piuttosto la ricerca estrema dell’avventura, dell’eccitazione, dell’adrenalina che per loro è possibile trovare solo affrontando il rischio estremo.
Incontrando il disagio giovanile, ci si rende conto sempre di più di quanto sia importante presentarsi come modelli di riferimento, senza confondere i ruoli.
Esserci per loro e con loro nell’affrontare i disagi e le difficoltà, stimolarli verso progetti ambiziosi e importanti traguardi da raggiungere insieme sfruttando ciò che la giovane età e la voglia di andare oltre li spinge a cercare.
Siamo consapevoli del grande potenziale che la nuova generazione porta con sé, grande potenziale che va però indirizzato e guidato con attenzione e delicatezza, rispettandone i tempi e inserendosi nel loro mondo con estrema cautela, ma grande determinazione.
Un grande insegnamento educativo ci arriva dal fondatore della “Casa del Giovane”, don Enzo Boschetti, il quale, a proposito dell’educazione, sottolineava:
Educare è vivere con i ragazzi, è donarsi, è aprire il proprio cuore, è lottare insieme, è correggere con amore, è attendere pazientemente, è portare nel cuore il grande desiderio che il ragazzo maturi delle profonde e solide convinzioni.
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