Non profit
Giovane ucciso a Milano: il razzismo non c’entra
Lo afferma il capo della Squadra Mobile che ha fermato i due aggressori
Un pacco di biscotti, forse, ma sicuramente nessun motivo xenofobo. È questo in sintesi il pensiero di Francesco Messina, capo della squadra Mobile di Milano che ieri ha fermato i responsabili dell’aggressione mortale a Abdul Salam Guibre, 19enne originario del Burkina Faso. Un delitto il cui movente è da legare al presunto furto che i titolari del bar Shining, Fausto e Daniele Cristofoli, hanno pensato di aver subito.
Padre e figlio non hanno visto entrare la vittima, in compagnia di due amici, nel loro bar di via Zuretti, ma li hanno solo visti allontanarsi con passo spedito, senza esitazioni. Un atteggiamento che ha fatto temere loro di aver subito il furto dell’incasso e di qualche biscotto. Tanto è bastato perché i due titolari del negozio si lanciassero all’inseguimento dei tre ragazzi. Un furto che al momento non viene contestato agli amici della vittima. Nessun bottino è stato recuperato dagli agenti. Quanto agli insulti che padre e figlio avrebbero rivolto ai tre giovani, «sono stati reciproci» sottolinea Messina. Per il capo della Mobile «l’aspetto xenofobo non c’è. Il movente è il furto, ancora da approfondire».
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