Famiglia

Giovane scrive a Napolitano: abortisco perché sono povera

La lettera è stata pubblicata da "La Repubblica"

di Redazione

“Egregio Presidente, ho quasi trent’anni, ho un lavoro, sono sposata e sono incinta. Egregio Presidente, tra un mese abortiro’! La verita’ e’ che nonostante sia io che mio marito abbiamo un lavoro, ad oggi le nostre entrate ammontano a circa 1.300 euro al mese…”. E’ questo l’appello choc di una donna napoletana di 29 anni al Presidente Giorgio Napolitano, in una lettera che sta per inoltrare al Quirinale e che ha spedito a “La Repubblica” che oggi la pubblica. “Un appello al presidente Napolitano cui la donna ha dato un titolo terribile: “Necrologio di un bimbo che e’ ancora nella mia pancia”. Scoprirsi incinta le ha procurato “un’emozione bruciante, una felicita’ incontenibile”, ma ben presto “la ragione ha preso il posto del cuore”. “Presidente, ora devo scegliere se essere egoista e portare a termine la mia gravidanza sapendo di non poter garantire al mio piccolo neppure la mera sopravvivenza, oppure andare su quel lettino d’ospedale e lasciare che qualcuno risucchi il mio cuore spezzato dal mio utero sanguinante, dicendo addio a questo figlio che se ne andra’ per sempre” scrive la donna nella lettera al Capo dello Stato. Ieri mattina, riferisce il quotidiano, Sandra, che vive con il marito in un centro dell’area vesuviana, ha fatto la prima ecografia al Policlinico di Napoli, ha firmato le carte, ha saputo la data in cui abortira’: il 27 maggio, un martedi’. Chiede di mantenere l’anonimato perche’ sua madre non sa niente di questa gravidanza: “Nonostante tutti i problemi sarebbe felice di diventare nonna e di potermi aiutare” afferma la donna intervistata da ‘La Repubblica”. “Mi prendero’ questo periodo di tempo per riflettere. E riflettero’ molto. Sono sempre in tempo -afferma la donna- a cambiare idea, intanto pero’ ho prenotato l’intervento. E non mi perdono di non esserci stata attenta, nel breve periodo in cui ho sospeso l’anticoncezionale. Nel frattempo mi chiedo: dove e’ andata a finire la mia dignita’? Ce l’ho messa tutta per costruirmi un futuro”. “Dopo avere fatto tanti sacrifici, dopo essermi quasi laureata in Scienze Politiche con 18 esami su 22, dopo avere collaborato a un giornale con oltre cento articoli senza mai avere un centesimo e neppure la tessera di pubblicista, dopo aver fatto, io e mio marito, infiniti lavoretti che definire umilianti e sottopagati e’ dir poco, mi ritrovo a non avere i mezzi per crescere un figlio” aggiunge ancora sottolineando: “Perche’ se ti manca la moneta da un euro per prendere la metropolitana non importa, ma se ti mancano i cento euro per portare il tuo bambino dal dottore importa eccome”. Tra lei ed il marito, dice, arrivano a stento a 1.300 euro el mese, se ne guadagnasse duemila, spiega, “sicuramente mi terrei il bambino. La mia, oggi, e’ una scelta iper obbligata. Mio marito e’ piu’ deciso di me: piu’ di me vede la cosa dal punto di vista della concretezza. Pensa sia un fallimento non potere dare a un figlio cio’ di cui ha bisogno. In altri paesi le coppie vengono aiutate, qui si parla tanto di baby bonus ma poi nei fatti non succede niente. Lo credo che l’Italia e’ alla crescita zero”.


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