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Giorno cinque: tre salvataggi in dieci ore, 371 persone recuperate in mare
«Una giornata pazzesca, con cambiamenti repentini di scenario in acque internazionali: ma l'azione dell'equipaggio dell'Aquarius è stata impeccabile». Il giorno più lungo e delicato viaggio di Daniele Biella a bordo della nave dell'ong Sos Mediterranée
Oltre l’immaginazione. Non ho altre parole per commentare la giornata di ieri a bordo dell’Aquarius, che mi rimarrà impressa per sempre. Ben 317 persone recuperate a bordo in poche ore, fortunatamente senza nessun dramma del viaggio in mare ma con tanti drammi personali che accompagnano i migranti: uomini, donne e bambini di decine di nazionalità, Africa Subsahariana in gran parte ma anche Siria, Marocco, Libia ed Egitto. Le loro storie sono quelle che conoscerò nelle prossime ore, nei prossimi giorni, fino allo sbarco in un luogo che a tarda sera non era ancora definito, ma comunque in Italia.
Sono stati tre i recuperi in mare di giovedì 14 settembre. Uno diverso dall’altro, vissuto con emozioni contrastanti, con cambiamenti repentini che hanno a messo a dura prova l’equipaggio il cui operato alla fine è risultato impeccabile: non ho mai visto tanta sintonia in persone che, in metà dei casi, fino a cinque giorni fa (quando è iniziata la nuova missione della nave di Sos Mediterranée) non si conoscevano nemmeno. Con i gommoni di recupero in mare nel gestire gli arrivi sulla Aquarius, nel preparare i luoghi dove le persone avrebbero passato la notte, fatto i bisogni personali, recuperato le forze dopo settimane se non mesi di privazioni altrove, oltre al viaggio in barca, poche ore in questi tre casi.
Il primo è avvenuto nella tarda mattinata: ci ha chiamato la Guardia costiera libica per segnalare un gommone in avaria che loro non riuscivano a recuperare, nella zona in acque internazionali a ovest di Tripoli. I libici, con una lancia, sono arrivati fin sotto all’Aquarius e temendo situazioni negative come nel recente passato (con tanto si intimidazioni come spari in aria) l’apprensione era alta, però si è stemperata poco dopo quando hanno chiesto a noi di prenderci carico del recupero: sono stati al fianco dei due gommoni di salvataggio che sono scesi dall’Aquarius con i rescuers di Sos Mediterranée e si sono dimostrati collaborativi, raccogliendo tra l’altro una persona che era finita in acqua prima del nostro arrivo.
Il salvataggio, con l’andirivieni dei gommoni dell’Aquarius (rib 1 e rib 2) è durato un paio d’ore ed è stato provvidenziale perché il gommone stava decisamente imbarcando acqua: le 142 persone man mano sono arrivate sulla nave e qui hanno trovato accoglienza e un kit contenente acqua, cibo energetico, una coperta, una maglietta e i pantaloni di una tuta. Sono state censite e i casi più delicati sono stati immediatamente visitati, constatando poi che si trattava per la maggior parte di sfinimento e disidratazione.
Giusto il tempo di mangiare qualcosa in sala mensa e rinfrancarsi dopo l’operazione, l’equipaggio di Sos Mediterranée è dovuto partire per un secondo recupero, sempre coordinato dalla Guardia costiera libica – una novità, che fa capire la forte azione delle ultime settimane dei libici dopo l’accordo con l’Italia grazie al quale hanno avuto mezzi navali e soldi – nonostante fossimo a 24 miglia marine, in acque internazionali (come il primo salvataggio che è stato fatto a 25 miglia marine). In questo caso, nessuna presenza fisica dei libici e situazione più facile da gestire, tanto che anche a noi giornalisti è stato concesso sperimentare per davvero quello che abbiamo fatto due giorni prima durante le esercitazioni: andare direttamente sulla scena del salvataggio, viverla direttamente.
È stato tanto incredibile quanto fondamentale: il solo pensiero di essere in un puntino del Mediterraneo in cui per questione di minuti si gioca la vita di centinaia di persone è un’idea che fa girare vorticosamente la testa. Alla fine, 120 persone recuperate.
Sembrava tutto finito per quanto riguarda le operazioni in mare e quindi di iniziare “solo” a gestire la situazione a bordo (il tramonto è stato accompagnato dall’arrivo di un gruppo di sei delfini che ha giocato per diversi minuti con le onde facendo sgranare gli occhi per la bellezza a tutti, membri dell’equipaggio e migranti), ma così non è stato: in tarda serata, su segnalazione questa volta del Mrcc, Centro di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera italiana, è stato chiesto all’Aquarius di prendere a bordo 109 persone recuperate in un altro salvataggio della stessa mattinata dalla nava Vos Hestia di Save the Children, arrivata nei pressi del gommone in avaria – in acque internazionali a est di Tripoli – con la Astral di Proactiva Open Arms.
Il transfer, trasbordo (messo nero su bianco nelle modifiche al Codice di condotta richieste da Sos Mediteranée al ministero dell’Interno prima di firmarlo, dato che sembrava si vietasse una pratica che fino a quest’estate si era fatta senza problemi di sorta e di legge) si è effettuato senza problemi tra le 22 e le 23, con gli staff delle navi delle due ong che si sono scambiati le informazioni riguardo ai migranti condotti dalla Vos Hestia sulla Aquarius.
Concluse le operazioni, finalmente è stato il momento di andare a riposare. Molte persone dei primi due sbarchi dormivano già da ore, noi invece abbiamo atteso l’ultima comunicazione della giornata da parte del Mrcc: a meno di nuove richieste si soccorso, l’Aquarius farà rotta verso un porto italiano.
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