Famiglia

Giornata mondiale dei diritti dell’Infanzia

di Simone Feder

Trent’anni fa il mondo si accorgeva che i bambini avevano diritto ad avere diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Trent’anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rigths of the Child – CRC). Oggi sembra che tutto questo si stia perdendo in una nuvola di disinteresse e pericolosa indifferenza.

Ogni giorno leggiamo dalle pagine delle cronache più oscure di piccole creature a cui sono sottratti i diritti basilari ancora prima di nascere. Neonati che nascono dipendenti da metadone, che presentano nel sangue tracce di sostanze stupefacenti ancor prima di affacciarsi alla vita, al mondo, segnati fin dai primi istanti di vita da ciò che i loro genitori hanno loro regalato: un patrimonio genetico unico e delle patologie che non hanno scelto.

Bambini che crescono senza quelle necessarie attenzioni, giornate segnate da scoppi di ira, assenze e presenze di figure adulte, pericolose anche per se stesse, che segnano in modo indelebile il percorso di crescita di queste fragili piantine. Come aiutarli a crescere nella giusta direzione se intorno a loro hanno solo confusione e disperazione, messaggi contrastanti e silenzi profondi?

Non sono diritti speciali ciò che loro chiedono, ma diritti fondamentali!

Ho dentro di me gli sguardi e gli occhi di quei bambini in quel Villaggio a Morosolo, struttura di accoglienza, purtroppo accolti perché hanno assistito indifesi e nella grigia solitudine, alle tante scene di violenza tra quell’uomo chiamato papà e la loro cara mamma.

Penso ai piccoli incontrati a calpestare loro malgrado i sentieri di quel boschetto maledetto di Rogoredo, a quelli che ancora nella pancia della mamma non hanno un luogo dove sentirsi al sicuro, a quelli che trascorrono le notti appena fuori da quelle comunemente chiamate “sale gioco” addormentati su divanetti illuminati dalle luci dei neon cercando un po’ di pace almeno nei loro sogni.

Per non parlare di quelle giovani vite che trascorrono i loro primi mesi in mezzo al mare, in centri di prima accoglienza, in case fatiscenti o in istituti che nulla hanno a che fare con l’idea di una casa.

Non possiamo far finta di niente e non renderci conto che il mondo adulto, davanti a queste situazioni drammatiche, ha decisamente fallito.

Eppure a tutti questi bambini basterebbe avere quella giusta attenzione, quello sguardo diverso posato su di loro per riaccendersi e poter iniziare a crescere in un mondo che li ha accolti nel modo sbagliato.

Troppo spesso i loro bisogni sono messi in secondo piano davanti a quelli degli adulti che li circondano, rischiando di farli diventare accessori, oggetti, esserini di cui si “ha diritto”, ma che non sono a loro volta “portatori di diritti”.

E allora diventano solo strumenti di rivendicazione, di campagna politica, di slogan elettorali, dando spazio ad una burocrazia che non aiuta e non guarda il vero bisogno. Una burocrazia fatta dalle leggi ma non dalle persone. La stessa burocrazia che impedisce ad una donna incinta di trovare uno spazio di accoglienza per una struttura “mamme e bambini” riconoscendo solo il piccolo, l’indifeso, quando lo terrà nelle sue braccia ma non finché sarà nella sua pancia.

Dobbiamo essere portatori di una nuova cultura, che metta realmente i bambini al centro dei pensieri e delle prassi che governano il nostro agire senza far prevalere comodità e interessi di un mondo adulto che dovrebbe solo prendersi cura di loro.

Il mio augurio, in occasione di questo importante trentennale, è che i diritti dei nostri fanciulli possano finalmente diventare la rotta su cui dirigere le nostre azioni educative e sociali, verso un mare di vera accoglienza e percorsi di crescita che possano, fin dalla prima infanzia, tutelare, accompagnare e permettere di diventare grandi.

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