Formazione
Giornata del Volontariato. Ma come stanno i volontari?
Si chiude lAnno internazionale indetto dallOnu. A Milano una chiusura semi clandestina da parte del Governo. De Rita, presidente Censis, dice: "Volontariato in crisi"
di Redazione
Senza clamori, così come era cominciato, si chiude l?Anno internazionale che l?Onu ha voluto dedicare ai volontari di tutto il mondo. Oggi a Milano una chiusura semiclandestina da parte del Governo e del ministro Maroni alla Sala della Provincia in via Corridoni. Nessun annuncio significativo è previsto, e vista l?aria che tira, meglio così.
Significa che è stata un?occasione perduta? Davvero, di questa dedicazione, ricorderemo solo la campagna lanciata da Benetton con le ruvide foto di James Mollison? Alla Fivol, la Fondazione italiana per il volontariato, sono convinti di no. Il 2001, per loro, è stato l?anno di un lavoro importante che, con una giornata-evento, si è chiuso ieri con la presentazione ufficiale a tutta la società civile e non solo della Carta dei valori.
Assieme al Gruppo Abele, la Fondazione ha cercato di raccogliere in questo documento i motivi che fondano ogni esperienza di volontariato, enucleando le ragioni generali di chi si muove verso gli altri senza un tornaconto.
“Era importante fare il punto su cosa sia il volontariato”, dice Renato Frisanco, direttore del centro studi della Fivol. “In questi anni abbiamo assistito a un cambiamento del concetto di gratuità in quanto esistono molte associazioni che riconoscono ai volontari dei rimborsi spese forfettari. È mutato il concetto di solidarietà, spesso confuso con quello di ?utilità sociale?. Si è contrapposto al volontariato l?associazionismo tout court”. Frisanco cita anche il rapporto fra associazioni e istituzioni pubbliche. “C?è stata una corsa a iscriversi nei registri regionali e a svolgere servizi per il pubblico, trascurando le tradizionali funzionai di advocay, di tutela di diritti”, osserva. Insomma un volontariato che tende un po? a istituzionalizzarsi, “a essere nel migliore dei casi un soggetto integrato nelle politiche pubbliche e non un soggetto di partecipazione, come invece sarebbe previsto anche da leggi come la 328/2000 sull?assistenza”.
Meno ottimista il direttore del Censis Giuseppe De Rita, osservatore attento del mondo sociale italiano: ?Come tutti gli anni internazionali, non mi sembra che quest?anno abbia avuto un grande effetto. È una liturgia un po? stanca: l?unico che riuscì bene fu quello sull?infanzia, ormai qualche anno fa. I problemi sono d?altra parte troppo diversi da Paese a Paese e non si riesce a cavarne fuori molto?. Come sta il volontariato? ? Sul piano generale mi sembra che in Italia il problema del volontariato si vada molto confondendo con il privato sociale, con l?intervento finanziariamente massiccio, con un legame con le commesse pubbliche. Una cosa da una parte giusta, perché significa consolidare un?esperienza e dare a chi fa volontariato una possibilità di incidere fortemente anche su alcuni servizi o sul modo stesso di farli, specialmente negli enti locali. Il rischio è che, così facendo, si vada verso una professionalizzazione e che diminuisce il valore originario del volontariato: la gratuità. Quando si formano grandi gruppi di imprese sociali è difficile trovarvi la dimensione volontaria: c?è l?impegno civile e sociale, ma diventa tutto più aziendalizzato. Il problema mi pare più un altro?
Quale? ?Che il flusso dei giovani verso il volontariato diminuisca. I volontari sono ultraquarantenni, pensionati, insegnanti, impiegati pubblici. I giovani sono così stressati a lavorare 12 ore il giorno, a partita Iva o da interinali che non hanno più tempo per pensare al volontariato?.
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