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Giornalisti intercettati dalla Procura di Trapani, la sconfitta dello Stato di diritto
Le rivelazioni del giornalista Andrea Palladino del quotidiano “Domani” hanno rivelato alcuni nomi dei colleghi che si occupano di Mediterraneo e Libia che sono stati intercettati ad ottobre 2017 nelle telefonate con le proprie fonti. Il presidente della Fnsi, Beppe Giulietti: «Chiediamo formalmente al ministero della Giustizia, alla ministra Marta Cartabia, allo stesso Csm, di aprire una inchiesta su quello che è accaduto». Il giornalista di Radio Radicale, Sergio Scandura: «Così muore la libertà di stampa e lo Stato di diritto»
Giornalisti che si occupano di immigrazione, Mediterraneo e Libia intercettati arbitrariamente dalla Procura di Trapani nell’ambito di quella che è stata la prima inchiesta contro le Ong (caso Iuventa) che fanno soccorso in mare. Uno schiaffo al giornalismo italiano e alla libertà di stampa attraverso intercettazioni di alcune telefonate di giornalisti italiani con le proprie fonti, violando così ogni principio deontologico proprio della nostra professione che si basa su uno dei pilastri della nostra Costituzione, l’art.21 che tutela la libertà di espressione e di pensiero.
Leggi sulla stampa, normative ad hoc, pagine di diritto penale e costituzionale che vengono stracciate in un solo colpo e di cui oggi siamo a conoscenza attraverso la rilevazione del collega Andrea Palladino che sulle pagine del quotidiano “Domani” ha rivelato parte di un’inchiesta della Procura di Trapani dove emergono le intercettazioni di telefonate tra i colleghi e le proprie fonti ad ottobre 2017.
Ad essere intercettati i colloqui della cronista Nancy Porsia con il suo avvocato, Alessandra Ballerini, e ancora conversazioni con le proprie fonti di Sergio Scandura, corrispondente di Radio Radicale, Claudia De Pascale di Report Rai3, Nello Scavo di Avvenire, Francesca Mannocchi, Fausto Biloslavo de il Giornale, Antonio Massari de il Fatto Quotidiano. Questi al momento i nomi che sono stati diffusi a seguito dell’articolo di Andrea Palladino, ma non è escluso che potrebbero essercene degli altri.
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, chiede spiegazioni. «Grazie all'inchiesta di un giornalista coraggioso – dice – emerge che con chiarezza a Trapani sono state trascritte delle intercettazioni relative in primo luogo ad una conversazione tra la giornalista Nancy Porzia, più volte minacciata di morte dai mercanti di carne umana libici, e la sua avvocata Alessandra Ballerini, che è anche la legale della famiglia Regeni. Vengono intercettati illegalmente perché si tratta di un colloquio tra un avvocato e una sua cliente. Chi ha consentito questo abuso? Perché è stata intercettata una telefonata tra una legale e una sua assistita? Cosa c'entrano questi ripetuti riferimenti alla vicenda Regeni che aprono scenari ancora più inquietanti su quello che è accaduto?», chiede Giulietti.
«Ci sono – aggiunge – le intercettazioni di altri cronisti. Perché sono stati intercettati? Sono stati intercettati direttamente o mentre parlavano con le loro fonti? Cosa si cercavano, le fonti dei giornalisti? Ma c'è il segreto professionale. A questo punto, parlo anche a nome della Fnsi e del segretario Raffaele Lorusso, i legali della Federazione si mettono a disposizione di tutte le colleghe e colleghi per eventuali denunce. Chiediamo formalmente al ministero della Giustizia, alla ministra Marta Cartabia, allo stesso Csm, di aprire una inchiesta su quello che è accaduto, di farci sapere chi ha disposto queste intercettazioni, di spiegare cosa è accaduto e perché, di rendere note tutte le carte senza lasciare nessuna zona d'ombra, perché c'è materia non per essere preoccupati ma molto di più».
Abbiamo intervistato Sergio Scandura, uno dei giornalisti intercettati dalla Procura di Trapani, che ogni giorno oltre alle dirette su Radio Radicale fa un prezioso lavoro sui soccorsi in mare e sul monitoraggio navale e aereo del Mediterraneo: «Era qualcosa che davo per prevedibile, oggi quello che mi stupisce oltre all’intercettazione in sé, è l’arbitrarietà e la modalità con cui questo è avvenuto perché noi giornalisti dovremmo essere tutelati in merito al rapporto con le nostre fonti e sui nostri dati sensibili. Attraverso il lavoro del collega Andrea Palladino abbiamo scoperto così che in quella inchiesta contro le Ong ci sono 30 mila pagine di atti, neanche per Matteo Messina Denaro, verrebbe da dire», chiosa Scandura che aggiunge: «Il giornalismo italiano ne esce con le ossa rotte da questa vicenda, ma non solo, ad essere sconfitto è lo Stato di diritto. Penso a una frase del magistrato Peppino di Lello dello storico pool antimafia di Falcone-Borsellino. Mi disse in un’intervista che si stava perdendo il senso della giurisdizione. Ed io oggi anziché perdere tempo su questa pesca a strascico che riguarda tutti noi, penso che dovrei continuare a fare il mio lavoro e dare notizia delle circa 300 persone abbandonate che in questo momento stanno rischiando la vita a largo di Lampedusa in attesa di essere soccorse. Questo, come ha detto il presidente della Fnsi Beppe Giuletti, è un caso gravissimo e se ne dovrà occupare il Csm».
Credit Foto/Alessandro Puglia: (Sergio Scandura, giornalista di Radio Radicale durante uno sbarco di migranti al porto di Augusta)
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