Politica

Giornalisti, bavaglio e carcere

Berlusconi spinge, silenziatore sulle intercettazioni. Tu cosa ne pensi? Vota il sondaggio

di Franco Bomprezzi

Si va ancora una volta verso il voto di fiducia per far passare una legge quasi ad personam: la stretta sulla divulgazione delle intercettazioni ora prevede perfino la minaccia del carcere per i giornalisti. Il tema ovviamente gode di ampia popolarità sui giornali in edicola.

“Linea dura sulle intercettazioni” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Le notizie in breve nel sommarietto: “Passa la linea dura del Pdl sulle intercettazioni. Votata in commissione la norma che vieta di pubblicare, anche per riassunto, il contenuto delle intercettazioni fino all’udienza filtro. Inoltre il governo ha dato parere favorevole all’emendamento che prevede il carcere da sei mesi a tre anni per i giornalisti che pubblicano anche le intercettazioni considerate «irrilevanti». Si dimette per protesta il relatore del ddl Giulia Bongiorno: «In questo testo non mi riconosco per nulla». Blog esclusi dalla rettifica”. “Norme dannose e anche inutili” è il secco titolo del commento affidato al veterano della cronaca giudiziaria del quotidiano milanese, Luigi Ferrarella, che così scrive a pagina 2: “Che la scelta di cosa pubblicare debba appartenere solo ai giornalisti — sempre a patto che le notizie siano vere, non più coperte da segreto istruttorio, ed esposte in forma corretta e rispettosa delle persone — per fortuna non lo sostengono solo i rigurgiti corporativi di categoria, ma anche e soprattutto le sentenze con le quali sempre più spesso la «Corte europea dei diritti dell’uomo» condanna gli Stati che violano l’articolo 10 della Convenzione in materia di libertà d’espressione. Come quando Strasburgo, nel censurare la Finlandia, rimarca che valutare se sia il caso di pubblicare una notizia (in quel caso una foto) non compete ai tribunali nazionali, ma al giornalista; o come quando condanna la Grecia non solo per la previsione del carcere per i giornalisti, ma anche per il ribaltamento sul giornalista dell’onere della prova dell’interesse a diffondere una determinata informazione. Il muro della Corte europea, come già quello della Corte Costituzionale, è davanti agli apprendisti legislatori delle intercettazioni: fanno ancora in tempo a fermarsi, se non per decenza, almeno per non sbatterci la faccia”. Monica Guerzoni a pagina 3 intervista Giulia Bongiorno: “Io seppi dire no ad Andreotti. Ma Alfano e Ghedini con il premier si zittiscono”. Eccone un passaggio: “Dal Pdl Sandro Bondi e Osvaldo Napoli chiedono che lasci la presidenza della commissione Giustizia, ma lei, battagliera com’è, non ci pensa proprio: «Oltre a zittire i giornalisti vogliono zittire chi osa prendere le distanze dal testo? Si ricordino che sono stata eletta anche con i voti dell’opposizione». Salvo colpi di scena la legge passerà e molti sperano che Napolitano non la firmi. Ma Giulia odia le scorciatoie: «Il capo dello Stato mostra ogni giorno la sua saggezza e nessuno deve anticipare il suo giudizio»”. Dino Martirano invece intervista nientemeno che Maurizio Paniz, deputato Pdl: «Più grave rubare una mela o distruggere la privacy? Giornalisti, sì anche al carcere». Ecco il “suo” pensiero: “«Chi viola le regole deve essere colpito con una pena severa, che poi lasci traccia nel certificato penale, perché la semplice sanzione pecuniaria serve a poco in quanto, alla fine, la paga l’editore compensato da un profitto notevole legato alla diffusione del gossip». Sì, va bene: ma quanto carcere servirebbe per costituire un deterrente valido contro la fuga di notizie? «Il minimo, da 15 giorni a un anno», lasciando dunque al giudice la possibilità di convertire in sanzione pecuniaria almeno la detenzione fino a sei mesi. In pratica, conclude Paniz, «il giornalista non andrebbe in prigione ma il suo certificato penale non sarebbe più vergine. E una seconda volta ci penserebbe bene a violare nuovamente il segreto»”. A pagina 5: “La protesta della Rete. Blog esclusi dalla rettifica”. Scrive Melania Di Giacomo: “La versione italiana di Wikipedia è ancora in sciopero, autosospesa per protesta con il rischio di essere «neutralizzata». Ma l’emendamento presentato da Cassinelli (Pdl) al disegno di legge ritornato alla commissione Giustizia di Montecitorio corregge la cosiddetta norma ammazza blog «escludendo tout court» siti e blog. Rimane per le testate online — come prevede la legge sulla stampa del 1948 per i quotidiani — l’obbligo di rettifica entro due giorni dalla pubblicazione dei contenuti su richiesta di chi se ne sente offeso. Mentre per i siti dei privati cittadini non ci saranno obblighi particolari se non quelli già previsti dalla legge, per esempio per la diffamazione”.

“Pdl, ultimo assedio a Tremonti” è il titolo de LA REPUBBLICA che nel sommario riferisce: “Blitz sulla legge bavaglio, la Bongiorno si dimette e accusa Berlusconi”. La stretta voluta dal Pdl (che introduce, fra l’altro, una udienza filtro in cui decidere se intercettare e il carcere per chi pubblica intercettazioni considerate irrilevanti) spinge la presidente della Commissione alle dimissioni da relatrice, che nel luglio 2010 aveva trovato una mediazione con il Pdl. In una intervista l’interessata spiega le sue ragioni: “Indispensabile limitare gli eccessi ma così finisce il diritto di cronaca” è il titolo. «Ho lavorato per oltre due anni per trovare un accordo con il Pdl: le mie riunioni fiume con Ghedini sono note. E il testo era già in aula. Poi Berlusconi ha detto che gli sembrava morbido e annacquato, gli è bastato schioccare le dita e ci si è dimenticati dell’accordo». Nel merito invece spiega che «i limiti alla pubblicazione non possono, non devono essere eccessivi. Con questo emendamento, invece, il divieto si dilata a dismisura, sia dal punto di vista temporale, sia da quello dei contenuti. E quando i divieti sono eccessivi nessuno li rispetta». Quanto all’opportunità di continuare a dare priorità alle intercettazioni, la Bongiorno è netta: «Escludo che in questo momento esse siano una priorità per i cittadini: in riferimento ai telefoni, la priorità è piuttosto come pagare la bolletta. Ma Berlusconi, si sa, è lontanissimo dai problemi dei cittadini e se ne disinteressa: lo dimostra la quantità di tempo che sprechiamo per le leggi ad personam spesso, oltretutto, così mal fatte da rivelarsi inutili». Sul fronte delle reazioni, la piazza rilancia il suo no. Manifestazione a Roma ieri e sul web (su avaaz.org le firme contro il ddl sarebbero già 450mila). Per un parere tecnico, LA REPUBBLICA intervista Nicola Gratteri, pm a Reggio: «è sbagliato mettere la sordina alla informazione. Fanno bene in America a pubblicare tutti gli atti relativi alla vita di chi è stato votato dagli elettori a ricoprire incarichi pubblici». Il pm boccia l’udienza filtro (non risolve il problema della disponibilità di intercettazioni) e aggiunge: «i tagli ai bilanci della Giustizia e delle Forze dell’ordine ci impediscono di sostituire l’apporto investigativo degli ascolti telefonici e ambientali con pedinamenti o altre tecniche che richiedano l’impiego di molti uomini».

“Passa il silenzio assoluto. Si dimette Bongiorno” questo il titolo scelto dal MANIFESTO che dedicata alla cosiddetta legge bavaglio l’apertura subito sotto la testata in prima pagina. In prima il richiamo all’intervista a Maurizio Codogno dal titolo “L’ammazza-blog corretto Wikipedia canta vittoria: «La nostra battaglia ha fatto il giro del mondo»” e a fianco la vignetta di Vauro sempre dedicata al tema dal titolo “Sì alla legge bavaglio… ma ad personam!” in cui viene ritratto un Berlusconi imbavagliato. Gli articoli sono a pagina 7. In un sommario si osserva “Corretta la norma sui blog. I berlusconiani attaccano la presidente della commissione giustizia. Va veloce anche il processo breve”, nell’articolo, invece si ricostruisce l’iter del provvedimento ieri “(…) La finiana Giulia Bongiorno, relatrice della legge dal tempo in cui era ancora in maggioranza, ha denunciato che l’accordo raggiunto con l’ex ministro della giustizia Alfano «è saltato per uno schiocco delle dita di Berlusconi» (…) Ieri il berlusconiano Paniz ha rilanciato l’esigenza di punire con gli arresti i giornalisti ma il ministro della giustizia Palma lo ha smentito (…)”. Di taglio basso l’intervista a Maurizio Codogno dal titolo “Wikipedia è salva, ma i blog?”, nell’articolo si osserva “La notizia della serrata in rete del ramo italiano di Wikipedia ha fatto il giro del mondo. E probabilmente è stata decisiva. Il governo ha studiato un emendamento ad hoc per limitare il bavaglio solo ai giornali online registrati”. 

“Intercettazioni, legge vicina. Basta gossip sui giornali e arriva la norma ant-blog”. Questo è il titolo dell’articolo che IL GIORNALE dedica a pagina 2 al ddl sulle intercettazioni. Un pezzo di cronaca che ripercorre la giornata di mercoledì, a partire dal “ritiro” della prima firmataria del precedente testo Giulia Bongiorno (“la Bongiorno si impunta e dice no persino al bavaglino” e dalle reazioni dei politici, tra cui quella del ministro della Giustizia Nitto Palma («le variazioni al testo licenziato dalla commissione sono minimali e estremamente ragionevoli») e di Maurizio Paniz che secondo chi scrive giudicherebbe il testo troppo «soft». Di fianco alla cronaca della giornata politica, commento sulla chiusura temporanea per protesta dell’enciclopedia libera Wikipedia (“Wikipedia chiude? Altro che censura, si può vivere senza). A chi scrive della chiusura di Wiki non importa nulla, anzi («Wikipedia chiude? E chissenefrega, anzi lo festeggio, non ne potevo più») E al via un ritratto a tinte fosche del sito il cui principio è secondo chi scrive è la «deresponsabilizzazione assoluta dove viene scambiato per censura l’intento di impedire una dittatura dell’anonimato, il contrario della libertà di stampa e di espressione» e che «alla sola idea di dover rispondere di ciò che pubblica grida alla censura e chiude il sito».

“Stretta su intercettazioni, primo sì in commissione. Carcere per i giornalisti”. Succinto, ma esplicativo, è il lancio in primo di spalla de IL SOLE 24 ORE sulla questione ddl intercettazioni. Servizi a pagina 22, per l’esattezza 2: “Passa il blackout sulle intercettazioni” di Donatella Stasio: «Governo e maggioranza tirano dritto e approvano in commissione Giustizia il black out sulle intercettazioni – anche se non più segrete – fino all'”udienza filtro”. Quanto basta per far scattare le dimissioni della finiana Giulia Bongiorno da relatrice del ddl, motivate con la “violazione dell’accordo” raggiunto due anni fa alla Camera, frutto “di decine di incontri con Ghedini e gli editori”. ». Il comitato dei nove della commissione Giustizia della Camera ha infatti dato parere favorevole a maggioranza all’emendamento del Pdl firmato da Enrico Costa e Manlio Contento che vieta «la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto, della documentazione e degli atti relativi a conversazioni, anche telefoniche, o a flussi di comunicazioni informatiche o telematiche ovvero ai dati riguardanti il traffico telefonico o telematico, anche se non più coperti dal segreto, fino alla conclusione dell’udienza filtro. Fra le modifiche, anche l’accordo salva-blog: mediazione sulle norme per il web: un emendamento per l’Aula toglie l’obbligo di rettifica entro 48 ore per tutti i siti informatici e lo lascia in vigore solo per le testate giornalistiche online.

La «battaglia intercettazioni», così la definisce in prima pagina AVVENIRE, fa i suoi due primi caduti: Giulia Bongiorno, che si è dimessa da relatore per protesta con l’ulteriore stretta sulla pubblicazione promossa dal Pdl, e il filo esile dell’accordo tra maggioranza e terzo polo. E «nel governo qualche ministro si mostra dubbioso sul buon esito della prova di forza parlamentare, dubbio che porta a ipotizzare uno slittamento del voto per tentare un nuovo aggancio con i centristi». Il commento è affidato a un’intervista a Antonello Ardituro, vicepresidente dell’Anm, che ribadisce («perché finora siamo rimasti inascoltati») la necessità di «disciplinare la materia con una sorta di udienza filtro – non nella versione che sta emergendo in Parlamento – per decidere cosa è utile ai fini dell’inchiesta e cosa non lo è, distruggendo o secretando quanto non è penalmente rilevante. A quel punto non credo che si possa mettere in discussione il diritto di cronaca». 
Quanto all’emendamento bipartisan che invece salva i blog dall’obbligo di pubblicazione di una rettifica, AVVENIRE riflette come la conclusione della vicenda «dimostri quanto peso politico abbia il web». Infatti «salvaguardando il blog amatoriali si mettono al riparo dalle conseguenze del ddl anche tutti quei siti, di partito e non, che utilizzando i toni accesi e le licenze verbali che ormai sono moneta corrente del dibattito politico, correvano il rischio di essere travolti». 
 
“La Bongiorno si dimette da relatore del ddl: se passa, non si saprà più nulla”.  LA STAMPA in prima pagina titola “Intercettazioni: blitz del Pdl”. A pagina 2 il quotidiano intervista il nuovo relatore del ddl, Enrico Costa (Pdl): delle dimissioni della Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia, dice che «lo ha fatto per rafforzare il suo ruolo come punto di riferimento per la giustizia nel Terzo Polo». Sugli emendamenti che puntano a rendere più dure le sanzioni per i giornalisti dice che «piuttosto occorrerebbe concentrarsi sugli editori in modo più efficiente e severo». Restano siti web e internet: ora non c’è più la rettifica obbligatoria per i siti amatoriali e i social network: «però non convince tutti» afferma Costa, «tanti sostengono che se si sentono diffamati devono poter rispondere». LA STAMPA spiega a pagina 4 cosa è cambiato nel nuovo ddl e quali saranno le conseguenze, una specie di maxi scheda che ha come sottotitolo: «Le nuove misure allo studio della Camera sono un colpo all’informazione e alla libertà di stampa. Ma modificano radicalmente anche il modo di lavorare per alcune figure professionali». Ecco le principali novità: prima era sufficiente un magistrato per autorizzare le intercettazioni, ora servirà una corte di tre magistrati su richiesta di un pm e solo se «sussistono gravi indizi di reato», l’autorizzazione durerà 30 giorni e sarà rinnovabile non più di tre volte. Le altre in sintesi: stretta sulle microspie, saranno più difficili le indagini; tre anni di prigione per chi pubblica telefonate irrilevanti; gli avvocati saranno messi al corrente dei segreti di un’inchiesta; per i siti amatoriali e blog non ci sarà obbligo di rettifica.
 
E inoltre sui giornali di oggi:

CRISI
LA REPUBBLICA – Il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, firma un lungo editoriale intitolato “Sull’orlo del vulcano”. «Oggi siamo il protettorato di una Banca e camminiamo sull’orlo di un vulcano, ma siamo così ingombranti che un nostro default potrebbe essere letale per l’intera economica europea e persino americana». Oggi disfarsi dei titoli greci è impossibile, scrive Scalfari, questo implica che gli investitori dovranno prestare molta attenzione nei confronti di altri titolo, in primis quelli italiani. Da qui il declassamento di Moody’s di fronte al quale però prosegue l’immobilismo di Berlusconi e del suo governo che ancora non ha fatto nulla per la crescita. Le elezioni immediate sarebbero però una pessima soluzione. Serve un governo di responsabilità nazionale.

IL MANIFESTO – La grande foto centrale della prima pagina e il titolo di apertura principale è dedicato alla crisi economica “La posta del banco” si legge a sfondare sulla foto. “Angela Merkel promette soldi pubblici per ricapitalizzare le banche. E manda un monito all’Italia dopo il triplo declassamento: «rispettate gli impegni». Scontro sulla guida dell’Europa tra Barroso e la cancelliera tedesca. Sciopero generale e scontri in Grecia dopo il taglio di 30 mila lavoratori statali” è il sommario che rinvia alle pagine 2 e 3 che si aprono con un eloquente “Merkel padrona d’Europa”. Anche qui si ricorda lo sconto sotto traccia con Barroso, ma anche che “Ma è Berlino ad avere «i danè»” come recita l’ultima riga del sommario. Nelle due pagine si parla anche di Stati Uniti dove i consumi sono bloccati e la disoccupazione è alta e Grecia dove gli scioperi generali sono “a raffica. Ma il governo non sente”. Per quanto riguarda il Fondo monetario internazionale un articolo (pag. 3) mette in guarda “Recessione globale in vista, forse già nel 2012 Ma non torna indietro dalle scelte di «rigore»” come recita il titolo. Non manca poi un riferimento al declassamento italiano da parte di Moody’s: in un box a piè di pagina dal titolo “«Il premier distratto», Berlusconi nel mirino del «FInancial Times»”.

LA STAMPA – “Il Paese che spreca giovani e donne” è il titolo di un dossier su LA STAMPA di oggi su “Le cause del declino” dell’Italia. Esaminando i dati Istat , Imf e Oecd, Stefano Lepri scrive che «L’Italia scoraggia le intelligenze, perché ha meno laureati degli altri Paesi avanzanti e continua a produrne meno», «spreca le energie delle donne, perché troppe non lavorano rispetto agli altri Paesi avanzati; spreca le energie di molti giovani, costretti a lunghi anni di precariato con paghe magre e scarse prospettive di carriera», l’Italia, ancora «sottoutilizza gli immigrati mentre ne sfrutta il lavoro, perché è incapace di offrire una prospettiva credibile di inserimento; sottoutilizza gli italiani del Sud dove la malavita scoraggia l’impresa legale e protegge il lavoro nero».

WELFARE LOCALE
IL MANIFESTO – A pagina 4 una colonna è dedicata al terzo settore napoletano “in rivolta: «i vostri tagli uccidono il welfare e la città»”. Si racconta della manifestazione del terzo settore in piazza del Gesù “Sembrava una festa ma in realtà nascondeva il funerale del welfare che i continui tagli stanno avvicinando. Tagli del governo e tagli della regione che hanno messo in ginocchio prima le cooperative, adesso persino gli enti religiosi (…)»

MIGRANTI
IL GIORNALE – A pag. 10 secondo puntata dell’inchiesta sull’accoglienza dei migranti che si concentra sull’attività delle Onlus (“Il business dei diritti umani per le Onlus vale 21 milioni”). L’accoglienza vista da chi scrive come «un occasione di business» e come momento per le ong di «ottenere visibilità, rivendicare ideologie, attaccare il governo e anche per fare soldi». Affari che per chi scrive «contagiano persino il mondo dell’arte» prendendo come esempio il progetto di trasformare le imbarcazioni abbandonate a Lampedusa in opere d’arte. A Pag.4  dorso di Milano. Taglio basso, la protesta dei rifugiati di Pieve Emanuele (“Protesta dei rifugiati in strada: traffico bloccato“).

GERMANIA
ITALIA OGGI –  “Air Berlin taglia i privilegi ai Vip”. I politici tedeschi viaggeranno senza godere di alcun vantaggio. Nemmeno le facilitazioni per l’imbarco. La Air Berin, ha infatti deciso di cancellare il Counter Card P, un programma per i vip di cui usufruivano un centinaio di personalità. Non solo politici, ma anche sportivi, attori e cantanti. 

VOLONTARIATO
AVVENIRE – Il Parlamento europeo ha insignito Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, del riconoscimento Civi Europaeo Praemium, cioè del cittadino europeo dell’anno. La candidature di Olivero al premio era stata presentata dall’eurodeputato leghista Oreste Rossi. 

RINNOVABILI
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti intervista il sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia che fa il punto sui provvedimenti che riguardano le energie verdi. Entro ottobre i primi due decreti attutivi del dlgs 28/2011, incentivi per elettrico e termico, aiuti a biofuel e biometano. Il pezzo “Pioggia di decreti sulle rinnovabili” a pag 21.

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