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Giornalismo sociale, istruzioni per l’uso

Quinto e ultimo episodio di "Da quale vita nasce VITA", il podcast che ricorda Riccardo Bonacina, fondatore di questo giornale e scomparso l'11 dicembre scorso. Tratto da una serie di conversazioni che dovevano servire a scrivere un libro, questo racconto per voce ha fornito una serie di ricordi di prima mano sulla genesi di VITA, nell'ottobre del 1994 e sui suoi primi anni. A partire dal modo di fare il racconto del sociale, ossia rispettoso delle persone, senza scadere in moralismi o pietismi. Dal dialogo emerge anche l'incontro, nel 1996, col giovane imprenditore finanziario Enzo Manes, che si innamorerà del progetto del giornale del non profit. Ascolta

di Giampaolo Cerri

Come si fanno le cronache sociali? Come si scrive di accoglienza, di immigrazione, di marginalità, di inclusione, di dipendenze in maniera giornalisticamente impeccabile ma rispettando l’umanità dei protagonisti? Come si possono raccontarne i fatti senza scadere in moralismo o indulgere in pietismi? Come si poneva di farlo VITA, il settimanale del non profit nato nell’ottobre del 1994?

In questo quinto e purtroppo ultimo episodio del podcast, troverete le domande ma soprattutto le risposte che VITA si è data sin dall’inizio. La conversazione fra chi scrive e Riccardo Bonacina, che ascolterete tra breve, registrata il 5 luglio scorso, era preparatoria di un libro a quattro mani che avremmo dovuto scrivere sui 30 anni del giornale. Come già nel precedente episodio, dove si parla di cultura, il tema è appunto quello di come si fa un giornale sociale.

Fare giornalismo avendo a cuore le persone

Si ricordano alcune inchieste dei primissimi anni, come quella sulla pratica di ricorrere alla chirurgia plastica sui bambini e giovani con sindrome di Down per ridurre i tratti somatici tipici, al fine – si diceva – di consentire di integrarsi meglio, sulla base delle teorie della psicopedagogista Reuven Feuerstein. Un’inchiesta, firmata da Gabriella Meroni, che fu ripresa da molti quotidiani.

O, ancora, di un’altra inchiesta, su un centro medico fiorentino che praticava la fecondazione eterologa – allora non regolata, eravamo nel 1995 – scegliendo da catalogo i tratti somatici del donatore e, si supponeva, del nascituro. Toccò proprio a chi scrive, che allora viveva a Firenze, recarsi nel centro, fingersi un aspirante padre reso sterile da una terapia medica, e verificare la fondatezza di quanto una fonte ci aveva segnalato.

Nella conversazione, Riccardo ripercorre quei fatti e spiega quanto fossero stati trattati in modo appropriato, rispettoso, ma anche giornalisticamente autentico.

La difesa delle associazioni

Nell’episodio si parla anche del ruolo di advocacy che VITA non ha esitato a svolgere in alcune vicende in cui le organizzazioni non profit finivano, strumentalmente, nel mirino della politica. Si ricorda per esempio, una campagna dell’allora Pds bolognese contro Telefono Azzurro, che il giornale trattò con puntualità ma anche con scrupolo, cominciando con un’intervista della compianta Mirella Pennisi a Ernesto Caffo, fondatore della help line dell’infanzia.

Nella conversazione, si ricorda anche di come VITA fu testimone e accompagnò la consapevolezza nella società italiana del ruolo del non profit: L’anno del Non Profit, recitava una copertina di inizio 1996.

Quell’incontro con Vincenzo Manes

Alla domanda di ricordare un episodio, un particolare, che all’epoca gli aveva fatto comprendere che si trattava di un passaggio epocale, Riccardo rievoca l’incontro, nel 1996, con un giovane e geniale protagonista della finanza, appena rientrato dagli Stati Uniti: Vincenzo “Enzo” Manes, che si entusiasmò al progetto di VITA, diventandone azionista.

Un’amicizia che è durata fino alla fine, quella di Riccardo con Manes, oggi imprenditore di successo con la Kme, leader internazionale della metallurgia, di cui è azionista e vicepresidente. Manes che, come è noto, è anche un filantropo che si è impegnato in molte iniziative e che, con la Fondazione Dynamo, ha fatto scuola. Scelte queste ultime, in cui forse influì anche l’incontro fra i due, quasi 30 anni fa.

Ultima tappa di un viaggio nelle origini

Con questo quinto episodio termina il podcast Da quale vita nasce VITA.

Negli episodi precedenti abbiamo raccontato la genesi del giornale, con la fine de Il Coraggio di vivere, il fortunato format televisivo che Riccardo aveva portato su RaiDue, l’attesa delle associazioni che vedevano la possibilità di costruire “un Espresso del sociale”,  i primissimi numeri con la straordinaria copertura della tragica alluvione piemontese di novembre 1994 (con la redazione mobile su un camper noleggiato), e appunto l’idea di un giornale che, aggregando i protagonisti del Terzo settore, conducesse alcune importanti battaglie politiche.

Su questo portale trovate invece l’instant book con gli editoriali più belli di Riccardo di questi 30 anni, un lavoro che si deve al direttore di VITA, Stefano Arduini. Si intitola 30 anni di pensiero sociale: lo si può scaricare gratuitamente, registrandosi.

Cercare su VITA il lascito professionale e morale
di Riccardo

E sempre qui su VITA si trovano davvero tanti, tantissimi articoli e commenti di Riccardo, molti dei quali attualissimi, come quelli sulla Ucraina, che lo ha visto impegnarsi col Movimento europeo di azione non violenta – Mean, portando gli aiuti e la solidarietà agli ucraini durante il conflitto e accogliendo per un anno, in casa, con la moglie Nicoletta, una famiglia ucraina.

Ovviamente questo podcast e il libro sono un niente rispetto alla grande storia umana e professionale di Riccardo, un maestro e un amico per tanti.

Stiamo già pensando a come tenere desta pubblicamente questa memoria, che è ancora in grado di trasmettere valori, pensiero, visioni. Ci saranno certamente i tempi e i modi e ve lo comunicheremo.

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