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Giorgio Gori: «Il servizio civile? Un volano per la coesione sociale»
Il legame sociale, messo a dura prova da tante tensioni, può rinsaldarsi e rinnovarsi grazie a un'esperienza, quella del servizio civile, che in sindaco di Bergamo invita a considerare «un investimento sul loro futuro e su quello della dimensione più propriamente civica nostra società». L'Intervento del primo cittadino orobico sull'appello di Vita
di Marco Dotti
Il legame sociale, messo a dura prova da tante tensioni, può rinsaldarsi e rinnovarsi grazie a un'esperienza, quella del servizio civile, che Giorgio Gori invita a «leggere in prospettiva senza fermarsi allo scandalo di uno Stato che dice no a decine di migliaia di giovani che si vogliono impegnare. Più mi confronto, più guardo la mia città, più ascolto le associazioni più mi convinco che per stringere un patto tra generazioni, educandole alla cittadinanza e all’integrazione, sia necessario e da agevolare, valorizzare. Un investimento sul loro futuro e su quello della dimensione più propriamente civica nostra società».
Visti i tempi, potrebbe essere considerato fuori moda parla di servizio civile…
Invece è un tema cruciale, perché è cruciale per il futuro dei nostri giovani. È importante che i giovani trovino occasione e dedichino tempo a mescolarsi con altri giovani e a fare qualcosa di utile per il Paese. Ho fatto il servizio civile quando durava diciotto mesi ed era ancora alternativo al servizio di leva obbligatorio. Per me e per la mia generazione è stata un’esperienza importantissima. Con altre forme, con altri mezzi rispetto al servizio civile di un tempo, che era principalmente obiezione di coscienza alla leva militare, vedo da sempre di buon grado una mobilitazione obbligatoria di tutti i giovani.
In molti Paesi europei si dibatte di quest’ipotesi, una sorta di leva civica…
Potremmo immaginarci, e dovremmo impegnarci per realizzarla in un futuro non molto lontano, una mobilitazione che comprendesse un momento iniziale in cui i giovani stanno tutti assieme e fanno esperienza dell’altro senza distinzione di classe sociale o di provenienza famigliare, prima di dedicarsi al servizio vero e proprio.
Sarebbe un sano esercizio di frequentazione delle diversità. Un esercizio quanto mai utile oggi che viviamo tutti in bolle più o meno grandi nelle quali frequentiamo gente che la pensa come noi, che veste come noi, che parla come noi.
Questa funzione di “mescolanza”, che storicamente è stata svolta dal servizio militare, ha consentito appunto di mettere nello stesso contenitore e di far condividere la medesima esperienza a giovani di tutte le provenienze e di tutte le latitudini. Un servizio civile che evolvesse in questa direzione avrebbe un grande valore civico. Pensiamo alle seconde generazioni di stranieri: quanto più importante sarebbe, per loro, condividere un’esperienza con ragazzi “autoctoni”? E, viceversa, quanto sarebbe importante per questi ragazzi condividere esperienze ed emozioni con coetanei e coetanee provenienti da famiglie di origine straniera. Per questo, in una prospettiva civica che prevedesse l’obbligatorietà, servirebbe una fase iniziale: un mese un mese e mezzo che permetta di conoscere l’altro, poi ognuno si esprimerà secondo la propria vocazione, spendendosi negli ambiti che più valorizzano questa tensione civile, Terzo settore in primis…
Ovviamente questa prospettiva comporterebbe delle complicazioni di natura organizzativa e dei costi…
Io credo sia un investimento che un Paese moderno deve essere pronto a fare, proprio in una fase in cui la forbice delle disuguaglianze rischia di allargarsi. Inoltre, sarebbe anche bello che il servizio civile prevedesse anche un’opportunità di esperienza all’estero. Di nuovo: per tutti. Lo dico perché quella cosa meravigliosa, di cui parliamo spesso, che si chiama Erasmus è un’occasione offerta solo ad alcuni ragazzi e non a tutti. Succede quindi che quelli che già partono con più fortuna nella vita, possano intraprende un percorso ancor più fortunato accrescendo il proprio patrimonio culturale. Nella prospettiva degli Stati Uniti d’Europa o comunque di un’Europa più solidale più coesa intorno a propri valori il servizio civile dovrebbe comprendere anche questa esperienza di scambio culturale con giovani di altri Paesi.
Il servizio civile così inteso non è solo un’opportunità, ma un dovere…
La parola dovere, in una società che insiste molto sui diritti, non deve farci paura. Dobbiamo insistere sul dovere, come fondamento della nostra convivenza e come pilastro della responsabilità inter e infragenerazione. Una responsabilità che tutti abbiamo nei confronti di tutti…
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