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Giorgio Calcaterra, il campione dello sport puro

Il campione di ultramaratona è stato il testimonial dell'evento “Born to run” – i sistemi per correre bene: dal Benessere alla Maratona” del Centro Sportivo Italiano. «La corsa è un piacere, è socializzante. È libertà»

di Vittorio Sammarco

Quando nelle “normali” maratone si arriva al traguardo, lui ne comincia un’altra di seguito, e quando anche la seconda è finita gli rimangono ancora diversi chilometri da percorrere, di seguito, senza fermarsi. Per un totale di 100 kilometri da finire possibilmente entro le 6 ore e 30 minuti circa. Lo ha fatto nei campionati del mondo, con i colori azzurri dell’Italia, lasciando per tre volte (2008, 2011, 2012) tutti gli avversari dietro di sé. Quest’anno è arrivato “soltanto” terzo, e si prepara già per la prossima (non è stata ancora fissata la data) per il 2016. E non si pensi che sia sul viale del tramonto, perché la stella di Giorgio Calcaterra, romano di Monteverde, 43 anni, vincitore della mitica maratona del Passatore (la Firenze-Faenza) per dieci volte di fila dal 2006, si appresta a brillare ancora. Ha parlato di fatica e di benessere, di sforzo, di coraggio e di lealtà. Di sport puro, soprattutto: «La corsa è un piacere, è socializzante. È libertà. Peccato che certi risultati, anche nella maratona, lascino qualche dubbio che non sempre siano il frutto di sola fatica ed allenamento. Troppo repentini certi miglioramenti”» non ha esitato a dire il campione romano interrogato sui frequenti casi di doping in diversi sport. Lo abbiamo incontrato il 28 novembre a Roma al convegno (teorico-pratico): “Born to run” – i sistemi per correre bene: dal Benessere alla Maratona”, promosso da Alfredo Stecchi , dottore di ricerca in Scienze dell’allenamento, coach di atleti professionisti e di amatori, e dal Centro Sportivo Italiano. Il campione è stato il testimonial perfetto in una giornata di studio in cui (prima di scendere sui prati di Villa Pamphili a praticare quello di cui si è parlato in mattinata) si sono affrontati i temi della corretta educazione ai movimenti, dei sistemi di allenamento per i runners amatori, delle valutazioni e della cultura sportiva nel nostro Paese. Il tutto all’insegna del motto del grande Pietro Mennea: “La fatica non è mai sprecata. Soffri, ma sogni”.

Calcaterra, ci faccia capire come è nata la passione per questa disciplina, di gran lunga meno conosciuta della tradizionale maratona (tarata sulla leggendaria corsa di Filippide da Maratona per annunciare ad Atene la vittoria sui persiani nel 490 a.C), che ha lo scenario olimpico come palcoscenico, ma più del doppio faticosa?
Onestamente: non è che non abbia provato a fare anche quella disciplina o anche altre più brevi (la 10.000 metri mi piace moltissimo), solo che non ho ottenuto gli stessi risultati. Ho cominciato a correre all’età di dieci anni ovviamente con percorsi più corti, poi quando è arrivato il momento di scegliere ho provato con la maratona. Non avrei voluto spingermi oltre, perché correre i 42 chilometri per me era già abbastanza. Poi ho voluto provare la 100 perché molti lo facevano e ho provato la famosa gara del Passatore, la Firenze-Faenza, che attraversa l’Appennino, con più di 2000 partenti. Ho voluto provarla per capire cosa succede, con un po’ di paura, e proprio per questo l’ho preparata con molta attenzione. L’ho vinta alla mia prima occasione, in 6 ore e 47 minuti. Mi hanno poi convocato per i mondiali della 100 kilometri e quindi ho cominciato a farla stabilmente, come una sfida. Difendere i colori della propria nazione è sempre emozionante. E l’ho fatta diverse volte, accorgendomi che non è quella cosa impossibile come pensavo: se fatta con adeguata preparazione, si fa senza troppo fatica.

Ecco, appunto: come si fa a preparare una sfida così impegnativa?
Tutti i giorni con costanza: la mia preparazione dura circa due ore e mezza al giorno. Ogni giorno, nei due mesi che precedono la gara, percorro circa trenta chilometri in un'unica seduta, a una media che mi permette di non faticare molto. E’ un correre rilassato. E poi due settimane prima, faccio un paio di percorsi lunghi di 60 Km. Ritengo importante proprio il carico settimanale. Non è esagerato per me, 210-220 km a settimana.

Come si affrontano i momenti di crisi in una gara così difficile?
Innanzi tutto non è detto che capitino per forza se uno gestisce bene il suo corpo. Purtroppo spesso si fanno degli errori e se capitano in quel momento si usa la testa. Si cerca di capire se si ha bisogno di alimentarsi meglio o di rallentare l’andatura. E quindi si aspetta perché l’esperienza mi ha insegnato che le crisi possono passare. E se ci sono non bisogna mai pensare di fermarsi, ma di regolarsi e di risolverle.

Qui si è anche parlato di benefici psicologici: quali?
Correre aiuta a sentirsi più forti, a potercela fare con le proprie forze, anche nelle cose di tutti i giorni: si capisce che se uno s’impegna ce la può fare, e quindi ti carica.

Si può cominciare a correre a qualsiasi età? Che consigli darebbe a un runner adulto?
Sì, qualsiasi età e buona. La cosa importante è essere molto graduali, dopo aver fatto i normali controlli medici. Cercare di non bruciare le tappe. Troppe volte ho visto persone che hanno cominciato a correre e si sono fatti male o stancati, per i primi dolori che sembrano non andare via. Si può cominciare anche solo con 5 minuti per abituare il nostro corpo.

E consigli per i ragazzi?
Rendersi conto che correre è lo sport che serve alla base di tutti gli altri e ci permette di crescere bene, anche liberi, lontani dalla mentalità di altri sport dove c’è per forza l’obiettivo di sconfiggere l’avversario. Qui la maggior parte delle persone che corrono lo fa per stare bene. Il consiglio: quando si comincia, all’inizio vedete un po’ di fatica, non arrendetevi subito! I benefici si avvertono con il tempo e bisogna superare la prima soglia di fatica.

I prossimi appuntamenti del pluricampione Calcaterra?
Spero di fare il prossimo mondiale se starò bene, ma non è stata ancora fissata la data. Ovviamente farò la corsa del Passatore (a fine maggio), i 100 Km da Firenze a Faenza, l’ho fatta dal 2006 e l’ho sempre vinta. Se dovessi stare bene proverò a vincerla di nuovo.

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