Salute

Giorgia, la (mezza) maratona dopo il tumore

Giorgia Pisano nel 2016, a 34 anni, si è trovata a fare i conti con un tumore al seno. Terminate le cure, spronata dal compagno, aderisce al progetto Pink Ambassador di Fondazione Veronesi: sportive che infondono coraggio ad altre donne, comunicano stili di vita sani e raccolgono fondi per la ricerca. Ecco la sua storia

di Nicla Panciera

«Tagliare il traguardo, insieme alle altre donne in rosa, è ogni volta emozionante. Quel traguardo è l’emblema del nostro impegno e della nostra motivazione, nella corsa e nella vita. Perché essere una Pink Ambassador? Perché bisogna credere in sé stesse e, soprattutto, perché lo dobbiamo alle altre donne, per testimoniare in prima persona che, nonostante un tumore, si possono raggiungere obiettivi prima considerati impensabili». A parlare è Giorgia Pisano, una giovane donna che a 34 anni si è trovata a fare i conti con un tumore al seno, diagnosticato contestualmente a un controllo per un nodulo. La sua voce al telefono è spigliata, sta camminando con due amiche Pink Ambassador mentre ci racconta il suo percorso, la terapia neo-adiuvante, l’intervento chirurgico conservativo, la radioterapia post-operatoria: «Era il 2016, è stato un duro colpo. A quell’età, chi se lo aspetta? Il tumore è sempre quello degli altri. Quando la mia oncologa mi ha detto che era lì per aiutarmi, ho pensato che avrei dovuto fare anch’io la mia parte e metterci tutte le forze che avevo per superare questa fase della vita».

È quando, terminate le cure nel 2017, partecipa alla Pink Parade, la marcia rosa di Fondazione Umberto Veronesi a sostegno della ricerca scientifica che ogni anno invade la città di Milano, che viene a conoscenza del progetto delle Pink Ambassador. L’iniziativa è per tutte le donne che hanno vissuto un’esperienza di tumore al seno, utero o ovaie, desiderose di cimentarsi in una nuova sfida, quella di arrivare a correre una mezza maratona competitiva per sostenere la ricerca, seguite da un coach della Fidal, insieme a consulenza nutrizionale e supporto psicologico.

«È stato il mio compagno a spronarmi affinché mi candidassi per partecipare. Non avevo mai corso, anche a causa di un passato intervento al ginocchio. Poi, da Pink Ambassador, ho corso quattro mezze maratone in un anno: questo dimostra che dopo un tumore si può fare addirittura più di quanto non si facesse prima». Aprile 2019, la mezza maratona di Madrid; dopo sole due settimane, la mezza di riferimento del team di Bologna, quella di Bellaria Igea Marina; settembre, Roma e, febbraio 2020, Barcellona. «La maglietta rosa – dice – dà una carica in più», come recita lo slogan ufficiale Niente ferma il rosa, niente ferma le donne. Inoltre, la ricerca mostra che correre rafforza la convinzione positiva di ciascuno sulle proprie capacità, la cosiddetta percezione di auto-efficacia, che è altrettanto, se non più, importante per la propria motivazione e benessere delle capacità oggettive.

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Giorgia ammette che è stato molto impegnativo, vivendo lei a un’ora di auto da Bologna, dove si svolgevano gli allenamenti e gli incontri, ma anche un’enorme opportunità: «Prepararsi per una mezza maratona è imparare che i risultati si raggiungono con tenacia, poco per volta, allenamento dopo allenamento; è anche condivisione delle esperienze e delle storie, analoghe e allo stesso tempo differenti, delle altre donne del team; è stringere importanti legami di amicizia, come quello nato con Sara Scalcione ed Elisa Bertani: Elisa è la più veloce delle tre ma, alla fine di ogni competizione, scavalca le transenne e torna indietro a raggiungerci per tagliare il traguardo insieme, fin dalla prima in assoluto per noi, quella di Madrid». L’ultimo è stato lo scorso novembre a Ravenna, dove le Pink a correre erano tantissime chi i 10km e chi i 21km.

Le ricerche confermano che l’attività fisica è un’efficace misura di prevenzione, allontana il rischio di recidiva ed è una componente essenziale per il benessere psico-fisico delle pazienti. Il progetto, organizzato per alcuni anni a Milano, si è rapidamente esteso a venti città e oltre settecento donne in rosa, riunite in questa grande rete di sostegno, impegnate nella testimonianza e nella raccolta fondi per la ricerca. Infatti, quella delle Pink Ambassador è anche una storia di solidarietà e fundraising, in cui proprio chi è dovuto ricorrere alle terapie si impegna per dirlo e per sostenere i ricercatori. Due cifre: con il fundraising, le runner hanno raccolto 87.500 € nel 2018 e 138.000€ nel 2022 per la ricerca. Il reclutamento delle nuove Pink Ambassador è già partito a livello nazionale, la speranza è di estendere ulteriormente la rete e le candidature vanno inserite nel sito di Fondazione Veronesi fino al 12 marzo 2023.

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