Famiglia

Gioie e dolori dei piccoli genietti Usa

Negli Usa i genitori iper-competitivi stressano i bambini fin dall'età prescolare, ma non è detto che sia utile

di Redazione

La carriera di un genio si programma appena il pupo muove i primi passi e negli Stati Uniti è nata una catena di istituti privati specializzata nelle ripetizioni scolastiche, che ha 250mila iscritti ed è la sua sezione junior per i bambini in età pre-asilo quella che cresce più velocemente, al ritmo del 30% in più ogni annuo.
Solo a New York ci sono trentasei filiali, e quattordici nuove apriranno quest’anno. Come scrive il quotidiano “La Repubblica”, il programma “minimo”: due sedute settimanali di allenamento alla scrittura e all’aritmetica, a cui va aggiunta almeno mezz’ora al giorno di compiti a casa sotto supervisione di un adulto, familiare o tata diplomata. Molti genitori dopo questo esordio chiedono di piu’. In palio c’è la possibilità che bambine e bambini vincano il concorso d’iscrizione alla Anderson School nell’Upper West Side di Manhattan, o riescano a entrare alla Tag Young Scholars nell’Upper East: due degli istituti che accettano solo piccoli geni.

“90 moltiplicazioni in sei minuti” è un buon parametro per misurare quel che un bambino deve essere in grado di fare prima di aver compiuto il sesto anno, l’età teorica dove ha inizio la scuola dell’obbligo. Aspettare i sei anni a trastullarsi con i giochi, sarebbe una follia. Né bastano le soluzioni tradizionali come ingaggiare una ragazza alla pari che insegni una lingua straniera ai figli appena svezzati.

Genitori iper-competitivi, in massa si precipitano a iscrivere i figli alle prove di ammissione per i Gifted Programs (programmi per bambini superdotati). Ma ci sono numerosi psicologi che sono contrari a tutto questo: considerano questi sforzi del tutto inutili, anzi potrebbero anche provocare danni.
La psicologa Kathy Hirsh-Pasek ha scritto un saggio per smontare quella che considera una vera e propria follia e, continua “La Repubblica”, afferma che «imporre ai bambini degli sforzi così ripetitivi, per cominciare a memorizzare le tabelline a due anni non è una garanzia che in futuro siano i migliori. Il loro coetaneo che ha passato la prima infanzia a trastullarsi con la sabbia nei giardini può avere più fantasia, più creatività, più talento nella comunicazione e nella cooperazione sociale con i suoi simili. Probabilmente sarà lui, il bambino che gioca con la sabbia, l’inventore del futuro i-Pad. Quegli altri, che per colpa dei genitori stanno memorizzando cifre a tutto spiano, saranno comunque spiazzati da tanti bambini cinesi e indiani che si sforzano ancora di più».

Nessuno nega che l’istruzione sia la chiave per il futuro dei nostri figli e nipoti, conclude la Hirsh-Pasek, «ma si tende a sottovalutare quanto sia profondo l’apprendimento che avviene quando i bambini vengono lasciati a giocare in santa pace».


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