Non profit
Gioco online: è davvero crisi?
Tra il 2012 e il 2013 - secondo una ricerca dell'Osservatorio del Politecnico di Milano - gli italiani hanno speso sulle piattaforme del gioco online 725 milioni di euro. Lo Stato ne ha incassati 165, vedendo diminuire le entrate del 9%. C'è chi parla di crisi, ma è solo un punto di vista. Il mercato delle slot machines online e degli altri casino games è infatti cresciuto del 63% in un solo anno.
di Marco Dotti
C'è anche chi, commentando dati e grafici presentati oggi dall'Osservatorio del Politecnico di Milano, ha parlato di crisi. Nel complesso, nel 2013 il gioco online ha conosciuto una leggera flessione dopo anni di crescita, segno che il mercato si è stabilizzato e, a dispetto di molti altri, non è soggetto a oscillazioni drastiche. Sul mercato dell'azzardo (gambling) online che gli operatori chiamano gaming o, addirittura, enterteinment operano oggi 121 concessionari, meno della metà dei 274 attivi nel 2011.
Tra il 2012 e il 2013, gli italiani hanno speso sulle piattaforme legali del gambling 725 milioni di euro, 24 in meno rispetto al 2012. Poco, troppo poco per parlare di crisi. Le cose vanno peggio per l'Erario che, a fronte di questa flessione, ha visto diminuire le entrate del 9%, incassando 165 milioni contro i 182 dell'esercizio fiscale precedente.
Il responsabile del “gioco a distanza” dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Francesco Rodano, nel suo intervento al convegno ha ribadito che «il mercato dell'online sta vivendo un periodo di declino, come evidenzia l'uscita di molti operatori dal mercato e come pure è evidente dai dati relativi alla raccolta erariale anche se è sempre opportuno tenebre a mente il reale peso specifico di questo segmento del gioco pubblico, con le entrate dovute al gioco online che rappresentano un millesimo rispetto a quelle dell'intero mercato». Per Rodano «occorre però riflettere anche su altri dati, come quello dell'invecchiamento dei giocatori – con la diminuzione della fascia dei 18-25 anni e la crescita di quella over 55 – ma anche e soprattutto della scarsa innovatività degli operatori del segmento online – basti pensare che il 45% di essi non ha una app dedicata per tablet e smartphone mentre conosciamo la diffusione di questi dispositivi che è assai capillare». Considerazioni che sembrano in parte confermano, in parte stridono con il sentire comune e con il dato immediato. E persino con le rilevazioni della Nielsen, società specializzata nel settore, che indica sì come il 62% degli italiani abbia oggi uno smartphone, soprattutto nella fascia di età tra 35 e 64 anni, ma che tra le applicazioni più usate dai nostri connazionali il 52% sono di giochi. Poco importa che queste app siano spesso legate a giochi senza vincite in denaro, importa invece che costituiscano un ponte, un perno, un traino, insomma una via d'accesso privilegiata alla dimensione della "ludizzazione" (termine brutto, ma efficace) dell'esperienza.
Leggendo nel dettagli i dati presentati l'8 aprile scorso dall'Osservatorio del Politecnico di Milano, nel corso del convegno Il gioco online in Italia: tra maturità e innovazione, si capisce comunque che smartphone e tablet rappresentano lo strumento verso cui sempre più si orienteranno le strategie di business delle aziende, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti casinò games e le scommesse. Proprio in questi ambiti, infatti, si registrano le principali "performance" del comparto: le scommesse sportive sono cresciute del 15%, arrivando a 192 milioni di euro, mentre le slot machines online, legali dal 2011 grazie all'allora governo presieduto da Mario Monti, hanno favorito l'accelerazione dei casinò games che, incassando 239 milioni di euro, hanno fatto registare un incremento del 63% rispetto al 2012. In totale le slot machine online hanno fruttato un giro d'affari di 120 milioni di euro. Poker (-35% quello cash e -39% quello a tornero) e Bingo (-16%) sembrano invece in fase calante, anche se dal poker arrivano comunque 121 milioni di euro.
Va ricordato che la ricerca del Politecnico è stata promossa con la collaborazione di Sogei, la società partecipata al 100% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, partner tecnologico dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che ha in carico il controllo della rete, controllo sulla cui efficacia non poche nubi si sono addensate in queste settimane.
Fondata nel 1976, passata da Telecom al MEF nel 2002, Sogei tiene l'anagrafe tributaria, monitora la spesa sanitaria, realizza i software per l'Agenzia delle Entrate, delle Dogane, del Demanio e del Territorio, è la madrina dei codici fiscali e delle tessere sanitarie di tutti gli italiani e, soprattutto, gestisce il sistema e le informazioni per conto dell'ex AAMS, ora incorporata nell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Durante il convegno, la responsabile di Sogei, Daniela Pompei ha confermato che «l’unica cosa che sta crescendo nell’online è il numero delle piattaforme autorizzate dall'Agenzia e dei giochi. Crescono nel 2012 e continuano a crescere nel 2013, grazie soprattutto alle videoslot». Gli americani lo chiamano "effetto deforestazione". Ovunque sia presente presente in forma fisica o virtuale una slot, questa si divora tutto il resto.
«Va di moda dire – affermava alcuni anni fa Bo Bernhard, direttore dell'International Gaming Institute di Las Vegas – che il gioco d'azzardo sta conquistando il mondo. In realtà, specificava Bernhard, è il gioco d'azzardo con le macchinette che lo sta conquistando. Ora sappiamo che non si limitano più allo spazio fisico ma, al pari degli algoritmi del trading automatizzato (come notava anche il Guardian), si stanno prendendo anche una buona fetta del mondo 2.0.
@oilforbook
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