Gioca responsabile, mentre la realtà esplode

di Marco Dotti

Proprio nella giornata in cui GTech (già Lottomatica) e Sisal presentano ai mezzi di informazione la campagna “Gioca Responsabile”, l’informazione esplode. Esplode per eccesso di realtà. Evidentemente non è abituata a tanto. 

Nel comunicato stampa di Gtech e Sisal si legge che il progetto  “GiocaResponsabile” è  “l’evoluzione del servizio di helpline gestito e coordinato in collaborazione con FeDerSerD”. FeDerSerD, per chi non lo sapesse, è la Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi e delle dipendenze  (che però rappresenta solo una parte degli operatori del settore) e, per uno strano paradosso nordcoreano ha avuto e tuttora ha  come Presidente Onorario, Rita Levi Montalcini  (vedi → QUI).

Che l’informazione stia scappando di mano, mostrando come  i colossi finanziari del gambling abbiano piedi d’argilla lo rivelano anche le dichiarazioni di Maurizio Fea, psichiatra e responsabile per FeDerSerD del progetto sul “gioco responsabile”. Con più informazione, ha dichiarato Fea, aumentano le richieste d’aiuto relative al gioco problematico e la prima fonte di informazione è l’ambiente di gioco che sostituisce l’ambulatorio medico (cito dall’Adnkronos → QUI).

Ma c’è qualcosa che non torna, anzi inquieta nelle parole di Fea. Come è possibile che la prima fonte di informazione (sottinteso: critica) sul gioco sia l’ambiente di gioco? Strano paradosso,su cui torneremo in un altro post. Qui e ora c’è invece da chiedersi se Fea sia mai davvero entrato – con tutto il rispetto professionale, qui è questione pratica – senza l’abito dello psichiatra in una sala scommesse o in una sala gioco. Fea sembra sottintendere che: vista l’informazione fatta → dal progetto che coordina e viene sponsorizzato dagli operatori del gioco → più gente si presenta a chiedere aiuto → nei servizi delle federazione di cui il progetto che coordina è parte. Logicamente mi pare un’affermazione un po’ azzardata. Molto grave, invece, da parte di un clinico l’affermazione che l’ambiente di gioco abbia oramai sostituito l’ambulatorio medico

Ma la realtà, che da anni diserta i convegni e le adunanze, ora comincia a disertare anche le parole di circostanza. Siamo chiari e precisi: se è solo questione di farsi finanziare un progetto, non ci sono problemi. Ma qui è di altro che stiamo parlando: di vite buttate al macero, di famiglie distrutte, di violenza, soprusi su bambini e donne, che sono  diretta o indiretta conseguenza dell’azzardo di massa e della pseudocultura che lo circonda, proprio in quegli “ambienti di gioco” che dovrebbero fare “massa critica” contro un problema da loro stessi creato. Certi colossi d’argilla dovrebbero svegliarsi: non di clinica o di più clinica abbiamo bisogno. Ma di fermare un dispositivo che sta creando solo miseria e rovina (mi riferisco allo specifico di slot machine e videolottery).

La  realtà è un uccello, cantava Giorgio Gaber. Vola, si immerge e riaffiora e appare come le pare e quando le pare. E prima o poi presenta il conto. 

Ieri, per la cronaca, mentre a Roma si presentava il progetto “GiocaResponsabile”, su giornali, telegiornali e blog apparivano notizie che di quella realtà sono una spia forse approssimativa, ma per difetto. Eccone una breve e non esaustiva rassegna limitata alle 24 ore precedenti e alle 12 seguenti l’incontro di presentazioen di “GiocaResponsabile”:

 

Sulmona: “Prende a bastonate il portone di casa del fratello che non voleva dargli i soldi per le slot” → QUI

Milano: “Schiacciava la testa della compagna per violentarla e rubarle i soldi che giocava d’azzardo” → QUI

Lombardia: “Un’agenzia di scommesse su cinque è illegale” QUI

Padova: “Perde cinquemila euro alle slot e distrugge le macchinette” → QUI

Potenza, Roma e Umbria: “Sequestrati otto milioni di euro alle bische delle scommesse” → QUI

Ancona: “Trovata bisca per ‘giocatori in disgrazia” → QUI

Treviso: “Imprenditore malato di slot machine manda in rovina l’azienda”  → QUI

 

E noi dovremmo credere alla favola che “l’informazione si fa nelle sale gioco”, proprio mentre proprio i più accreditati studi clinici confermano (→ QUI) che il combinato sonoro delle slot machine è progettato proprio per creare dipendenza? Non sarebbe più semplice togliere i suoni, tanto per cominciare? Costerebbe meno anche ai grandi colossi dell’azzardo (tanto per dire).

L’infomazione si fa per strada, tra la gente. Con la gente, ma a bocce ferme. Perché il problema è grande, è di tutti e se ne verremo travolti – come cittadini e come comunità – non si salverà nessuno, nemmeno i colossi dai piedi d’argilla. 

PS: una piccola annotazione finale. Ma come si fa a mettere nella home page del sito GiocaResponsabile la fotografia di due pinguini? Nessuno nota un’anomalia? Questa è una tragedia, signori miei, non una farsa… La dissociazione dalla realtà colpisce tutti, ahinoi, non solo pinguini e giocatori…

 

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