Il giorno prima della gita scolastica, Roberto ha vinto i campionati nazionali juniores di canottaggio. L’indomani il ritrovo è davanti alla scuola alle 5,30: partenza alla volta di Parigi. Mentre i compagni di classe facevano baccano, Roberto si è abbandonato a un lungo sonno, per svegliarsi verso sera in terra francese.
Il giorno successivo, a colazione, Roberto indossava una t-shirt con la scritta Canottieri Milano. Il suo fisico, scolpito dagli allenamenti, ha richiamato l’attenzione di Ginevra, studentessa di 2F in gita con la 3H di Roberto, che giratasi verso Veronica dice: «È un mio obiettivo», prenotando la prima mossa per dare scacco al re.
La sera, dopo cena, si restava a tavola con gli studenti, che facevano battute sagaci su questo o quel compagno, poi l’inevitabile imitazione degli insegnanti con i loro tic, le ossessioni, le nevrosi. La professoressa di greco, che con me accompagnava le classi in gita, sosteneva che era l’unico modo per tenerli impegnati ed evitare che facessero baccano. Ginevra, intanto, tentava manovre di aggancio verso Roberto. Già la seconda sera entrambi si erano eclissati.
La quarta sera, però, la professoressa di greco appena finita la cena, ha adagiato le posate sul piatto e ha detto: «Prendiamo un caffè». Ho capito che voleva dirmi qualcosa di importante: Roberto e Ginevra erano innamorati persi. «Quella è una scafata, lo scaricherà appena finisce la gita», dice a protezione del suo Roberto, il più bravo della classe e pure campione.
Ho obiettato che non c’era nulla di male, alla loro età tutti ci siamo presi delle cotte. Poi si avvicina e sussurra che entrambi sono già fidanzati, lui con una ragazza di Varese e lei con il figlio dell’allenatore di pallavolo della squadra in cui gioca, prima in classifica nel torneo Csi. La professoressa di greco, che più volte ha detto essere io la sua “spalla pedagogica”, pone con ansia l’interrogativo: che facciamo? Non ho dubbi: gli insegnanti.
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