Non profit
Giappone, paura e sacrificio
Lotta contro il tempo per raffreddare il reattore nucleare
Cresce l’allarme per una Apocalisse atomica a Fukushima, anche se il Giappone sta dimostrando una incredibile capacità di sacrificio e di reazione. Il disastro del terremoto e dello tsunami sembra passato in secondo piano di fronte ai timori per le conseguenze del danneggiamento delle centrali nucleari. E i giornali seguono con attenzione anche il dibattito sul futuro dell’energia.
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“La lotta disperata dei volontari”: sceglie questo tema, con un titolo a tutta pagina, il CORRIERE DELLA SERA, esaltando lo sforzo per fermare i reattori in avaria. E’ Giusi Fasano a raccontare “Quei 50 impiegati pronti al sacrificio”, mentre, sempre in prima, partono le cronache di altri due inviati. Marco Del Corona: “Nel villaggio degli sfollati con l’incubo radioattivo”, e Lorenzo Salvia: “Le lunghe file a Tokyo per fuggire in treno”. L’editoriale, invece, è di Angelo Panebianco: “La paura e la ragione”. Un commento chiaramente a favore della prosecuzione dei progetti per il nucleare, dopo un riconoscimento della legittimità della riflessione di questi giorni. Infatti questo è il suo pensiero conclusivo: “Discutere i pro e i contro dell’atomo va benissimo. Ciò che non va è l’irrazionalità di chi, pretendendo l’impossibile, ossia eliminare il rischio, rinuncia semplicemente a vivere”. E Massimo Franco, nella sua nota a pagina 9, parla di “Sindrome giapponese sulle amministrative e sulle scelte nucleari”. Si delineano gli schieramenti politici, descritti sempre a pagina 9 da Lorenzo Fuccaro: “Centrali, il governo insiste «Indietro non si torna»” mentre affiorano dubbi nella Lega, il Pd si schiera a favore del referendum, Casini invita a non seguire la demagogia. Intanto la catastrofe colpisce la finanza mondiale: “La grande tensione spaventa anche le Borse”, a pagina 11. Infine sul CORRIERE due pagine per ospitare due opinioni forti, una a favore, una contro il nucleare. A favore lo scienziato Edoardo Boncinelli: “L’alternativa inesistente”. Ecco come sintetizza il suo parere: “Alla base della mia posizione a favore del nucleare ci sono due considerazioni elementari: al nucleare non ci sono vere alternative e le nazioni più sviluppate e civili ce lo hanno e lo usano da anni”. L’opinione contraria è di Adriano Celentano: “La trappola radioattiva”. Che se la prende soprattutto con Casini e Berlusconi: “La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato”.
LA REPUBBLICA apre con “Incubo nucleare, fuga da Tokyo”. Ieri una nuova violenta scossa ha rimesso in allarme i cittadini giapponesi, mentre proseguono i tentativi per evitare la catastrofe all’impianto di Fukushima. È una corsa contro il tempo spiega Daniele Mastrogiacomo che cita il commissario europeo all’energia, Oettinger: «a Fukushima la situazione è ormai completamente fuori controllo». Parole terribili che purtroppo trovano conferma nella realtà: alle sette del mattino (stanotte) un nuovo incendio al reattore 4 fa decidere di estendere la sicurezza a un raggio di 30 chilometri. Ormai alla centrale ci sono solo 50 uomini dei 750 tecnici. Per raffreddare gli impianti e scongiurare il pericolo fusione, si pensa di ricorrere agli elicotteri. Cresce però il disagio dei cittadini: “In fuga da Tokyo e dalla nube, assalto ai negozi, scaffali vuoti”. Non è solo il panico a spingere ad acquisti compulsivi. Cresce anche il sospetto: «non ci danno informazioni o ce ne danno troppe. Sono io a non trovare sul sito del governo indicazioni sulla situazione?». «La maggior parte degli arrembaggi ai negozi», annota Raimondo Buldrini, «si è verificata proprio nelle zone destinate a restare al buio da ieri a tempo indeterminato». Intanto “La Borsa crolla e spaventa l’Europa”. «Per l’economia è già l’apocalisse. Non era quasi mai successo, per esempio, che un governo annunciasse un intervento diretto sui mercati acquistando titoli», commenta Angelo Aquaro: ma i 202 miliardi di dollari che la banca del Giappone ha puntato sul banco in due giorni hanno sortito un effetto opposto a quello sperato. Non solo reazioni economiche: anche la politica è scossa dalla tragedia giapponese. «Il governo: sul nucleare avanti tutta ma i sondaggi preoccupano il premier”. Ieri ben sei ministri sono intervenuti sulla linea del ministro Romani («inammissibile» tornare indietro) poi in serata Palazzo Chigi ha sfumato l’ardore filonucleare. «Un giro di boa» per ora limitato ai modi della comunicazione politica reso necessario anche dalle posizioni degli altri paesi europei. Mentre la Merkel ha ordinato l’alt per 7 centrali nucleari e più rigidi controlli, Sacconi diceva: «guai a noi se di fronte a eventi straordinari ci fermassimo» (ma se non ci fanno riflettere nemmeno gli eventi eccezionali…). Diverso il parere dei governatori, molti dei quali – indipendentemente dall’appartenenza partitica – si stanno schierando contro l’atomo: anche chi spalleggiava l’esecutivo (che il prossimo anno prevede di avviare i lavoro per la prima delle 13 nuove centrali) ora fa retromarcia. Zaia ad esempio dice: «fino a quando ci sarò io è e sarà sempre no all’ipotesi di ospitare una centrale nucleare». Formigoni avverte: «siamo autosufficienti nella produzione di energia e di questo bisognerà tenere conto quando si penserà alle nuove localizzazioni». Cota sofisticheggia: «Dire no al nucleare sarebbe ipocrita con le centrali francesi al confine, ma in Piemonte non ci sono le caratteristiche adatte per un nuovo impianto». Infine un commento di Barbara Spinelli: “Il dovere della paura”. Fare come se nulla fosse: pare la parola d’ordine dei governi francese e italiano. Forse non si deve usare la parola apocalisse che rinvia alla fine del mondo, annota Spinelli, ma «eventi simili sono la fine di un mondo: di certezze, di assiomi cocciutamente coltivati». Da leggere insieme all’inchiesta di R2: “Cosa succede senza il nucleare”: nel 2030 sole e vento produrranno elettricità pari a quella fornita dall’atomo, ma i costi degli impianti non saranno a buon mercato.
IL GIORNALE mette in evidenza la data del 12 giugno quando in Italia si voterà il referendum relativo alla energia nucleare. In un’intervista Marco Ricotti, docente del Politecnico di Milano dice: «Troppa emotività sull’atomo. La scienza non cambia idea. La nostra cultura ha voluto dare alla parola nucleare un significato spaventoso. La paura non è razionale. Per la scienza non è cambiato nulla dopo la vicenda dello tsunami». Passando ai fatti giapponesi Ricotti parla di disastro solo nel caso che il nocciolo del reattore della centrale di Fukushima esploda. Anche se sorvola quando gli viene chiesto di quantificare l’entità del danno. Per Ricotti «non si può parlare di Chernobyl. In quel caso il recipiente del nocciolo era stato scoperchiato».
“Fuori controllo” è il titolo di prima pagina de IL MANIFESTO, accompagnata dall’immagine da day after di due soccorritori in tuta sterile. Il sommario scandisce l’escalation della giornata di ieri: “Il Giappone verso una nuova Chernobyl. Paura atomica per un’altra esplosione nella centrale di Fukushima e un incendio a un reattore. Salgono le radiazioni anche a Tokyo, crolla la Borsa”. E chiude con la dichiarazione del commissario Ue Oettinger, prima autorità ufficiale a dichiarare la tragedia: “È l’apocalisse, situazione fuori controllo”. Oltre alla cronaca degli eventi di ieri nella terra del Sol Levante (mentre continua la ricerca e il conteggio delle vittime dello tsunami, il paese comincia, con terrore, ad affrontare la minaccia della nube radioattiva), Il MANIFESTO dedica attenzione alle ricadute economiche e finanziarie che il disastro comincia ad avere sul Giappone: dopo l’apertura al ribasso di lunedì, ieri “il Nikkei precipita e trascina con sé le borse mondiali” (con un -10,5% per l’indice nipponico è la terza caduta più grave di tutti i tempi). “Secondo i primi calcoli il Pil potrebbe diminuire nei prossimi 3-6 mesi di circa il 3%, mentre sono ancora da quantificare i costi della ricostruzione”. Ovviamente il disastro della centrale di Fukushima scalda il dibattito sul nucleare in Italia. Il Manifesto ci dedica l’editoriale a firma Gianni Mattioli e Massimo Scalia (“La cricca dell’atomo”), che attacca frontalmente i nuclearisti italiani che continuano a ripetere che le tecnologie che verranno impiegate nelle centrali previste per il nostro paese non presentano problemi di sicurezza. “Si possono migliorare i dispositivi, renderli ridondanti, ma questo, se riduce la probabilità di un incidente del tipo sin qui noto, non cambia il fatto che l’incidente resta possibile, con i suoi effetti enormi di sofferenze e di paure”. Il Giappone, insomma, fa crollare tutte le certezze. Tranne quelle del ministro Paolo Romani che ieri a Bruxelles, alla Conferenza di alto livello sulla sicurezza nucleare in cui il commissario Oettinger ha parlato di Apocalisse, conferma che l’Italia sull’atomo è intenzionata ad andare avanti, senza guardarsi indietro. Un articolo a pag. 5 (occhiello: Democrack) evidenzia le perplessità di parte del Pd sul referendum nucleare di giugno. Secondo Realacci (ma è anche il pensiero del dalemiano Latorre), “il quorum è difficile, e il referendum rischia di essere un boomerang”.
“Nucleare, l’Italia non ha fretta” è il titolo dell’articolo di Michele Arnese (pagina 4) con cui ITALIA OGGI affronta la crisi nipponica e le sue ricadute nostrane. «C’è chi teme e chi, invece, auspica un ripensamento sulla scelta italiana di puntare sul ritorno al nucleare civile come forma di indipendenza energetica. Il maremoto giapponese, che ha messo a rischio le centrali atomiche nipponiche, sta innescando nel nostro paese un dibattito che ripropone un interrogativo: va mantenuta o no la promessa del governo di centrodestra, che all’inizio della legislatura ha detto che per l’Italia è indispensabile sviluppare anche l’energia nucleare?». C’è da sottolineare che «In verità, nonostante l’annuncio governativo, secondo il quale entro la fine della legislatura sarà costruito il primo dei quattro impianti per l’atomo civile, la strada nucleare è stata soltanto imboccata e ancor poco percorsa». Lo spiega al quotidiano Carlo Stagnaro, direttore studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, uno dei massimi esperti italiani di economia energetica: «La definizione del quadro normativo è in grave ritardo. In più non è ancora chiaro quale sia realmente il progetto del governo e quale significato abbiano i target più volte dichiarati. L’Agenzia di sicurezza non si è ancora di fatto insediata e, quindi, l’approvazione delle norme tecniche è in alto mare». Il che significa che «In queste condizioni si andrà a un referendum che avrà il massimo di caratura ideologica e che potrebbe determinare la fine di questa parentesi nucleare. “Gli ultimi interventi dell’esecutivo sul settore”, aggiunge Stagnaro, “pur non riferiti specificamente al nucleare, hanno creato forte incertezza e trasmesso ai mercati la sensazione di una scarsa attenzione per la stabilità delle norme, con l’effetto di ridurre le prospettive del nucleare”». Un box più in basso firmato da Alessandra Nucci titola “Di fronte a un disastro l’Onu fa solo disastri”. «In un comunicato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha promesso che «l’Onu farà tutto il possibile per mobilitare qualsiasi assistenza umanitaria occorra al Giappone». Sicuramente Ban è armato delle migliori intenzioni. Però è bene ricordare che la storia degli aiuti Onu alle popolazioni disastrate è in sé piuttosto disastrosa». La giornalista ricorda prima lo tsunami del Sud-est asiatico: la gente moriva il 26 dicembre 2004, ma il primo emissario dell’Onu si mise in viaggio il 2 gennaio 2005. E poi «l’anno scorso la buro-storia si è ripetuta con gli aiuti ad Haiti, che includevano i costi del contingente delle forze di pace Onu, noto come Minustah: nel 2010 superarono i 600 milioni e quest’anno si prevedono in altri circa 700 milioni. Particolare sconcerto suscitarono le due navi da crociera, di cui una proprietà di un’azienda legata a Hugo Chavez, noleggiate al costo di 112 mila dollari al giorno. Per cosa? Prevalentemente per dare alloggio ai dipendenti dell’Onu mentre i volontari di tutte le nazionalità se la cavavano sotto tende e alloggi di fortuna». «Forse, allora,» chiude la giornalista «almeno per questa volta, le Nazioni Unite potrebbero tenere alla larga le sue burocrazie e la pretesa che tutto sia filtrato attraverso i canali salvifici delle sue agenzie». In “Mercati&Finanza” apre “Il nucleare affossa tutte le borse”. «Si aggrava la situazione nella centrale giapponese di Fukushima, il governo nipponico incomincia a parare apertamente di contaminazione e le borse precipitano». Quella giapponese in fatti perde il 10% mentre «a seguire, le europee sono arrivate a perdere anche il 5%».
AVVENIRE apre con il titolo “Giappone, terrore nucleare”. Mentre il bilancio del sisma è aggiornato a 11mila tra morti e dispersi cresce il pericolo di contaminazione per le radiazioni diffuse da Fukushima. Da pagina 3 a 9 i servizi che cominciano con un reportage da Tokyo dove si cerca di sopravvivere nonostante i tagli all’energia e ai mezzi pubblici e la chiusura di scuole e aziende. «I giapponesi stanno perdendo sicurezza, forse anche fiducia», scrive l’inviato Stefano Vecchia. «Gli esperti in tv assicurano che non il vento radioattivo non è pericoloso per la salute. Ma intanto il legame tra il Paese e la sua leadership si va allentando». La paura cresce in tutto il mondo: l’Unione Europea ha annunciato test di resistenza in tutte le centrali e piani di sicurezza in caso di terremoto per i 165 impianti nucleari operativi in Europa, La Germania spegnerà per tre mesi tutte le centrali messe in servizio prima del 1980, la Francia lancia un piano per controllare la funzionalità della sua tecnologia. Infine in Russia, che ha già progettato 40 nuove strutture da realizzare nei prossimi 20 anni, Putin ordina “controlli a tappeto” nei siti nucleari. Un articolo informa invece che “La paura non frena il nucleare asiatico”: la Cina costruirà 60 siti entro dieci anni e l’India punta a raddoppiare nel giro di due decenni. Sul fronte dei soccorsi AVVENIRE a pagina 7 scrive che «la Chiesa è in prima linea a Sendai: da oggi è attiva la task force della Caritas giapponese per raccogliere informazioni, in modo da coordinare gli aiuti». Dall’Italia è partito anche il team della Protezione Civile. La pagina 8 è dedicata al “dilemma energia” in Italia e alla posizione del governo che sul nucleare “rassicura e tira dritto”. Secondo il ministro Paolo Romani è «inimmaginabile tornare indietro», mentre il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo sostiene che l’esecutivo «non è né cieco né sordo» e il collega della Salute Fazio dice che «c’è grande attenzione a quanto sta avvenendo». Ma le Regioni dicono no e sale lo scontro tra maggioranza e opposizione sul programma atomico. Seguono le interviste all’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti ( che conferma i programmi nucleari dell’azienda dicendo no a scelte “emotive” perché rinunciare sarebbe “un danno enorme”) e all’ex ministro dell’industria del governo Dini Alberto Clò (che invita l’Europa a non essere “ondivaga”).
“Fuga dall’incubo atomico”. LA STAMPA apre naturalmente con l’emergenza in Giappone, sempre dalla doppia prospettiva del Paese del Sol Levante e degli Usa. “Fukushima in tilt. Esplode anche il quarto reattore” titola l’apertura a pagina 2 accompagnata da un reportage da Osaka dell’inviato Giovannini che si è mischiato con la gente che sta scappando da Tokyo sul treno ad alta velocità. Dall’altro lato dell’oceano, la Casa Bianca ha mobilitato la “Nuclear regulatory Commission”, scrive il corrispondente da New York Molinari: è la stessa task force istituita dopo l’11 settembre 2001 per proteggere gli Usa dalla minaccia di una eventuale bomba sporca di Al Qaeda. Undici specialisti di questa squadra speciale sono stati inviati in Giappone, e negli Usa «un avveniristica sala operazioni nel Maryland e migliaia di sensori in Nordamerica» sono allertate per scongiurare rischi per la popolazione civile e per aiutare il Giappone a evitare il peggio. In un editoriale in prima pagina Lucia Annunziata scrive che «è probabile che nel prossimo futuro ci volteremo indietro e guarderemo a questi mesi come alla fine complessiva di una intera epoca energetica». A pagina 7 LA STAMPA intervista il guru statunitense dell’Energy resource group, Richard Norgaard, il quale dice che realisticamente oggi non è possibile rinunciare al nucleare, ma prevede «per i prossimi 10 o 15 anni una riduzione della produzioni da fonti nucleari, il cui livello in Europa rischia di non essere sostenibile in termini di sicurezza, anche perché alcuni impianti, specie in certi Paesi, sono obsoleti». L’intervistatore chiede se non c’è il rischio allora di aumentare la dipendenza dal petrolio: «Il rischio esiste ma con la realizzazione di strutture adeguate per lo sfruttamento di fonti alternative si tratterebbe di un rischio transitorio. E tra 40 anni si potrebbe centrare l’obiettivo del nucleare sicuro». Si deve però mettere fine alla «corsa» e i consumi energetici devono essere più sostenibili, in questo Norgaard indica come modello sulla via migliore l’Europa, alla quale Usa e Giappone dovrebbero guardare.
E inoltre sui giornali di oggi:
IMMIGRAZIONE
AVVENIRE – Pubblica alle pagine 12 e 13 le storie di immigrati integrati che festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia: «Arrivano dal Marocco, dal Pakistan, dall’Ucraina. Un’esistenza spesso difficile nei primi tempi. Ma la paziente opera di conoscenza e scoperta della cultura locale ha aiutato questi migranti a superare le abituali barriere, a entrare nel mondo del lavoro, a formare famiglie, a sentirsi cittadini di un nuovo Paese». Quattro storie di persone che ce l’hanno fatta e adesso si sentono perfettamente inseriti.
NORD AFRICA
LA STAMPA – “In fuga dalla Tunisia. La mia odissea di 22 ore su una barca di 10 metri”. LA STAMPA oggi pubblica un toccante reportage di Domenico Quirico, che si è infiltrato tra i profughi in Tunisia salendo su un’imbarcazione che poi ha raggiunto Lampedusa. In vista del porto la barca è colata a picco e le persone sono state salvate dal guardacoste: «Non è il rischio di morire e l’essere scampato che mi ha affratellato a questi 112 esseri umani, che ha assorbito come una spugna i miei pregiudizi su di loro» scrive Quirico, «è il viaggio stesso, la visione per 22 ore della sofferenza a cui si sottopongono, che pagano. Non è una grande cosa, la mia evoluzione, in fondo, il vero miracolo sarebbe di compierla, questa sacrosanta pulizia dei pregiudizi, senza dover rischiare la vita per accorgersene».
TRECCANI GRATIS
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 20: “Svolta della Treccani: tutta in Rete e gratis”. Presentata da Franco Tatò e Giuliano Amato l’edizione on line dell’enciclopedia italiana. “Non un semplice restyling del vecchio portale ma una vera e propria rifondazione con uno storico e coraggioso passaggio dell’Enciclopedia Italiana in rete e gratuita: 150.000 lemmi, 127.000 voci del vocabolario, 25.000 biografie contenute nel dizionario biografico degli italiani, monumentale opera che impegna da anni l’Istituto e a lungo ancora la impegnerà. Tutto liberamente consultabile.
FAMIGLIA
AVVENIRE – A pagina 20 parla dell’altolà di Giovanardi che dice: «Troppi tagli ai fondi del dipartimento. Così non vado avanti». Secondo Giovanardi coi soli 20 milioni di euro che rimangono in cassa non si potranno fronteggaire le spese obbligatorie, come quelle delle adozioni. «In tre anni siamo passati da 300 milioni di euro a 25». Per il Forum delle famiglie è un segnale allarmante: «Se siamo davvero una priorità per il Governo – dice – lo si affermi anche nei fatti approvando il Fattore Famiglia».
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