Cultura

Giacomo Contri, lo psicoanalista che mi insegnò l’economia

Non c’è nessuna persona, più precisamente, nessun pensiero che io abbia incontrato, in vita mia, che mi abbia cambiato così radicalmente come quello di Giacomo Contri. Lui aveva un’idea molto chiara di economia, che a me, semplice economista di periferia, (sommerso da un certo catto-comunismo soffocante), appariva rivoluzionaria: per l’uomo l’assenza di profitto, non ha esistenza morale.

di Valerio Melandri

Sono ancora nel pieno della elaborazione del mio personalissimo lutto, perciò non ho tante parole. Ma posso dire, che non c’è nessuna persona, più precisamente, nessun pensiero che io abbia incontrato, in vita mia, che mi abbia cambiato così radicalmente come quello di Giacomo Contri. E sebbene, penso di averlo capito e compreso, solo in piccolissima parte, non ho dubbi a fare questa affermazione.

Terminati gli studi e il lavoro negli Stati Uniti, (1992-95), mi ritrovai immerso in un periodo complicato . Stavo entrando in Università con poche certezze di carriera, e anche con poca spinta (mi era stato detto, e troppe volte ripetuto, che era impossibile entrare in università senza un “padrino-barone”, e io non l’avevo, avendo studiato all’estero). Così come anche mi sembrava tutto complicato, a tratti irrisolvibile, il rapporto con gli altri: “Gli altri che farne” per parafrasare un libro di Furio Colombo allora in voga.
La mia naturale inquietudine, e desiderio di “fare”, di certo non aiutava! Incontrai il pensiero di Giacomo Contri, soprattutto attraverso la sorella Maria Delia, che più di lui, era comprensibile, (almeno per me).

L’idea che la vita è un “regime di appuntamenti”, proposti e accettati, e che quindi ogni azione è guadagno, convenienza, o non è, e che il “sacrificio”, inteso come pura oblazione, è l’anticamera della nevrosi, così come che la soddisfazione viene dal rapporto con gli altri, e con un Altro (come le dico male queste idee…), mi hanno fatto “guadagnare” tempo, energia e anche soldi.

Contri aveva un’idea molto chiara di economia, che a me, semplice economista di periferia, (sommerso da un certo catto-comunismo soffocante), appariva rivoluzionaria: per l’uomo l’assenza di profitto, non ha esistenza morale.
In quanto psicanalista, era ben più economista di me… Egli ripeteva qualcosa del genere: c’è sicuramente economia quando c’è un investimento di lavoro, di beni, di cose.

Ma c’è anche un altro investimento, a suo avviso, il più interessante e il meno considerato. Ed è l’investimento di pensiero per andare da una certa parte: il proprio profitto.
Il profitto inteso come guadagno economico (soldi), ma anche come soddisfazione, e persino come “godimento”.
“Guarda il bambino –mi disse una volta di fronte a una birra– “è “puer economicus” perché, da quando è nato, fin quando non viene rovinato dai suoi adulti, non fa altro che fare lavori. Il bambino non gioca, neanche quando gioca; egli istituisce rapporti per un profitto. Per il bambino, (e per l’adulto sano), esiste solo il profitto” Poi concluse dicendomi: “Guarda una foto della guerra nei Balcani, dopo un bombardamento. Il bambino gioca dondolandosi sulla canna del cannone del carro armato. Il pensiero del bambino è privo del pensiero della miseria; nella sua economia c’è solo la felicità”.

Giacomo Contri è morto. Ma da vivo. E il suo lavoro, ha permesso e permetterà, tanto profitto.

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