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Già 15,500 richiedenti asilo pre-registrati in Grecia

Sono oltre 15,500 i richiedenti asilo pre-registrati in Grecia continentale, dall’inizio di giugno, eppure non è una buona notizia: dei numeri che potrebbero dare l’impressione di una gestione efficace delle persone rimaste bloccate nel Paese dopo la chiusura delle frontiere, nascondono una realtà ancora drammatica, ecco perché

di Ottavia Spaggiari

Sono già 15.500 le persone richiedenti asilo che hanno passato il procedimento di pre-registrazione in Grecia continentale. Numeri importanti che, dati senza contesto, lascerebbero pensare ad una gestione efficace dei migranti arrivati in Grecia, prevalentemente da Siria, Iraq e Afghanistan e rimasti bloccate nel Paese, dopo la chiusura delle frontiere, ma che in realtà nascono una realtà ben diversa. E’ vero infatti che la pre-registrazione gestita dal Servizio di Asilo Greco con il sostegno dell’UNHCR, permette a chi è arrivato nel Paese prima dell’accordo tra Grecia e Turchia dello scorso marzo, di ricevere documenti di identificazione e accedere ai servizi di base, nell’attesa che la richiesta di asilo venga formalmente presentata. Ciò che però continua a rappresentare un’ombra cupissima sulla vita dei migranti, sono le condizioni in cui, in molti casi, anche chi è stato pre-registrato è costretto a vivere. Diversi campi militari, ancora oggi non rispettano le condizioni igienico-sanitarie minime, in diversi casi non è ancora garantito l’accesso all’acqua.

Dopo la chiusura di Idomeni, il più grande campo profughi informale d’ Europa, diverse migliaia di persone sono state trasferite nei 9 campi istituiti nella zona industriale di Salonicco, dove capannoni industriali dismessi sono stati trasformati in campi assolutamente inadatti all’accoglienza di famiglie con bambini e donne incinte, e nemmeno a uomini soli. A costituire una preoccupazione costante anche l’incertezza riguardante cosa accadrà dopo le pre-registrazioni, se infatti chi viene pre-registrato potrà scegliere se fare domanda di asilo in Grecia (secondo il trattato di Dublino), chiedere il ricollocamento in un altro Paese europeo (opzione aperta solo a siriani e iracheni e comunque ancora incerta vista la mancanza di posti disponibili) oppure il ricongiungimento famigliare, le tempistiche di richiesta asilo potrebbero superare anche l’anno. A denunciarlo anche Sacha Myers, portavoce di Save the Children in Grecia : “Se il procedimento di richiesta asilo continuerà a questo ritmo, stimiamo che ci vorranno circa 12 mesi, per smaltire tutte le domande, ammesso che non vi siano altri sbarchi sulle isole.”

Proprio questa settimana, tra l'altro, Save the Children ha denunciato, prove alla mano, la violazione dei diritti umani da parte dell'accordo Europa Turchia.

A destare le preoccupazioni maggiori, soprattutto la situazione dei minori: “Siamo molto preoccupati per i bambini sulle isole, che potrebbero continuare ad essere trattenuti in centri di detenzione, condizioni drammatiche”.

Alto il numero dei minori non accompagnati anche tra le 15.500 persone pre-registrate fino ad ora. I loro casi sono stati riferiti a EKKA, un’entità governativa specializzata. Altre 30mila persone devono ancora essere pre-registrate, tra queste si prevedono centinaia e centinaia di altri bambini e adolescenti soli. Anche per loro il limbo è destinato a continuare ancora a lungo.

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