Non profit
Gheddafi, ospite ingombrante
Il leader libico fra predica sull'Islam, hostess, cavalli e affari
Un ospite ingombrante e fatto apposta per irritare: Gheddafi riesce a fare notizia, con la sua visita a Roma per festeggiare assieme all’amico Berlusconi i due anni dal trattato italo-libico. Occasione di incontri e di affari, ma anche di stranezze eccentriche, come la predica a uno stuolo di belle hostess pagate per ascoltare le sue elucubrazioni sull’Islam. Quanto basta, di lunedì, per conquistare i titoli di apertura dei giornali.
- In rassegna stampa anche:
- IMPRESA SOCIALE
- WELFARE
- REGIONI
- USA
- BADANTI
- CASA
- SBARCHI
- VOLONTARIATO
L’apertura della prima pagina de IL CORRIERE DELLA SERA è tutta per lui: «Gheddafi: l’Europa sia islamica» è il titolo. Nell’occhiello: «Visita a Roma e appello alla conversione. Il Pd: donne umiliate. Critiche anche dalla Lega». Catenaccio: «Show del colonnello con 500 hostess. Protesta l’opposizione». All’interno, soprattutto nelle foto, ampio spazio all’aspetto più folkloristico della visita del leader libico. Nelle didascalie ci si sofferma sulle «Amazzoni», sui 27 cavalli berberi e sui singolari copricapo del colonnello. A pagina 2 Dino Martirano ricostruisce la giornata di ieri: «Il colonnello Muammar Gheddafi è di nuovo a Roma. È arrivato con il suo seguito – è la quarta volta in poco più di 12 mesi – e stavolta ad accoglierlo c’era il ministro degli esteri, Franco Frattini». Ma fanno discutere le dichiarazioni fatte davanti alle «ragazze ricevute a scaglioni nell’Accademia Libica di via Cortina d’Ampezzo. «L’islam dovrebbe diventare la religione di tutta l’Europa», per poi aggiungere: «Convertitevi all’Islam, Maometto è l’ultimo dei profeti», ha detto Gheddafi. Non si sono fatte attendere le reazioni della politica. Per il leghista Mario Borghezio sono «parole pericolosissime». Francesco Storace parla di «inaccettabile show sulla fede». Ma il sottosegretario Carlo Giovanardi smorza i toni: si tratta solo di «Una battuta». Gian Antonio Stella scrive nel suo commento: «Lo dicesse l’imam di una sgangherata moschea di periferia sarebbe scaraventato fuori tra strilli di indignazione. Lo dice lui? Spallucce. È la politica, bellezza». Sempre nella pagina delle opinioni, Vittorio Messori scrive: «Proviamo a non stracciarci le vesti». Secondo l’editorialista non c’è da allarmarsi più di tanto. «La nostra “società liquida” non sopporta ormai i precetti cristiani. Potrebbe accettare quelli coranici, ancor più rigorosi?». Di taglio centrale c’è un’intervista a «una delle giovani che hanno assistito al discorso», scritturate dall’agenzia Hostessweb per circa 70-80 euro al giorno. Parla Rea Beko, 27enne albanese, «biondissima»: «Così mi sono convertita. Il mio fidanzato adesso mi dice: finalmente ti sei coperta». Critiche anche dal Pd, che si sofferma invece su un altro fronte: il trattato italo-libico «che impone a Tripoli di fermare sulla costa africana migranti diretti a Lampedusa». Rosy Bindi e Livia Turco chiedono al governo di riferire in parlamento.
Il versante economico dell’incontro romano viene analizzato a p. 3 da Sergio Rizzo. Berlusconi e Gheddafi non solo partner politici ma anche soci in affari. Si ricorda la storia rivelata dal Guardian circa un anno fa della Lafitrade, la società libica, «equiparabile a un fondo sovrano», che ha «una partecipazione del 10% nella Quinta communication, casa di produzione cinematografica fondata dal socio storico di Berlusconi Tarek Ben Ammar» e di cui è socia anche «una società lussemburghese riconducibile alla Fininvest». Rizzo si sofferma anche sulla scarsa efficacia della legge italiana voluta dal Premier per agevolare gli investimenti in Libia: «Sapete quante sono state dal 2008 a oggi le domande presentate da aziende italiane per investire in Libia questi incentivi? Tre in tutto». Nel taglio basso si descrive la Libia come «meta turistica». Si parla di «Mare, rovine e deserto: i fan italiani di Leptis Magna».
Allo show di Gheddafi REPUBBLICA dedica una serie di servizi alle pagine 2 e 3, oltre all’analisi di pagina 27 intitolata “Un circo che ci umilia” di Francesco Merlo che scrive: «Nessun’altra diplomazia occidentale tollera e incoraggia gli eccessi pittoreschi di un dittatorello e degrada la propria capitale a circo. Ci dispiace – e lo diciamo sinceramente – anche per il presidente del Consiglio, la cui maschera italiana si sovrappone ormai a quella libica, indistinguibili nel pittoresco, nell’eccesso, nella vanità, nel vagheggiare l’epica dell’immortalità, nel farsi soggiogare dalle donne che pensano di dominare» e conclude così: «Il punto è che Berlusconi gli mette a disposizione tutto quello di cui ha bisogno l’eccentricità beduina perché con Gheddafi ha un patto antropologico. È una somiglianza tra capi che la storia conosce già, sono identità che finiscono con il confondersi: Trujillo e Franco, Pinochet e Videla, Ceausescu ed Enver Hoxha, Pol Pot e Kim il Sing… Non è l’ideologia a renderli somiglianti ma l’idea del potere, quello stesso che oggi lega Berlusconi e Gheddafi, Berlusconi e Chavez, Berlusconi e Putin. Ecco cosa offende e degrada l’Italia: l’Asse internazionale della Satrapia». A pagina 2 la cronaca della prima giornata romana del leader libico è affidata a Vincenzo Nigro, mentre Francesco Bei spiega che la linea di Palazzo Chigi è quella di «minimizzare le frasi provocatorie del dittatore libico, cercando di spostare l’attenzione sui vantaggi per l’Italia di una visita comunque difficile da gestire». Se il Cavaliere afferma «Le cose serie sono altre, lasciamo perdere il folclore», a dar voce all’irritazione dei cattolici per lo show con le hostess e la richiesta che l’Islam diventi “la religione dell’Europa” è Maurizio Lupi che spiega : «Quello che più mi preoccupa è che ci stiamo abituando a questi spettacoli». A completare il quadro le interviste al presidente Udc Rocco Bottiglione (“Allucinante il silenzio del governo. Si chieda a Tripoli libertà di religione”), all’orientalista Olivier Roy (“E’ il solito teatro del Colonnello: il suo è un Islam da caricatura”) e a una delle ragazze presenti allo show di Gheddafi, Angelica, 25 anni, che rivela: « Gheddafi non sapeva nemmeno che eravamo pagate, altrimenti non avrebbe accettato di incontrarci. Per noi è stato solo noioso».
Gheddafi è la foto di copertina del GIORNALE che titola “Gheddafi show: «Converiti all’islam»”. Massimiliano Lussana commenta l’arrivo del leader libico fra amazzoni con mimetica e tacchi a spillo, tendone nella sede diplomatica, pugno chiuso, e jeard libici color marron. In taglio basso invece l’articolo che va al di là del folklore e che sottolinea che Gheddafi è venuto “sino“ in Italia per parlare di petrolio, cantieri, ferrovie. Quelli che IL GIORNALE definisce «gli affari in ballo fra Roma e Tripoli». Alla cena di questa sera sono invitati ben 800 imprenditori. D’altronde si celebreranno i due anni dal trattato commerciale firmato a Tripoli il 30 agosto 2008. IL GIORNALE scrive: «L’Italia potrebbe inserirsi nei contratti per la costruzione della rete ferroviaria libica, 3mila km sinora appannaggio della Russia e della Cina. Contenti: Impregilo, Trevi, Ansaldo. Tripoli ha grandi piani in fatto di rete elettrica e vuole investire 8miliardi di euro nei prossimi 5 anni. Terna è in gara. Poi anche la metropolitana di Triplo e l’ammodernamento dell’aviazione militare (che beffa del destino, ndr)». IL GIORNALE rilancia la notizia uscita ai primi di agosto, che da qualche media era stata ridimensionata, cioè «che Tripoli è il principale azionista di UniCredit, oltre che importate investitore della Juventus. La Libia, infine, potrebbe aumentare la sua quota in Eni».
Un richiamo in prima pagina de LA STAMPA “L’Europa scelga l’Islam” e 3 pagine di retroscena e interviste. Interessante quella fatta a monsignor Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici noto per essere un paladino nell’accoglienza degli immigrati. Nell’intervista, pubblicata a pag 2, dice che, quando questa sera vedrà Gheddafi all’Acccademia libica gli chiederà notizie sui campi di detenzione in Libia. «C’è una legge italiana al riguardo» ha detto Mogavero «ma nessuno sa quale destino attende gli extracomunitari quando vengono riportati in Libia. Visto che sulla sorte degli immigrati non ho avuto risposta dall’Italia, lo domanderò direttamente a Gheddafi». Più soft e ironico il pezzo “Ci ha fatte sentire regine”, un collage di dichiarazioni e resoconti di alcune delle hostess che hanno partecipato alla lezione di Islam. «E’ stata una esperienza indimenticabile, lui è un uomo affascinante» ha detto Natalija. Sempre secondo la ricostruzione di Natalija «si è parlato di tutto, senza timori, molte hanno fatto un mucchio di domande religiose e alcune anche politiche…Lui è sempre stato pacato e tranquillo. Ci ha ricevuto a gruppi, separando il grosso. Prima, ha voluto sapere chi di noi avesse letto il Corano». Ancora Natalija: «E’ stato istruttivo, per me. Ho imparato un mucchio di cose della religione islamica che non conoscevo. Ad esempio che le donne sono trattate con molto riguardo. Gheddafi ci ha spiegato perché dovremmo tutte convertirci e che lui spera che l’Islam diventi la religione di tutta l’Europa». «Io esco più ricca» ha invece detto Simona, la quale ha confermato anche che le hostess percepiscono 70 euro ma solo quelle che non parlano con i giornalisti. Il pezzo, riporta anche le voci di dissenso: «Non può venire qui in Italia a dirci a dirci di convertirci all’Islam o che dovremmo sposare dei libici, io mi sono sentita offesa» è scappato a una biondina, minuta. Che però ora teme di non vedere più il gettone di presenza». Molto ironico l’editoriale di Vittorio Emanuele Parsi intitolato “L’Alleato imbarazzante”. «E’ pur vero» scrive Parsi «che l’ospite è sacro, ma è altrettanto vero che reiterare inviti a ospiti così imbarazzanti è poco furbo». Ancora Parsi: «Talvolta si direbbe che sia invece un’altra metafora che il premier ha in mente per l’Italia, e cioè quella aziendale, per cui, si sa, il cliente ha sempre ragione. Più che un conflitto di interessi, in questo caso, si potrebbe parlare di una vera e propria confusione di ruoli da parte del premier-imprenditore. Una confusione che, comunque, non fa bene al Paese e alla sua immagine».
E inoltre sui giornali di oggi:
IMPRESA SOCIALE
IL SOLE 24 ORE – Anticipazioni della ricerca condotta da Iris Network. Leggero miglioramento nella percezione da parte dell’impresa sociale, ma l’aria di crisi continua a gravare su tutto il comparto. Il tutto a pagina 25.
WELFARE
CORRIERE DELLA SERA – Intervista di Aldo Cazzullo al ministro del Welfare Maurizio Sacconi. «Sui temi etici, sul rapporto tra Stato e società, si possono trovare maggioranze più ampie in Parlamento già in questa legislatura», dice il ministro. Per Sacconi ora è il momento di dare «più spazio alla società. Con la crisi è finito lo stato pesante». Il modello è la Big Society di Cameron, ma per il ministro è «una rivoluzione che affonda le radici nella tradizione della fraternità francescana». Mentre negli Usa «riconoscono la collaborazione tra il pubblico e la crescente filantropia della società».
REGIONI
IL SOLE 24 ORE – “La pagella sociale delle regioni”. Il quotidiano di Confindustria apre in prima sulle performance delle regioni negli ultimi 10 anni. Classifica stilata da una ricerca che lo stesso Sole ha commissionato. Dalla quale – a sorpresa – è il Lazio a conquistare la medaglia d’oro, a seguire Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Ultima la Sardegna. Nel 2000, infatti, i capi di stato e di governo dell’Unione europea fissarono obiettivi ambiziosi con la famosa agenda di Lisbona 2010 per trasformare il Vecchio continente nell’area più dinamica e competitiva del pianeta: una sfida che chiamava anche le singole regioni a dotarsi di programmi e piani per ottenere miglioramenti sul fronte dell’occupazione, dell’ambiente e dell’innovazione. A dieci anni, che bilancio se ne può trarre? A questo risponde la ricerca che in appoggio ha l’editoriale di Aldo Bonomi.
USA
LA REPUBBLICA – Federico Rampini firma l’inchiesta “Il capitalismo solidale lancia la sfida alla povertà” alle pagine 31, 32 e 33. Unire l’efficienza dell’impresa alla spesa per i più deboli è la nuova strada che negli Usa in tempi di crisi (dove almeno 40 milioni di americani vivono sotto la soglia di povertà, più del 13% della popolazione) attira progressisti e conservatori. «Si fa strada una ricetta nuova», scrive Rampini, «che unisce due leader diversi come Barack Obama e Michael Bloomberg e ha come guru riconosciuto Stephen Goldsmith, che ha cambiato faccia a Indianapolis ed è il nuovo vice sindaco a New York. Come sindaco di Indianapolis si è conquistato una fama nazionale realizzando un exploit. Ha licenziato il 40% dei dipendenti municipali, ma si è concentrato sui quadri medioalti della burocrazia. Ha ridotto le tasse locali per ben quattro volte. Ed è riuscito a investire 1,2 miliardi nel miglioramento delle infrastrutture chiamando in causa una figura nuova: l’imprenditore sociale. Pionieri in questo campo sono stati Bill Gates e Muhammad Yunus».
BADANTI
IL SOLE 24 ORE – Un anno fa, di questi tempi, i datori stavano pagando il contributo forfettario di 500 euro necessario per regolarizzare colf e badanti e aspettavano il giorno del clic day (il 1° settembre 2009) per far partire la pratica. Oggi, a un anno di distanza, molti di quei datori (e delle 300mila lavoratrici) sono ancora in attesa di essere convocati per firmare il contratto di lavoro necessario per ottenere il permesso di soggiorno. Lo denuncia a pagina 13 il quotidiano che avverte, numeri alla mano, solo il 59% degli immigrati ha firmato il contratto di lavoro.
CASA
CORRIERE DELLA SERA – Dedicata l’intera pagina 15 al fondo contro la crisi per i mutui: «Venti milioni per 5.000 famiglie». Arriverà il 2 settembre «l’aiuto per i debitori in difficoltà stanziato con la Finanziaria 2008». Può fare domanda al fondo «chi ha un mutuo per la prima casa per un massimo di 250mila euro, stipulato da oltre un anno». Il Tesoro pubblicherà la documentazione necessaria, «è consigliabile fare domanda prima possibile».
SBARCHI
IL SOLE 24 ORE – Secondo l’Eurodac, unità centrale Ue, diminuiscono gli stranieri che tentano di entrare illegalmente nel Vecchio continente. Ma non solo. Aumenta, ma rimane sotto controllo, il fenomeno dell’asylum shopping per cui uno stresso straniero, chiede asilo politico a più paesi comunitari.
VOLONTARIATOIL SOLE 24 ORE – «È chiaro che valutare singole prestazioni o servizi è relativamente facile: ci sono letteratura, esperienza, metodi codificati», spiega Marco Granelli, presidente di Csvnet, il coordinamento nazionale dei Centri di servizio. «Ma il volontariato ha una specificità: produce sì servizi, ma anche e soprattutto coesione sociale, partecipazione, cittadinanza». Per questo Csvnet ha messo a punto linee-guida per il bilancio o la relazione sociale, e i Centri di servizio stanno lavorando sulla formazione e sperimentazione in questa direzione. A pagina 25.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.