Non profit

Getta qui la Rete pescherai il sociale

Realtà informatiche nate per dare visibilità al mondo del non profit. Linee di accesso che consentono di navigare a tariffe ridotte. Cooperative sorte direttamente sul Web.

di Carlotta Jesi

Cosa fanno una cooperativa sociale, qualche migliaio di megabyte e centinaia di abbonati in una Rete? In Italia, poco o niente. Ma l?indovinello prende tutt?altra piega oltre Manica. Dove, humour inglese a parte, qualunque suddito della Regina risponderebbe: ?Poptel?. Il provider sociale.
Un?idea nata nel 1986 alla periferia nord di Londra, quando alcuni impiegati dell?azienda Soft Solution decisero di fondare una cooperativa e di usare la tecnologia come strumento di sviluppo locale. Per ?unire, informare e potenziare? anche le realtà ignorate dall?industria multimediale: associazioni, charities e cooperative non profit. Il primo prodotto Poptel era un semplice servizio di posta elettronica e più del 50% dei suoi abbonati viveva fuori dal Regno Unito. Ma solo qualche anno più tardi l?Internet-mania era scoppiata, e così pure le tariffe per collegarvisi. A esse, fin dall?inizio degli Anni ?90, la Poptel rispose trasformandosi in un vero e proprio Internet-provider sociale www.poptel.org.uk/. Ossia una ?centrale informatica? che, sì, acquista dalle grandi compagnie di telecomunicazione banda sui cavi telefonici, ma poi lo vende a singoli clienti che vogliono navigare in Rete a prezzi ragionevoli (circa 100 mila lire in meno dei concorrenti for profit) e reinveste i profitti. Una strategia che alla Poptel è valsa un posto fra i migliori venti provider britannici e molti complimenti da alcuni ?colleghi? americani. Come la Northern Colorado Internet Coop
www.ncic.net, cooperativa non profit nata per promuovere l?uso di Internet e offrire ai suoi membri una linea di accesso dedicata, e quindi più veloce, a costi bassi. Un obiettivo raggiunto sommando insieme il costo di ciascuna linea e dividendo la cifra complessiva tra i membri della cooperativa. Inoltre, sottoscrivendo un abbonamento si diventa membri della cooperativa e, dunque, comproprietari. Ciascun membro ha infatti diritto a un voto con cui esprimere le sue preferenze sui futuri passi della cooperativa, su come reinvestire i profitti e sul costo delle tariffe da applicare.
Più o meno ciò che accade alla Cooperative Resources Inc
www.coopresources.net/, un?altra cooperativa non profit americana che fà il provider, costruendo siti web per i suoi membri e offrendo supporto tecnico ventiquattr?ore al giorno. Fin dal 1994, anno della fondazione, si è inoltre posta l?obiettivo di promuovere la cultura della cooperazione in tutti gli Usa e dimostrare che ?cooperativa? non è solo una bella parola ma garanzia di qualità, fiducia e trattamento giusto. I valori che, nel 1994, hanno portato nel cyberspazio anche la Colorado internet cooperative association www.coop.net/, il più grande provider dell?area di Denver, con più di 150 membri. Soli proprietari del ?service?.
Quello del provider, però, non è l?unico lavoro sociale-multimediale. A provarlo è The River www.river.org/, cooperativa classe 1995 nata direttamente su Internet.I suoi fondatori erano perfetti sconosciuti che si incontravano sul web per discutere di informatica e della sua possibile utilità sociale. Fino a decidere di crearsi uno spazio proprio, una comunità virtuale in cui confluisse la voce di tutti. Da qui il logo e il nome della cooperativa non profit, un fiume in cui confluiscono diversi affluenti, diversi pareri.

Scuola guida, il maestro è un computer

Guidare in mezzo al traffico cittadino, rispettare i passaggi pedonali, decellerare lentamente per fermarsi al semaforo. Il tutto senza mai essersi mossi. Vera e propria realtà virtuale, dunque: è quella proposta da qualche giorno presso l?autodromo di Monza, nella zona del paddock, in un progetto teso a migliorare le risorse di mobilità dei disabili coordinato dall?Aias (Associazione italiana assistenza spastici) in collaborazione con la casa automobilistica Fiat.
L?installazione, che di fatto ha lo scopo di stabilire se il disabile è in grado di condurre un automezzo e di quali ausili necessita per farlo, consta di cinque mezzi (una Bravo, una Dedra, una Punto, una Marea e una Y10, tutte Fiat, ovviamente) appositamente equipaggiati al fine di compensare diverse tipologie di deficit fisico. I soggetti disabili, trovata la vettura più adatta a loro, potranno quindi cimentarsi in quattro test (di capacità di guida, di reazione alle emergenze, di angolo visivo e di guida nel traffico cittadino) perfettamente simulati da un computer che crea gli effetti visivi e sonori che arrivano in tempo reale al conducente. Le cui reazioni sono quindi valutate, oltre che da un istruttore di guida presente al suo fianco, dagli esperti terapisti e neurofisiologi dell?associazione.
Il simulatore rientra nel Progetto Autonomy della Fiat, l?iniziativa presa dalla casa automobilistica torinese per la ricerca di sempre nuovi ausili atti ad agevolare l?autonomia dei soggetti disabili. Per ulteriori informazioni: Aias Monza, via A. Lissoni 14, tel. 0392497035.

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