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Germania, il trionfo di Angela
La Merkel vince le elezioni assieme ai liberali, crollano i socialdemocratici.
Sui giornali italiani ampio rilievo al successo di Angela Merkel nelle elezioni tedesche. Finisce la coalizione forzata con i socialdemocratici, si farà un governo di centro destra con i liberali in ascesa, mentre a sinistra crolla il partito socialdemocratico. Parallelismo difficile con l’Italia, ma intanto il segnale è forte e chiaro.
- La rassegna stampa si occupa anche di:
- IMMIGRAZIONE
- POLITICA
- VOLONTARIATO
- GREEN ECONOMY
- POLANSKI
Il CORRIERE DELLA SERA di oggi apre con le elezioni in Germania: “Vince la Merkel, crollo dei socialdemocratici”. Maggioranza di centrodestra, i liberali al governo. La Spd è al 23%: mai così giù. Questi i risultati sintetizzati nel catenaccio di prima pagina: secondo gli exit poll Angela Merkel ha vinto le elezioni legislative (33,8% dei voti) e, grazie al successo dei liberali di Guido Westerwelle (14,5%) potrà finalmente formare un governo con la Fdp. Insomma l’esperimento di Grosse Koalition finisce qui. In progresso la sinistra della Linke al 12,2% quasi quattro punti in più sul 2005. Bassa l’affluenza: ha votato il 72,5%. Nel 2005 era stata del 77,7%, già allora un record negativo. “Una lezione per l’Italia”, è il titolo dell’editoriale firmato da Sergio Romano: «La Repubblica federale è meno stabile e prevedibile oggi di quanto fosse nel 2002, quando i due maggiori partiti (come ha ricordato Roberto D’Alimonte sul Sole 24 ore di ieri) avevano il 77% dei voti e l’83% dei seggi, o addirittura negli anni Settanta, quando avevano il 90% degli uni e degli altri. Vi è un altro aspetto di queste elezioni, tuttavia, a cui dovremmo guardare con invidia. Nel corso della loro campagna elettorale Merkel e Frank-Walter Steinmeier hanno evitato di esasperare le loro differenze e di proporsi al Paese come scelte radicalmente diverse. Sappiamo che Steinmeier desiderava la continuazione della Grosse Koalition e che Merkel preferiva un governo con i liberali in cui sarebbe stata più «domina» di quanto sia stata negli ultimi quattro anni. Ma ciò che ha maggiormente colpito nelle scorse settimane è l’assenza di aggressività, di battibecchi, di scontri frontali, di accuse reciproche. Questa non è soltanto buona educazione. I due leader hanno responsabilità di governo, hanno affrontato insieme tutti i maggiori problemi degli ultimi anni, potrebbero lavorare insieme in futuro e sanno soprattutto che la grande recessione ha ulteriormente ristretto la libertà di azione di un governo nazionale». Il ritratto della Merkel è invece appaltato alla penna di Danilo Taino “La quinta vita di Angie, libera da alleati scomodi”: «La figlia del pastore protestante e di sinistra, nato nell’Ovest ma andato per scelta a cercare pecorelle nell’Est, sa cambiare pelle come pochi politici al mondo. Domenica potrebbe essere iniziata la sua quinta vita». Ma cosa farà concretamente la Merkel? Questa la risposta del pezzo di Taino: «In quattro anni di Grande Coalizione tra la sua Unione Cdu-Csu e la Spd, la possibilità di prendere decisioni nette su una serie di temi le è mancata. Sul nucleare: la cancelliera voleva che le centrali in funzione andassero avanti, la Spd le voleva chiudere entro il 2020. Ora, assieme ai Liberali, ne prolungherà la vita, se non ne farà di nuove. Ha promesso di tagliare le tasse a imprese e individui e di alleggerire l’imposta di successione, cose che con i socialdemocratici non avrebbe potuto fare. Sulle truppe in Afghanistan sarà più prudente a parlare di ritiro. E il rapporto con la Russia, una delle questioni più critiche per il futuro della Germania, sarà un po’ — solo un po’ — meno entusiasta. Non sarà la fine dello Stato sociale tedesco. «Se Westerwelle se lo aspetta ne rimarrà deluso», assicura Langguth. Il modello sociale di mercato, il marchio attorno al quale si è stretta la Germania postbellica non è in discussione».
“Germania, trionfa il centrodestra”: LA REPUBBLICA apre con l’addio alla grande coalizione e la vittoria di Angela Merkel. Riferisce a pagina 2 Andrea Tarquini: la socialdemocrazia al minimo storico (il crollo è dal 34 al 22%), conferma della cancelliera (il cui partito però è percentualmente sceso), incremento dei liberaldemocratici (quasi +5%). La Germania, a quasi 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, «sembra andare verso una stabile legislatura liberal-conservatrice, ma a sinistra è la tempesta. Mentre la Linke vola (la sinistra più radicale, ndr), la Stalingrado della Spd aggrava i pesantissimi problemi che socialdemocratici e socialisti hanno ovunque nell’Unione Europea». «Un risultato eccellente», secondo Angie, «gli elettori ci hanno dato un responso chiaro, vogliono un governo che si muova con coerenza per l’economia sociale di mercato, per le imprese e i lavoratori, per l’occupazione, la famiglia, lo sviluppo. E vi prometto: voglio essere la cancelliera di tutti i tedeschi». Di vittoria amara e insieme di lezione, parla nell’intervista in appoggio Michael Stuermer, storico della Cdu: «a lungo la cancelliera ha emarginato o non ascoltato “l’ala economica” del partito, i fautori dell’economia sociale di mercato. A lungo ha mediato a ogni costo tra la Spd e l’ala sinistra del suo partito, insomma tra due idee socialdemocratiche. Ora dovrà governare, farsi leader e non solo eterna mediatrice di successo». Sul fronte dei liberali, Silvana Koch-Mehrin eurodeputata e vice leader Fpd rassicura: “Il nuovo governo avrà le idee più chiare”. Dice in sostanza la deputata: noi siamo veri liberali, convinti dell’economia di mercato, ma coerentemente liberali in fatto di diritti civili. E rifiutiamo l’eccessivo intervento dello stato. Il commento è di Bernardo Valli: “Angela, la corona e le spine”. Analizza la sconfitta dei socialdemocratici e l’affermazione personale della Merkel, che forse i tedeschi vorrebbero leader senza il suo partito (in flessione del 2%).
IL GIORNALE, dopo le sette pagine di apertura sulla campagna contro il canone Rai (appoggiata fra gli altri dal viceministro Roberto Castelli, dal regista Franco Zeffirelli e dal poeta Franco Loi), dopo le due sulla festa del Pdl a Milano (con titolo su Berlusconi “Non si illudano, governerò per sempre”), e due sull’aggressione di un frate a Sanremo da parte di un marocchino (“Allah è grande, clandestino massacra frate a bottigliate”), colloca a pagina 15 le elezioni tedesche. In evidenza, nel titolo, la “svolta a destra”, la bocciatura della grande coalizione e la perdita di consensi per l’Spd “travolto da una sconfitta senza precedenti”. Il pezzo sottolinea che la sconfitta dei socialdemocratici è ancora più grave perché invece hanno tenuto i Verdi e ha avuto buon successo Die Linke, la sinistra estremista e massimalista di Oskar Lafontaine e Gregor Gysi che nei lander orientali della ex Ddr ha raccolto i voti di protesta di chi rimpiange lo stato assistenziale. Il commento di Livio Caputo prevede una Angela Merkel che «finalmente» avrà mano libera per le riforme, soprattutto lavoro e previdenza e per «arginare la deriva statalista che con la crisi ha contagiato anche la Germania», mentre in politica estera si allontana lo spettro di un ritiro tedesco da Kabul e si prevede l’ok a sanzioni contro l’Iran.
“La Merkel svolta a destra” titola in prima LA STAMPA. Il crollo del partito socialdemocratico tedesco (-11% tra un’elezione del Bundestag e l’altra) non lascia alternative alla Merkel. «Se Angela, per usare un’antica metafora di Fanfani, pensava di diluire il vino di Guido (Westerwelle, il liberale trionfatore di queste elezioni, ndr), troppo forte, con l’acqua fresca degli ecologisti, quest’opzione è esclusa in partenza» scrive Marcello Sorgi inviato a Berlino. LA STAMPA pubblica un ritratto di Westerwelle: abile comunicatore, «gestisce il partito con molta durezza, soffocando tutti i possibili rivali. Il partito è lui e nessun altro», «ha conquistato quella classe media e quell’età media che lavora molto, guadagna bene, spende volentieri e non vuole più pagare tasse che vanno in sussidi per disoccupati». “Ue, socialisti a rischio di estinzione”. «La profezia del sociologo Ralf Dahrendorf, che a metà anni 80 disse di vedere la socialdemocrazia su un binario morto pare essersi avverata» scrive LA STAMPA, gettando uno sguardo complessivo all’Ue: i governi a sinistra del centro sono rimasti sette su ventisette, nel 2000 erano dieci su quindici. La vittoria nero-gialla «rischia di avere effetti rilevanti sull’Ue» evidenzia il corrispondente da Bruxelles: «La nuova Commissione avrà al massimo sei membri socialisti (il Portogallo ha Barroso che è un Ppe) su ventisette. Ma il numero sarà più basso se Slovenia e Austria confermeranno l’ambizione bipartisan di spedire un popolare a Bruxelles. In totale potrebbero essere dunque quattro, con solo due big, lo spagnolo Almunia e un britannico».
E inoltre sui giornali di oggi:
IMMIGRAZIONE
CORRIERE DELLA SERA – La Russa apre alla cittadinanza breve promossa da Fini: «Sono assolutamente d’accordo sul fatto che il tema debba essere affrontato nelle sedi di partito – ha detto il ministro della Difesa a margine della manifestazione del Pdl a Milano -. Sono in più assolutamente d’accordo sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza. Penso alla “generazione Balotelli”, ai ragazzi e ai bambini che hanno già compiuto un ciclo scolastico, e che hanno diritto, se amano l’Italia di essere italiani». Non si fa attendere però il no del Carroccio: «Portare avanti il modello di cittadinanza facile è sbagliato perché vorrebbe dire attirare sul nostro territorio milioni di immigrati che noi non possiamo accogliere. La Lega sente il dovere di rispettare gli impegni presi con la gente che non vuole questo risultato» dichiara in una nota il presidente dei deputati Roberto Cota.
LA STAMPA – “E sugli immigrati il Carroccio blinda la maggioranza”. A margine del comizio fiume di Berlusconi al Lido di Milano, LA STAMPA scrive che «lo scontro nella maggioranza potrebbe scoppiare mercoledì prossimo, quando si riunirà il comitato ristretto della commissione Affari costituzionali della Camera per decidere quale testo adottare sulla cittadinanza. Ci sono più di dieci proposte di legge tra le quali la «Sarubbi-Granata» firmata da 50 deputati di maggioranza e opposizione che tanto irrita la Lega e il gruppo dirigente del Pdl». Cinque anni, invece dei dieci previsti ora per ottenere la cittadinanza italiana, ma solo dopo aver superato un esame di cultura e lingua italiana.
POLITICA
LA REPUBBLICA – “Show di Berlusconi: governerò per sempre. Polemica sulla campagna contro il canone Rai”. Richiamo in prima e poi doppia pagina per riferire dell’interno del premier alla festa Pdl. Un intervento molto polemico verso la sinistra e verso Fini (in particolare per la proposta di cittadinanza agli immigrati), pieno di “battute” (anche Michelle Obama è abbronzata), di ammiccamenti machisti e al di là del principio di realtà: «siamo gli unici in grado di governare, saremo qui per sempre». Nel retroscena, Francesco Bei sottolinea che la fragile tregua con il presidente della Camera è già saltata.
VOLONTARIATO
SOLE24ORE – “Difficile integrare i nuovi volontari” è il pezzo che apre la pagina dedicata appunto al volontariato in “Affari privati”. Il punto è: si parla spesso di crisi di vocazioni nel volontariato, ovvero sarebbero sempre meno le persone che donano il proprio tempo, ma a volta succede invece che gli aspiranti ci sono, ma il primo contatto con le associazioni non è soddisfacente. Motivo? È duplice: da un lato sono sempre meno le persone disponibili a un rapporto continuativo, dall’altra l’associazione non riesce a gestire la fase in cui l’aspirante volontario vorrebbe «fare» e invece deve inserirsi gradualmente; non ottenendo un riscontro immediato il volontario se ne va e l’associazione non riesce a trattenerlo perché non lo prepara a sufficienza. Una ricerca del Csv di Parma fotografa i disagio: su 81 persone entrate in contatto con associazioni per prestare opera volontaria, solo 47 hanno effettivamente iniziato l’attività e solo 27 continuano dopo un anno.
GREEN ECONOMY
ITALIA OGGI– Uno degli scenari della green economy in Italia descritti nell’articolo “Uno sviluppo fondato sui green job” che ITALIA OGGI pubblica nella sezione FORMAZIONE”, prevede la creazione da 100 a 175 mila posti di lavoro. «Il green job», sostiene l’articolo «è sempre più un’opportunità da cavalcare e grazie agli incentivi statali la Penisola diventa il punto di approdo per capitali stranieri destinati alla realizzazione di centrali elettriche che sfruttano fonti rinnovabili come il sole, il vento e l’acqua». Ma anche per la creazione di nuove figure professionali come l’energy manager, ovvero quella risorsa umana attiva a valutare le migliori soluzioni di approvvigionamento energetico per le industrie con grandi fabbisogni di energia il cui ruolo specifico è quello di individuare il fornitore più conveniente. Oltre a ingegneri con spiccate capacità manageriali e business development manager, una delle prossime figure professionali in ascesa sono gli addetti alla certificazione, ai sistemi di monitoraggio e al controllo di indicatori di sostenibilità. «Tracciare l’origine di una materia prima è importante, perché i consumatori preferiscono le aziende che hanno realizzato un prodotto senza aver danneggiato l’ambiente o sfruttato i lavoratori. Per questo in futuro avranno maggiore fortuna le società in grado di dimostrare la propria ecocompatibilità» ha detto il presidente dell’ Aidp, associazione italiana per la direzione del personale Roberto Savini Zangrandi. Di queste figure professionali, delle loro potenzialità e del loro impatto sul pil del paese, si discuterà a Milano oggi pomeriggio alle 17.30 in workshop sui lavori verdi in occasione del Festival Internazionale dell’Ambiente.
POLANSKI
LA REPUBBLICA – Due pagine sull’arresto del cineasta. La Svizzera ha proceduto sulla base di un mandato di cattura internazionale rilanciato nel 2005 dagli Usa e riferito al processo del 1977, in cui il regista fu riconosciuto colpevole di stupro di una 13enne (patteggiò per lo stupro ma non fu mai estinta l’accusa di abuso, ragion per cui Polanski preferì risiedere in Europa). Francia e Polonia chiedono la grazia da Obama. Dal canto suo la Svizzera sottolinea che la faccenda non ha niente di politico.
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