Welfare

Geografia politica

di Flaviano Zandonai

In molti guardano al Belgio negli ultimi tempi. Non solo quelli di radio Padania Libera per annunciare la secessione delle Fiandre, preludio a quella del Nord Italia, ma molti altri che invidiano un governo tecnico di ordinaria amministrazione che sta facendo bene nella burrasca della crisi. Solo gli ultimi eventi, la crisi della banca franco belga Dexia, pare abbiano spinto alla creazione di un governo politico dopo una crisi di lunghezza record. Un governo tecnico dunque che, come avvenne a metà anni ’90 in Italia, operi in un contesto di legittimazione ambivalente: sostenuto da un’ampia maggioranza parlamentare ma al contempo sgravato da problemi di consenso presso l’opinione pubblica. Mani libere per interventi da lacrime e sangue. Sarà davvero così? Ma soprattutto è auspicabile una soluzione di questo tipo? Sono diversi i luoghi dove cercare risposta, una geografia di eventi. Le Giornate di Bertinoro, ad esempio, dove le risposte in qualche caso sono esplicite – quando ad esempio uno dei relatori auspicava una “decrescita della politica” a favore del civile – e in altri casi più sfumate, guardando semplicemente al ruolo e alle appartenenze dei relatori. Ad esempio le Camere di commercio che confermano il loro impegno nei confronti dell’imprenditoria sociale o l’Istat che avvia – in una fase di grandi ristrettezze – il nuovo Censimento delle istituzioni non profit e progetti per definire gli indicatori del ben-essere e della qualità della vita. E ancora il settore cooperativo che apre nuovi cantieri del welfare – dalle mutue delle banche di credito cooperativo alla best practice Welfare Italia nel campo della sanità leggera – e rimette a lucido il rapporto con i contesti locali, promuovendo “cooperative di comunità”. Tutto sommato, più che di prove per un governo tecnico sembra di intravedere un tentativo di riallocazione della politica nei corpi sociali ed economici del paese. Non c’è ancora abbastanza pressione per fare saltare il tappo della politica parlamentare che intanto mercanteggia la sua sopravvivenza. Però mettendo insieme un pò tutto – dalla voice degli Indignati a Roma al rinnovato impegno dei cattolici a Todi – ne esce che il ruolo di questi attori e soprattutto delle loro forme di collaborazione sarà importante per definire quella che un altro dei relatori di Bertinoro definiva “visione di sviluppo condivisa”. Il vero deficit del Paese, grande quasi come il debito pubblico.

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