Welfare
Genova. Rivolta nel carcere di Marassi
Notte d'inferno nel penitenziario genovese. A scatenare la rivolta, due suicidi in poche ore. Causa: la portesta contro le guardie carcerarie, il sovraffollamento e le condizioni di vita impossibili.
Lenzuola in fiamme lanciate dalle finestre e gavette fatte vibrare contro le inferriate. E’ successo martedì sera, verso le 22, nel carcere genovese di Marassi, dove i detenuti sono stati protagonisti di una protesta contro le guardie carcerarie. A scatenare la rabbia, sarebbero stati due suicidi che, negli ultimi tre giorni, hanno avuto come teatro proprio la casa circondariale del capoluogo ligure. L’ultimo ieri, alle 13, quando un uomo di trentanove anni accusato di aver ferito a coltellate i genitori, si è tolto la vita impiccandosi con la cintura dei pantaloni.
Nel clamore della protesta, è finito in fiamme anche un blindato parcheggiato nell’area del carcere, perché i detenuti inferociti lanciavano dalle finestre anche le bombolette da cucina, a gas. Alcune hanno centrato il blindato, che ha subito preso fuoco. Roberto Martinelli, segretario nazionale del sindacato Sappe, si è detto molto allarmato per quanto accaduto. “E’ un fatto di assoluta gravità – afferma – Da diversi anni denunciamo la scarsa sicurezza del carcere. I detenuti, infatti, sono troppi rispetto agli agenti: sono 800, in una struttura che ne potrebbe ospitare 450. E c’è un solo agente ogni due piani”. Dopo poco più di un’ora il disordine è rientrato. Michele Lorenzo, segretario regionale del Sappe, però così commentai disordini: “La rivolta è sedata, ma la miccia è ancora accesa”.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.