Eravamo a Genova, ieri, con gli amici che hanno costituito il primo Circolo Vita. Una bella occasione di incontro e dibattito è stata la presentazione del libro che lancia la nostra collana, Del cooperare alla libreria Feltrinelli.
Amici attenti hanno ascoltato e poi interrogato Silvano Petrosino e Riccardo Bonacina. Tutti disorientati dall’accanimento senza logica che sta minando le basi stesse di quella economia fatta di affetti, cura, lavoro attorno alla quale, in qualche modo, abbiamo cercato di riflettere nel libro. Perché sacrificare vite, speranze, “generazioni” (la ricordate l’uscita di Mario Monti sulla “generazione perduta”?) in nome dei numeri?
Quali numeri, poi? Quelli dell’economia civile, che giorno dopo giorno vede impegnati milioni di italiani che continuano infaticabilmente la loro opera, anche quando vengono lasciati senza stipendio per mesi, o quella delle “grandi opere”, degli investimenti improduttivi, della devastazione del territorio, del gioco d’azzardo, dello sperpero di risorse comuni in nome di un nichilismo iperattivo imbellettato da un gergo da basso marketing? Ripartiamo dall’uomo o ripartiamo da ciò gli sta attorno e, sempre più, lo soffoca? La prima ipotesi è la più scontata, ma non la più semplice.
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