Famiglia

Genova 2001. Quando la rete si svelò come vera controinformazione

Come internet, due anni fa, diede un'informazione alternativa durante le giornate del G8.

di Riccardo Bagnato

E sono passati due anni. Due anni da quando Internet, e il Web in particolar modo, si sono clamorosamente imposti come medium d?eccellenza. Migliaia di persone in tutto il mondo non più o non solo attaccate ai televisori, ai tg, ma soprattutto collegate alla Rete, incollate al proprio mouse, via cellulare, per sapere dagli amici, conoscenti o parenti, che cosa stesse succedendo a Genova.
A nulla sono valsi i comunicati stampa, le dirette tivvù: bloggers antelitteram scrivevano dal mediacenter di Genova cosa vedevano, semplici partecipanti all?evento pubblicavano online veri e propri resoconti delle conferenze stampa del fu Genoa social forum; da un lato tendendo l?orecchio agli oratori e dall?altro, nella stessa sala, digitando sulla tastiera di una trentina di computer configurati e messi in rete da un gruppo di volontari di Indymedia Italia.
Nei giorni più difficili, alcuni quotidiani nazionali aspetteranno le pubblicazioni della stampa alternativa, minore: le foto, le immagini, i video; lo faranno prima di andare in stampa, abbandonando di fatto e per un breve istante le agenzie ufficiali.
Emblematico in questo senso l?allarme lanciato da Radio Gap il sabato sera, al momento dell?incursione della polizia nelle scuole Diaz/Pertini. Dovette passare un?ora prima che le troupe, i mezzobusti, e i ?registi italiani? trasformassero uno scempio morale in fiction postmoderna, mentre chi era connesso, lo seppe e intervenne immediatamente.
Anche così vogliamo ricordare quei momenti, quando fu chiaro che Internet esisteva, serviva, e modificava gli equilibri, altri direbbero, ?di potere?.
A due anni di distanza, a riprova di quanto si sta dicendo, basterebbe ripercorrere lo sforzo parlamentare dei G8 per mettere sotto controllo la Rete delle reti. Questo domani, però.
Oggi è meglio cliccare su Comitato Piazza Carlo Giuliani, e fare appello non tanto alle molteplici improvvisazioni giornalistiche del caso, ma, ancora una volta, alla propria coscienza.

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