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Genoa Social Forum, è l’ora degli addii?

L’autunno caldo del movimento. È scontro aperto in seno al Gsf. Rete Lilliput e Sdebitarsi criticano leader e strategia, e si sganciano dalla mobilitazione per il vertice Nato

di Gabriella Meroni

Il Genoa social forum non può più esistere come è stato finora. Non siamo un movimento romantico e genericamente no global. Dobbiamo avere obiettivi precisi, documentarci. E non rincorrere le manifestazioni. Al vertice Nato, per esempio, non vedo perché dovremmo esserci». È categorico Luca De Fraia, uno dei 18 portavoce del Gsf e leader di Sdebitarsi. E sul futuro del movimento ha le idee chiare. «Agnoletto? Se rimane portavoce, non c?è problema. Altra cosa se dovesse dettare lui la linea?». Si accendono le polveri di un dibattito, attorno al futuro del Genoa Social Forum, che si fa di ora in ora più stringente. E testimonia che soffia aria di tempesta intorno alla prima riunione autunnale del Gsf, in programma a Bologna il 9 e 10 settembre. Dopo un?estate costellata di vicende giudiziarie, audizioni parlamentari e ipotesi, è arrivato il momento della resa dei conti? Per un altro esponente, Stefano Lenzi del Wwf-Rete di Lilliput, decisamente sì. «L?esperienza del Gsf come tale è conclusa», dice a Vita, «e la guida e i metodi del movimento sono tutti da discutere».
Buon autunno, Gsf. Se è vero che tutti i nodi vengono al pettine, è forse arrivata l?ora delle spaccature all?interno del movimento. Le testimonianze che abbiamo raccolto alla vigilia lo confermano. Ma che accadrà a Bologna questo fine settimana? Sull?agenda dei lavori, e sul clima dell?incontro (tra compagni? reduci? ex amici?) ci sono pochi punti fermi. Sfumata l?idea di convocare un?assemblea pubblica, banditi i giornalisti (rei di aver scritto troppe inesattezze, e fomentato pericolosi personalismi), ha preso corpo la linea dei ?pochi ma fidati?. Si vedranno così, in territorio neutro (un teatro o una sala affittata), meno di 40 persone: i 18 del Comitato dei portavoce, Agnoletto compreso, più i membri della segreteria organizzativa Gsf (una decina), più qualche invitato, probabilmente di area cattolica (si fanno i nomi di Tonio Dall?Olio, di Pax Christi, e di esponenti del Gruppo Abele e del Cnca).
L?ordine del giorno sarà sospeso tra passato e futuro. Nella prima parte della discussione si affronterà il dopo Genova, mettendo ai voti l?opportunità che il Gsf si costituisca parte civile nei processi contro le Forze dell?ordine. Quanto al futuro, i nodi da sciogliere sono tre: primo, la continuità dell?esperienza del Gsf, nella cui scia nel frattempo sono nati 50 Forum locali; secondo, l?appannata leadership di Agnoletto, cui qualcuno vorrebbe dare continuità con Gino Strada, il chirurgo di Emergency; terzo, le modalità e il terreno della lotta, che potrebbe rimanere ancorata ai grandi temi internazionali e scegliere la nonviolenza, oppure ammettere la ?disobbedienza civile? e affrontare anche altri argomenti, come contratti di lavoro, flessibilità, immigrazione. I rischi di spaccatura si giocano qui. Perché ormai non è un mistero che gruppi come Sdebitarsi o Rete di Lilliput siano ormai stanchi di certi metodi e di certe procedure. Quanto a una possibile guida di Gino Strada, Lenzi lo boccia: «È una persona rispettabilissima, ma con noi non c?entra».
Chi crede fermamente in un futuro del Gsf è invece Massimo Morettini, presidente di Arci Liguria e tra i fondatori del Forum genovese, per cui «fare tabula rasa sarebbe sbagliato. I portavoce devono mantenere il ruolo, e il Gsf ha molto lavoro da fare». Si spinge più in là Fiorino Iantorno di Attac: «Non perdiamo il tesoro dell?esperienza fatta, e continuiamo a confrontarci con tutti. Quanto agli obiettivi della lotta, non escludo nulla: anche i clandestini che arrivano in Puglia ci interessano, perché sono vittime della globalizzazione, così come i lavoratori interinali».

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