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Prevenzione

Gennaio a secco (senz’alcol) per un nuovo anno in salute

Un nuovo inizio senza alcol, ecco cosa propone il Dry January, sfida ormai internazionale che accende i riflettori sui rischi per la salute del consumo di bevande alcoliche e sulla prevenzione insufficiente di patologie e decessi che esse causano

di Nicla Panciera

Periodo dell’anno di buoni propositi e di strategie per rispettarli, gennaio è diventato ormai anche in Europa il mese del Dry January, termine inglese per gennaio secco, che indica la sfida di astenersi dal consumo di alcol per l’intero primo mese dell’anno, trentuno giorni consecutivi, lanciata oltre dieci anni fa dall’associazione no profit Alcohol Change Uk e diffusasi rapidamente in molti paesi. L’effetto nuovo inizio facilita, inoltre, l’instaurarsi di un’abitudine salutare che potrebbe durare a lungo come mostrano alcuni studi.

L’iniziativa aiuta molti a rendersi conto del proprio reale consumo di bevande alcoliche, troppo spesso tollerato perché ricondotto a tradizioni e abitudini nazionali, difese dai produttori e amplificate da molte associazioni che propongono bottiglie per raccolte fondi o aste solidali. Da almeno trent’anni sappiamo che tutti gli alcolici sono un fattore di rischio per la salute e sono i molti a impegnarsi per smascherare la disinformazione e i falsi miti sull’argomento, come Fondazione Airc che comunica regolarmente ogni nuovo risultato sugli effetti dannosi di quella sostanza tossica e neurotossica che è l’alcol etilico, causa di malattie e decessi che possono e devono essere evitati (qui un video riassuntivo di Fondazione Airc).

Un “solo” mese, per benefici duraturi

Dopo l’impennata di consumo durante le vacanze natalizie, il dry january è davvero una buona occasione per disintossicarsi; sentirsi in forze, dormire meglio e perdere peso sono tra i benefici visibili più immediati una volta superata l’iniziale irritazione per l’astinenza, ma i vantaggi possono essere duraturi. Non si tema l’effetto boomerang dell’astinenza: spesso, infatti, l’astensione dall’alcol o comunque una riduzione netta del consumo si protraggano nei mesi successivi. A ringraziarvi sarà il vostro sistema cardiovascolare (ipertensione, malattia coronarica, ictus, malattia arteriosa periferica e cardiomiopatia), il vostro fegato (steatosi epatica, epatiti, cirrosi; nelle aree del Nord Italia circa un terzo dei tumori del fegato è attribuibile all’abuso di bevande alcoliche), il vostro sistema nervoso (neuropatie, demenze) e tutti gli altri apparati dell’organismo.

Non esiste dose sicura

Secondo le principali agenzie internazionali di salute pubblica, l’alcol è una sostanza tossica e cancerogena, tanto che l’Agenzia internazionale contro il cancro Iarc di Lione lo classifica nel gruppo 1 “sicuramente cancerogeno per l’uomo”. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità Oms, non esiste un livello di consumo sicuro. Non bere alcolici è l’unico modo per evitarne gli effetti dannosi, nonostante l’erronea percezione ancora piuttosto diffusa consideri uno o due bicchieri di vino come qualcosa di innocuo, come da tempo evidenzia Fondazione Airc. I dati parlano chiaro: secondo un’analisi del 2021 proprio dello Iarc, il consumo di alcol è stata la causa di 3,3 milioni di morti nel 2020 e 6,3 milioni di casi, il 4% di tutti i tumori diagnosticati, in particolare esofago, fegato e mammella. Ma anche altri tipi di cancro sono attribuibili all’alcol: cavità orale, faringe, laringe, colon-retto e fegato, pancreas e stomaco.

L’alcol è cancerogeno

In Italia, tra il 2015 e il 2019 al consumo moderato di bevande alcoliche nelle donne italiane sono risultate attribuibili circa 5.300 nuove diagnosi e 1.300 decessi per tumore al seno; al consumo elevato di alcol sono risultati attribuibili 6.600 nuovi casi e 1.700 decessi. Nel complesso, sono 11.854 nuove diagnosi solo di tumore al seno dovute all’alcol, dunque evitabili. Che ci sia un bisogno urgente di aumentare la consapevolezza globale sulla tossicità dell’alcol è ripetuto da agenzie di salute. Del legame tra consumo di alcol e cancro si è parlato anche in una sessione dedicata all’annuale congresso europeo di oncologia medica Esmo, in cui è emerso che spesso sono gli stessi professionisti della salute a non dare il giusto peso al consumo di alcol dei propri pazienti, oggetti di raccomandazioni anche aspre in altri ambiti comportamentali, e derubricando l’alcol a peccato veniale.

Una pericolosa azione sinergica

Il rischio per la salute costituito dall’alcol aumenta in presenza di altri fattori di rischio, come il fumo e la sedentarietà, che agiscono in modo sinergico. In altre parole, i fattori di rischio si moltiplicano, non si sommano: l’alcol aumenta di 6 volte il rischio di sviluppare tumore del cavo orale e un fumatore ha un rischio 7 volte maggiore, chi fa uso di alcol e tabacco ha un rischio 35 volte maggiore (come vi abbiamo raccontato qui).

Bevitori nostrani

In Italia, a non astenersi dall’alcol sono il 52% dei pazienti con malattia epatica, l’11% delle donne in gravidanza, il 29% delle donne in allattamento. Secondo i dati sul consumo di alcol del sistema di sorveglianza Passi, nel biennio 2021-2022, meno della metà degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni (42%) dichiara di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (17%) ne fa un consumo definito a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione. Il binge drinking e il consumo fuori pasto sono elevati e in aumento nei giovani/giovanissimi e nelle classi più abbienti; il consumo abituale elevato è tipico delle classi più svantaggiate ed è in diminuzione; tra le donne, tutti i tipi di consumo sono in aumento.

Misure di salute pubblica per proteggere i cittadini

Secondo i ricercatori dello Iarc, per ridurre i casi di cancro provocati dall’alcol servono strategie di sanità pubblica, come quelle raccomandate dall’Oms stesso, tra cui «ridurre la disponibilità di alcol, aumento del prezzo tramite tassazione, etichettatura dei prodotti alcolici con un’avvertenza per la salute e divieti di commercializzazione». Ogni novembre cade la settimana europea di consapevolezza sui rischi causati dall’alcol (European Awareness Week on Alcohol Related Harm, Awahr) e quest’anno le raccomandazioni di Iarc e Oms sono state:

  • il contributo del consumo di alcol all’incidenza e alla mortalità per cancro dovrebbe essere chiaramente riconosciuto evitando l’uso di qualificazioni o aggettivi fuorvianti come il consumo “dannoso” o “eccessivo” di alcol o il “bere responsabile”.
  • dovrebbero essere adottate misure per informare con chiarezza il pubblico di questo rischio, dal momento che non è ben noto alla popolazione generale, compresa una maggiore diffusione delle raccomandazioni del Codice europeo contro il cancro.
  • il Piano d’azione europeo sull’alcol 2022-2025 dell’Oms/Ufficio Regionale per l’Europa e il Piano d’azione globale sull’alcol 2022-2030 dell’Oms raccomandano entrambi l’uso di etichette di avvertenze sanitarie (health warning labels) sui contenitori di bevande alcoliche per informare il pubblico sulle conseguenze per la salute del consumo di alcol.

Photo by Kelsey Knight on Unsplash


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