Welfare e diritti

Genitorialità, diritti sessuali e riproduttivi: come si evolve il welfare

Oggi le misure a sostegno dei diritti sessuali e riproduttivi stanno cominciando a comparire nei piani welfare di alcune realtà aziendali. Tra questi, supporti economici per il trattamento di fertilità e per il congelamento degli ovuli. Mentre resta aperto, in Italia, il tema del congedo mestruale

Oggi alcune aziende, soprattutto appartenenti a grandi gruppi, stanno iniziando a introdurre importanti novità tra le misure di welfare a favore dei genitori e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne.

Per citare un esempio, Bending Spoons, una delle principali aziende tecnologiche in Europa, offre ai propri collaboratori, indipendentemente da fattori come genere, stato civile e orientamento sessuale, un budget una tantum di 10mila euro per ogni collaboratore che intenda far ricorso a qualsiasi procedura o trattamento medico finalizzato a concepire o accogliere un bambino, inclusi congelamento degli ovuli, trattamenti di fertilità, adozione.

Ma in generale, su temi come questi, resta ancora tanta strada da fare.

Congedo mestruale: il dibattito, in Italia, resta aperto

Qualche mese fa la Spagna è diventato il primo Paese europeo a introdurre il congedo mestruale in ambito lavorativo; provvedimento adottato nel continente asiatico e australiano già da anni. Questo tipo di congedo tutela le donne che soffrono di dolori debilitanti dovuti alla dismenorrea primaria o secondaria (endometriosi, adenomiosi uterina, fibromi) dando loro il diritto di assentarsi dal lavoro per un dato periodo di tempo ogni mese.

In Italia se ne parla dal 2016, senza grandi risultati. Il nuovo ddl è stato depositato il 21 febbraio agli uffici della Camera dall’Alleanza Verdi-Sinistra, con la deputata Elisabetta Piccolotti prima firmataria. Prevede fino a due giorni di congedo a scuola e al lavoro per chi soffre di mestruazioni dolorose.

Secondo quanto emerge dai dati dell’Istat riferiti all’occupazione femminile attuale italiana, le donne occupate sono più di 9 milioni e secondo i dati del Ministero della Salute 3 milioni con diagnosi dismenorroica conclamata. Un dato non poco rilevante, che fa riflettere sull’importanza di prendere in considerazione quanto finora asserito in merito al provvedimento. Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal sostiene che, in media, la popolazione femminile perde l’equivalente di circa nove giorni di lavoro o di studio l’anno a causa del calo di produttività legato alla dismenorrea.

I diritti sessuali e riproduttivi, nel mondo, sono ignorati

diritti sessuali e riproduttivi delle donne, nel mondo, non sono considerati una priorità e questo contribuisce ad aumentare le discriminazioni di genere anche nel settore lavorativo. Global Health 50/50, una realtà che opera per l’uguaglianza di genere in ambito sanitario, ha rilevato che solo una delle 197 organizzazioni nel mondo specializzate in diritti sulla salute sessuale e riproduttiva offre delle policy aziendali di tutela in caso di mestruazioni, menopausa, trattamenti per la fertilità, aborto e congedo parentale.
Eppure, secondo il report, policy che aiutino i propri dipendenti ad affrontare questi aspetti, indipendentemente dalla loro identità di genere e dall’orientamento sessuale, contribuirebbero a eliminare barriere e discriminazioni e a creare comunità più sicure e inclusive, anche dal punto di vista della salute.

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