Mondo

Genesi di un trend.Doppia vacanza. Tutto comincio’ nel 91

Fu l'associazione ram a cominciare:portava piccoli gruppi di turisti in India e Sud Est Asiatico.A ruota ne seguono altre e ora sono piu' di 40.

di Emanuela Citterio

Per chi ha sempre diffidato del viaggio-pacchetto tutto compreso che ti evita qualsiasi scelta, il 2002 potrebbe essere l?anno della svolta. L?Onu lo ha dichiarato Anno internazionale dell?ecoturismo. Ma già da qualche tempo associazioni, viaggiatori, giornalisti, fotoreporter, mondo del volontariato e delle ong stanno sperimentando un nuovo modo di viaggiare. Nel ?91 è nata l?associazione Ram-Roba dell?altro mondo, che ha cominciato ad accompagnare piccoli gruppi in India e nel Sud est asiatico. A fondarla è stato Renzo Garrone che, da viaggiatore e cooperante nel Sud del mondo, ha cominciato a chiedersi se poteva esserci un modo più autentico di conoscere la realtà di questi Paesi. Da questa prima esperienza è nata l?Aitr-Associazione italiana turismo responsabile, che oggi raggruppa 42 realtà che offrono viaggi secondo i criteri della sostenibilità (vedi intervista a fianco, ndr). «La scelta di dormire nelle case o in piccoli hotel gestiti direttamente dalle comunità locali ci aiuta a conoscere meglio le persone e la vita del Paese che visitiamo», spiega Renzo Garrone. «Un altro dei criteri fondamentali è il no alla fretta: poche mete approfondite sono meglio del turismo mordi e fuggi in cui si consumano le destinazioni senza capire nulla». Un esempio? Un giorno a Katmandu, in Nepal, con Ram, prevede alla mattina la visita dei templi e al pomeriggio l?incontro con una comunità che si occupa dei bambini di strada. «I momenti passati con le persone, lasciandosi coinvolgere dagli incontri senza pretendere di organizzare ogni minuto, sono quelli che arricchiscono di più e che rimangono nell?esperienza di chi li ha vissuti», dice Garrone. Un altro criterio fondamentale del turismo responsabile è quello di fare in modo che i soldi spesi per il viaggio vadano direttamente alle comunità locali del Paese ospitante. «I rapporti continuativi con le comunità locali ci permettono di instaurare un rapporto anche a livello economico più equo. Cerchiamo insomma di evitare lo sfruttamento, e i circuiti di un industria turistica che lascia alle popolazioni ospitanti solo le briciole» continua Garrone. In Italia si fanno solo le spese essenziali: quelle per il biglietto aereo, per l?accompagnatore e per l?assicurazione. Tutto il resto viene speso in loco, dal vitto e alloggio, ai trasporti (spesso quelli pubblici), alle attrezzature necessarie. A ogni partecipante inoltre si chiede di contribuire con una quota fissa (circa 50 euro) a un progetto di sviluppo sostenuto da associazioni locali, «anche se la nostra proposta rimane di tipo turistico e non ha come scopo la visita a progetti di cooperazione» precisa Renzo Garrone. Già perché le anime del turismo responsabile sono tante, e si può viaggiare in diversi modi. A essere direttamente collegato con il mondo della cooperazione internazionale è Cta-Volontari per lo sviluppo, un consorzio nato nel 2000 su iniziativa di quattro ong (Celim, Cisv, Cmsr e Mlal). In questo caso, a guidare il gruppo sono i volontari italiani che conoscono bene il Paese. La visita ai progetti di cooperazione con la società civile locale e l?incontro con la gente sono al centro del viaggio, che resta comunque una vacanza e non trascura le spiagge, i parchi naturali, la storia e l?arte, insomma tutte le bellezze di un Paese. Viaggi di approfondimento nel Sud del mondo sono proposti anche dai missionari e da associazioni locali dei Paesi ospitanti. Esperienze di condivisione che coinvolgono negli ultimi anni un numero sempre maggiore di giovani. Tutto in nome di un viaggio che aiuti ad aprire gli occhi sul nuovo, a incontrare altre persone e altri modi di vivere.


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