Non profit

Generazione Hikikomori

Ragazzi che vivono in casa solo con internet e fumetti: sono 1 milione in Giappone. Ora è allarme anche in Italia

di Maurizio Regosa

«Hikikomori è una parola giapponese che indica il comportamento di quei ragazzi che per anni vivono in casa, senza affrontare la vita: solo internet e fumetti. In Giappone gli Hikikomori sono circa un milione, l’1% della popolazione, il 2% degli adolescenti. In Italia il fenomeno sta iniziando a diffondersi». A scrivere, con estrema proprietà, queste righe sono due giovanissimi redattori di un giornale scolastico (lo potete consultare sul sito: http://talpaonline.altervista.org/portale/index.php). Il pezzo è firmato da Mirko Aresu e Davide Vitale: due ragazzi che frequentano la scuola media di Fontaneto d’Agogna (2500 abitanti in provincia di Novara) e partecipano alla realizzazione di un giornale di classe, un’avventura partita su carta e ora approdata al più ecologico e rapido digitale e giunta ormai al sesto anno di vita. Un’esperienza molto interessante sotto diversi punti di vista (non a caso il progetto, coordinato da Federica Pellegrino, è tra i finalisti al Global Junior Challenge, premio promosso dalla Fondazione Mondo digitale ormai giunto alla 5 edizione: la celebrazione del vincitore avverrà il 9 ottobre; vedi www.mondodigitale.org).

Una scuola moderna

Imparare e divertirsi. Non è forse questa la maniera migliore di portare avanti un processo d’apprendimento? Ogni settimana i ragazzi si riuniscono, discutono e assegnano i pezzi. Hanno poi qualche giorno per realizzare interviste o sondaggi, scrivere cronache di esperienze o racconti e testimonianze (ci sono anche le rubriche: recensioni di film, di libri e musicali). Avvicinandosi sempre meglio (e in prima persona) alla scrittura nelle sue diverse forme e con i suoi differenti stili, all’uso intelligente di Internet e in generale di una comunicazione rapida e veloce. Un’esperienza che sarà  senz’altro preziosa per questi studenti (è possibile grazie all’uso di un content management system, che permette loro di interagire con la rete, di essere aggiornati in tempo reale e addirittura di accedere al giornale mediante il loro cellulare).

Effetti collaterali molto desiderabili

Non basta. Usando Internet e conoscendone le potenzialità, crescono internauti consapevoli e molto avveduti. Non a caso sono proprio questi giovanissimi redattori a mettere sull’avviso i loro coetanei scrivendo di un fenomeno non troppo conosciuto ma per molti aspetti inquietante, l’Hikikomori appunto (sul quale potete guardare, cliccando qui a sinistra, il pregevolissimo corto d’animazione che uno studente della Kingston University, Jonathan Harris, ha realizzato nel 2008 come tesi di laurea). Un cortocircuito psicologico che cattura e imprigiona al video e che sta prendendo sempre più piede anche da noi. Leggete come prosegue l’articolo dei due ragazzi: «In Lombardia, in un paese vicino all’aeroporto, Alex, un ragazzo di sedici anni, vive rinchiuso nella sua stanza di venti metri quadrati, scandita dal rombo degli aerei di Malpensa. Valentina vive rinchiusa da parecchio tempo in un appartamento sull’Adriatico; Luca solo di recente è uscito dal suo guscio in Gallura. Ci sono molti più maschi che femmine, anche over 18, che sono colpiti da questo morbo… I ragazzi Hikikomori sono quei ragazzi insomma che sostituiscono la vita reale con quella virtuale. La vita virtuale non è faticosa come quella reale ed è più facile da vivere: ci si può inventare un personaggio forte, che non è costretto a subire le frustrazioni, le paure che la vita vera produce!». Certo ci sarà anche lo zampino di un’insegnante. Ma non è questo il punto. Quel che colpisce e che senz’altro farà riflettere gli esperti di disagio giovanile (molti dei quali saranno a Milano al convegno di Child Helpline International dal 5 al 7 ottobre Palazzo Visconti Socrea, Via Cino del Duca, 8) è la consapevolezza che questi internauti dimostrano di aver raggiunto nei confronti dell’universo digitale, delle sue opportunità e dei suoi pericoli.

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