Formazione
Generare luoghi comunitari: la terza tappa di “Road to Social Change”
Prosegue il percorso dell’iniziativa organizzata da UniCredit per formare i Social Change Manager del Terzo settore italiano. Al centro dell’incontro la valorizzazione e rigenerazione delle aree interne e delle periferie urbane, coinvolgendo l’intera comunità e le filiere produttive più rappresentative del territorio
Dopo la tappa siciliana e quella napoletana, prosegue il percorso verso nord di "Road to Social Change", l’iniziativa organizzata da UniCredit, nell'ambito della sua Banking Academy, in collaborazione con Aiccon, Politecnico di Milano – Centro di Ricerca Tiresia, MIP Graduate School of Business e Fondazione Italiana Accenture e TechSoup.
In questo percorso in 7 tappe dedicato al Terzo settore che può oggi giocare un ruolo da protagonista anche nel processo di ripartenza del Paese oggi, 22 giugno è stata la volta del centro Italia mettendo sul tavolo il tema della rigenerazione dei luoghi coinvolgendo le comunità. «Aree interne e periferie sono luoghi che, come abbiamo potuto sperimentare in occasione della pandemia, sono particolarmente resilienti e oggi», ha introdotto Stefano Arduini, direttore di Vita e moderatore dell’incontro «la rigenerazione dei luoghi partendo dalle comunità è una sfida nazionale»
«La rigenerazione dei luoghi rappresenta uno straordinario strumento di partecipazione delle persone alla vita di comunità, un modo per valorizzare le periferie urbane coinvolgendo non solo la comunità ma le filiere produttive del territorio e un’opportunità di inclusione sociale dei soggetti deboli e un momento di crescita della dimensione economico-imprenditoriale delle organizzazioni del Terzo settore», ha commentato Salvatore Pisconti, Responsabile per il Centro Italia di UniCredit. «Come UniCredit lavoriamo da tempo in questa direzione supportando le associazioni del Terzo settore che negli anni stanno dimostrando di saper generare anche valore economico attraverso il recupero del patrimonio artistico e culturale e di alcuni beni abbandonati delle nostre Città, generando nuovi posti di lavoro» Pisconti ha portato l’esempio della realizzazione di un albergo etico a Roma che haa previsto l’inclusione lavorative di persone con disabilità.
La parola è quindi passata a Sara Rago, coordinatrice Area Ricerca Aiccon che ha definito il perimetro del concetto di luoghi mostrando come in queste challenges il punto di approdo sia l’impatto sociale, area in cui il Terzo settore la fa da protagonista nel potenziamento delle società e dei territori soprattutto nella macro regione che comprende Abruzzo, Lazio, Molise e Sardegna dove si contano circa 55mila organizzazioni di cui il 75% operante nel settore della cultura, dello sport e della ricreazione e che hanno entrate per 19 miliardi di euro impiegando oltre 800mila volontari e quasi 150mila dipendenti. «Il luogo è un ecosistema capace di tenere insieme la dimensione pubblica e privata divenendo laboratori di inclusione aperta e di sviluppo dal basso».
Fabrizio Barca, coordinatore Forum Disuguaglianze e Diversità ha voluto ricordare come la presenza di vaste aree interne o costiere inutilizzate sia il frutto di determinate scelte politiche. Mentre ora con la pandemia si è potuto vedere un ritorno alla crescita «non nei luoghi dove si cresceva prima, ma in tutti e questo vuol dire che è maturata una consapevolezza: anche nel Pnrr c’è una parte territoriale e una strategia per le aree interne». Barca ha poi voluto lasciare ai partecipanti quattro parole per costruire: conoscenza, confini/luoghi, Confronto e Formazione.
Alla tavola rotonda sul tema “Il Terzo settore per lo sviluppo territoriale” hanno partecipato Massimiliano Monetti (a sinistra nella foto), presidente di Confcooperative Abruzzo che ha illustrato Il caso di “Borghi in Rete – Abruzzo” e Francesca Elisa Leonelli (a destra), con il caso di Retake Roma di cui è presidente. «L’Abruzzo, come altri ambiti hanno grandi ricchezze e noi dopo il terremoto dell’Aquila abbiamo capito che accanto alla ricostruzione dei muri occorreva ricostruire le comunità e le loro microeconomie. E chiamati a ricostruire sono proprio i detentori di quel patrimonio, cioè chi abita quei luoghi», ha sottolineato Monetti parlando delle cooperative di comunità, delle imprese compartecipate e soprattutto dell’importanza delle rete. Nel passare la parola a Leonelli il balzo è stato dai borghi ai quartieri di Roma «come Retake facciamo rete tra i borghi urbani che possono essere laboratori per ricreare un tessuto sociale». Settanta i gruppi attivi nel territorio della capitale.
L’iniziativa odierna si è chiusa anche in questa tappa con un focus specifico sulla digitalizzazione, durante il quale Fabio Fraticelli di TechSoup Italia ha illustrato strategie e strumenti di micro-local ecommence a favore della rigenerazione dei luoghi.
Nelle prime due tappe di Road to Social Change sono state affrontate due importanti sfide economiche per il nostro Paese: “Valorizzare le filiere culturali turistiche e agroalimentari” e “Generare nuove infrastrutture sociali”. Sfide economiche in cui la contaminazione tra profit e non profit può innescare, valorizzare e accompagnare processi di cambiamento e innovazione ad alto impatto sui territori e sulle comunità che lo abitano.
Dopo la tappa virtuale del Centro Italia, Road to Social Change, continuerà il suo percorso in Italia il 21 settembre, dal Centro Nord, il tema sarà "Sviluppare un welfare comunitario ed economie coesive"; il 19 ottobre, dal Nord Est si punterà l'attenzione su come "Promuovere l'economia circolare attraverso le comunità intraprendenti"; il 16 novembre, dal Nord Ovest, ci si focalizzerà sul come "Promuovere città e nuovi ecosistemi inclusivi"; il 3 dicembre si chiuderà il viaggio in Lombardia parlando di come "Valorizzare le infrastrutture digitali per generare impatto sociale".
Ogni tappa sarà seguita da due seminari locali, permettendo ai partecipanti di acquisire un kit di nuove competenze, rinforzate da approfondimenti on demand fruibili su ideatre60, la piattaforma digitale di Fondazione Italiana Accenture. Al termine del percorso si otterrà l'Open Badge di Social Change Manager (una certificazione digitale di conoscenze, abilità e competenze acquisite) rilasciato dal MIP – Politecnico di Milano Graduate School of Business.
In apertura photo to Jason Leung on Unsplash
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