Non profit

Gelmini: sei anni per riassorbirli

Sono 220mila per 20mila posti vacanti

di Redazione

L’esercito di oltre 200 mila precari che premono per entrare nel mondo della scuola potrebbe essere ‘assorbito’ nell’arco di 6-7 anni. Lo ha affermato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini presentando oggi le nuove regole per la diventare docenti. “Abbiamo la ragionevole certezza che gli attuali 220 mila precari possano essere assorbiti nell’arco dei prossimi 6-7 anni – ha detto Gelmini – ciò agevolerà i nuovi insegnanti. Dal 2011, infatti, le nuove lauree partiranno in base a un sistema di programmazione”. Il ministro ha quindi sottolineato che molti precari troveranno lavoro a breve grazie al decreto salva-precari e agli accordi con le Regioni.

Quello dei precari della scuola ”è un problema di disoccupazione gravissimo, una vera piaga sociale molto dolorosa, ereditata dal passato, per la quale in un momento di crisi economica è difficile se non impossibile dare risposta”. I precari nelle graduatorie a esaurimento, ha ricordato il ministro sono 220.000, una cifra che può salire a 500-600mila se si considerano anche i precari inseriti nella graduatorie dei singoli istituti. I posti vacanti sono circa 20.000 e dunque va da sé che non c’è spazio per tutte le 220mila persone che chiedono lavoro.

«Èun problema di disoccupazione pesante rispetto al quale il Governo ha dato alcune risposte e cercherà di darne altre. Posso tuttavia garantire l’impegno del Governo per valutare tutte le strade possibili per alleggerire la situazione dei precari, tenendo però sempre presente che il nostro primo compito è quello di evitare l’insorgere di nuovo precariato”. Il ministro ha quindi informato che l’amministrazione quest’anno ha completato le operazioni relative ai trasferimenti (140.000 domande esaminate e 74.000 trasferimenti decisi), che tutte le immissioni in ruolo sono state fatte (10.000 nuove per gli insegnanti e 6.500 per gli Ata) e che sono stati previsti 3.500 docenti in più per il sostegno (1.000 in più sull’organico di fatto pro-tempore).

Tra le nuove regole per diventare insegnanti previste dal Regolamento sulla formazione dei docenti ci sono il tirocinio da svolgere direttamente a contatto con le scuole, lauree specifiche per ciascuna classe di abilitazione, stop all’accesso illimitato alla professione. “Oggi – ha sottolineato il ministro – inseriamo un nuovo tassello nella riforma destinata a cambiare il nostro sistema scolastico. Un tassello fondamentale, perché riguarda la formazione iniziale dei futuri insegnanti. Prevediamo una selezione severa, doverosa per chi avrà in mano il futuro dell’Italia e sostituiamo alle vecchie Ssis un percorso di lauree magistrali specifiche e un anno di tirocinio coprogettato da scuole e università, concentrato nel passaggio dal sapere al saper insegnare”.

Per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado sarà necessaria la laurea magistrale ad hoc completata da un anno di Tirocinio formativo attivo; è prevista una rigorosa selezione per l’ingresso alla laurea magistrale a numero programmato basato sulle necessità del sistema nazionale di istruzione, composto da scuole pubbliche e paritarie. L’anno di Tirocinio formativo contempla 475 ore di tirocinio a scuola (di cui almeno 75 dedicate alla disabilità) sotto la guida di un insegnante tutor.

Tutti i vecchi laureati, ha precisato Gelmini, potranno conseguire l’abilitazione per la secondaria di primo e secondo grado accedendo, dietro il superamento delle prove di accesso (test preselettivo, esami scritti e orali), all’anno di Tirocinio formativo attivo a numero programmato, che potrà essere attivato da questo anno accademico. Per l’accesso al percorso è valorizzato il servizio svolto a scuola, il dottorato di ricerca e l’attività svolta in università.

Inoltre, ”bisogna superare gli scatti di anzianità che sono una cosa di cui non andare orgogliosi, non è da Paese civile l’avanzamento in base al tempo e non al merito. Dobbiamo avere il coraggio di colmare questa lacuna”, ha sottolineato Gelmini aggiungendo che bisognerà valutare insieme ”se farlo per via contrattuale o legislativa, scegliendo la via meno conflittuale, ma il sistema degli scatti, che oggi la manovra ha bloccato, va superato. Quel che serve è la valorizzazione della professionalità degli insegnanti. Del resto – ha evidenziato – lo chiede la stessa categoria: secondo sondaggi il 70% dei professori chiede di essere valutato e premiato sulla base del proprio lavoro”.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.