Non profit

Gelmini, che mamma sei?

Lettera aperta al ministro dell'Istruzione

di Gabriella Meroni

«Non starò a casa neanche un giorno». Così la ministra Mariastella Gelmini aveva promesso subito dopo l’annuncio, lo scorso novembre, della sua gravidanza. Ed è stata di parola: il 7 aprile, ancora al lavoro, si faceva intervistare sul risultato delle regionali; il 10 era in ospedale per la nascita della figlia Emma, il 21 dello stesso mese di nuovo al ministero, per la firma della legge sulle graduatorie regionali dei docenti. Dieci-giorni-dieci di congedo maternità e hop, in ufficio. Ma non in silenzio: «Stare a casa dopo il parto è un privilegio», ha detto la Gelmini, «sono poche le donne che possono permettersi mesi di assenza. Bisogna fare sacrifici».

Ok, Mariastella, ci hai deluso anche tu. Intendiamoci, sei in buona compagnia. Prima di te in Europa altre due ministre in carica, la francese Rachida Dati e la spagnola Carme Chacòn erano diventate mamme, tornando entrambe al lavoro subito dopo il parto (la Dati addirittura 120 ore dopo).

È una scelta? Può darsi. Sicuramente vuole essere una dimostrazione di forza: non solo mi hanno eletto ministro, è il messaggio della puerpera-stakanov, ma mi sono anche permessa di fare un figlio in corso di mandato; ho un’eccezionale tempra fisica (a dieci giorni dal parto la primipara media, soprattutto over 35, ha l’energia di un pachiderma agonizzante) e devo rientrare perché senza di me il Paese è allo sbando.

Bella favola, basta crederci. La verità, temo, è un’altra, e fa piacere soltanto alla categoria che in fatto di potere non deve dimostrare niente a nessuno: gli uomini. Se fossi veramente potente, cara Mariastella, non avresti avuto bisogno di scusarti per la gravidanza (cos’era quel «non starò a casa neanche un giorno!», se non un «perdonatemi, è successo ma non ve ne accorgerete nemmeno»?); avresti aspettato il parto naturale con i suoi tempi non programmabili; ti saresti presa i mesi necessari (la legge ne prevede cinque) per riposare, allattare la tua bambina e stare con lei, non perché sia un privilegio, ma perché è un diritto tuo e soprattutto di tua figlia.
E invece no. Per rimanere ministro hai dovuto «maschilizzare» la maternità, fin quasi ad annullarla. Niente riposo a otto-nove mesi quando…PER CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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