Hanno avuto vita breve, soli tre giorni, i primi embrioni ibridi creati in Gran Bretagna all’universita’ di Newcastle upon Tyne, dopo il definitivo via libera della Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) lo scorso 17 gennaio. Troppo poche 72 ore di vita, e 32 cellule, per consentire l’estrazione delle staminali dagli embrioni creati da ovociti animali svuotati del loro Dna e in cui viene inserita una cellula umana. Un escamotage per trovare nuove cure a malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer.
Per ottenere staminali embrionali e’ necessario che le cellule ibride, o chimera, raggiungano almeno il sesto giorno di vita. Secondo i ricercatori britannici la ‘morte prematura’ dei primi embrioni ibridi non e’ un fallimento, bensi’ “i risultati preliminari di una sperimentazione ancora all’inizio”, come ha spiegato lo stesso coordinatore della ricerca, Lyle Armstrong, che lo scorso 25 marzo in Israele ha presentato la sperimentazione. L’esperimento, molto contestato da gruppi religiosi e da alcuni politici britannici, e’ stato ‘promosso’ dai cittadini interpellati dall’Hfea prima della concessione del ‘via libera’. E ha ricevuto l’appoggio del primo ministro Gordon Brown oltre che della comunita’ scientifica.
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