Sostenibilità
GB: boom del Commercio equo solidale
Lo scorso anno le vendite dei prodotti del settore in cui viene garantito un pagamento equo ai coltivatori dei Paesi in via di sviluppo sono svettate nel Regno Unito di oltre il 50%.
di Paul Ricard
I consumatori britannici sono i maggiori sostenitori al mondo del commercio equo e solidale: lo scorso anno le vendite dei prodotti del settore in cui viene garantito un pagamento equo ai coltivatori dei Paesi in via di sviluppo sono svettate nel Regno Unito di oltre il 50%. Pur essendo tra i maggiori consumatori di fast food e cibi di scarsa qualita’, i sudditi di Sua Maesta’ sono invece risultati molto sensibili al concetto del commercio equo e solidale (Fairtrade) e lo scorso anno hanno speso per i prodotti del settore 140 milioni di sterline, circa 210 milioni di euro. Secondo i dati resi noti dalla Fairtrade Foundation, il caffe’ e’ il prodotto che va piu’ forte, incluso quello in tazza, venduto da catene di bar come Starbucks, Costa Coffe e Pret a Manger. I cittadini britannici bevono oltre 3 milioni di bevande calde ‘fairtrade’ (caffe’, cappuccino e cioccolata) al giorno. Tra gli altri prodotti piu’ venduti figurano le banane (circa 500 mila al giorno) la cioccolata, il the’ ed una serie di nuovi prodotti come fiori, vino e olii da cucina. Nel Regno Unito sono disponibili oltre 800 prodotti con il marchio ‘commercio equo e solidale’, provenienti da 49 Paesi in via di sviluppo. ”I cittadini britannici – ha commentato Harriet Lamb, executive director di Fairtrade Foundation – hanno mostrato enorme generosita’ verso le persone colpite dallo tsunami e la loro reazione e’ altrettanto massiccia quando si tratta di acquistare prodotti che beneficiano i coltivatori dei Paesi in via di sviluppo”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.