Medio Oriente
Gaza, più di 600mila bambini sono intrappolati a Rafah
«L'espansione delle operazioni militari israeliane a Rafah, il principale punto di ingresso degli aiuti a Gaza, rischia ora di far deragliare ulteriormente la fornitura di aiuti nell’enclave assediata poiché sarà impossibile per gli operatori umanitari fornire aiuti in modo sicuro ed efficace», denuncia Save the Children
di Redazione
«La maggior parte della popolazione sfollata di Gaza – più di 1,3 milioni di persone tra cui più di 610mila bambini – è intrappolata a Rafah in un’area pari a meno di un quinto della superficie totale dell’enclave, senza alcuna possibilità di fuga, mentre gli attacchi israeliani si intensificano», denuncia Save the Children.
«All’inizio di questa settimana», continua la nota dell’organizzazione, «è arrivato l’avvertimento dell’Onu che il bombardamento indiscriminato di aree densamente popolate potrebbe costituire un crimine di guerra. Nel corso dei quattro mesi trascorsi dall’inizio dell’escalation militare israeliana a Gaza in seguito agli attacchi del 7 ottobre contro Israele, più della metà della popolazione di Gaza è fuggita a Rafah scappando dalle operazioni nel nord e nel centro della Striscia e seguendo gli “ordini di evacuazione” emessi da Israele».
Queste famiglie sono ora stipate in un’area di appena 62 kmq – meno di un quinto della superficie totale di Gaza di 365 kmq, già una delle aree più densamente popolate al mondo – e la maggioranza dorme in tende improvvisate o all’aria aperta perché i rifugi esistenti non sono sufficienti. Le famiglie sono alla ricerca sempre più disperata di cibo, acqua e cure mediche, secondo Save the Children.
L’Organizzazione afferma che l’espansione delle operazioni militari israeliane a Rafah – il principale punto di ingresso degli aiuti a Gaza – rischia ora di far deragliare ulteriormente la fornitura di aiuti nell’enclave assediata poiché sarà impossibile per gli operatori umanitari fornire aiuti in modo sicuro ed efficace.
Dal 1° febbraio, almeno un convoglio umanitario che trasportava cibo a Gaza è stato colpito da colpi di arma da fuoco della marina israeliana e, secondo quanto riportato dalle Nazioni Unite, diversi operatori umanitari sono stati uccisi mentre erano in servizio. Tutto questo è accaduto nonostante le organizzazioni umanitarie abbiano fornito le posizioni alle autorità israeliane attraverso un apposito sistema di notifica.
L’escalation dei rischi nella zona di Rafah e per la consegna degli aiuti arriva poche settimane dopo la decisione di alcuni governi donatori di sospendere i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa), il più grande fornitore di aiuti a Gaza.
«È difficile immaginare che le cose possano peggiorare ulteriormente per la popolazione di Gaza rispetto agli ultimi quattro mesi, ma se le forze israeliane dovessero rafforzare il loro intervento a Rafah, ciò che accadrà andrà oltre i nostri peggiori incubi. Dopo che le autorità israeliane hanno detto alla gente di Gaza che Rafah è un luogo sicuro in cui fuggire, l’80% della popolazione – di cui metà sono bambini – è ora stipata in quest’area, molti senza muri o tetti che possano ripararli e proteggerli. Il nostro personale e le altre organizzazioni umanitarie non possono distribuire aiuti sotto il fuoco degli incessanti bombardamenti, e gli sforzi per garantire protezione al personale e alle operazioni umanitarie continuano a essere vani. Gran parte della comunità internazionale finora ha fallito nel tentativo di proteggere i minori. Siamo di fronte ad una grande prova. Rispetteranno il diritto internazionale e il diritto alla vita dei bambini? O rimarranno a guardare mentre le vite e il futuro dei più piccoli vengono decimati?», ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati.
Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e definitivo per salvare e proteggere la vita dei bambini a Gaza. Inoltre, chiede a tutti gli Stati di fermare immediatamente il trasferimento di armi, componenti e munizioni a gruppi armati israeliani e palestinesi poichè esiste il rischio che vengano utilizzate per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario o dei diritti umani.
L’Organizzazione chiede inoltre a tutti i governi donatori e al resto della comunità internazionale di riprendere e aumentare i finanziamenti per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione il più rapidamente possibile.
Rafah/AP Photo/Fatima Shbair
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