Volontariato

GAZA. Ong: “Nostro lavoro ostacolato come mai in passato”

La denuncia è dell'Aida, network di più di 40 organizzazioni presenti nella Striscia e in Cisgiordania. "Israele impedisce l'accesso umanitario da settimane: non si può continuare così". Sempre a Gaza, arrestata la giornalista Amira Hass

di Daniele Biella

Senza precedenti. E’ l’opposizione dell’esercito di Israele, e quindi del governo della Knesset, all’accesso degli operatori delle ong internazionali alla Striscia di Gaza, fazzoletto di terra in cui da quasi due anni un milione e mezzo di palestinesi sono chiusi in quella che viene definita da molti osservatori “una prigione a cielo aperto”.

La denuncia di quanto sta accadendo nella Striscia arriva da Aida (Associazione internazionale delle agenzie di sviluppo), rete di più di 40 ong presenti sui territori israelo-palestinesi, da Oxfam a Save the Children, da Coopi a Ucodep, da Msf a Gvc, da Cisp a Terres des hommes. “Non è mai stato facile avere i permessi per attraversare con continuità il valico di Erez, check point israeliano di accesso alla Stricia di Gaza, ma quello che succede in questi ultimi tempi è inaccettabile”, riporta la nota di Aida, “l’ente addetto ai permessi, il Cla, semplicemente non risponde a nessuna richiesta, imponendo così una vera e propria barriera all’accesso umanitario”.

“In particolare, la restrizione di accesso per cibi e materiali a scopo umanitario (medicine, pannolini, materiali per costruzione) hanno ridotto drasticamente la portata degli interventi internazionali” continua l’appello di Aida, “per non parlare dell’aumento nei costi di trasporto e nella limitazione alle proprie azioni che varie ong hanno dovuto affrontare. In molti casi, inoltre, è stato negato l’accesso alla Striscia agli stessi operatori umanitari, senza spiegazioni opportune”.

Ma il peggio arriva ora: “Nelle ultime tre settimane la situazione è ulteriormente deteriorata: i cooperanti di almeno 12 ong hanno tentato di entrare nella Striscia ma sono state respinte con telefonate previe o direttamente al check point. L’unica eccezione è stata quella di Msf Francia”, spiega Aida. Il 23 novembre è stato negato l’accesso anche al Nunzio apostolico. “Queste restrizioni colpiscono anche la stampa mondiale: dal 5 novembre a nessun giornalista internazionale è stata concessa l’entrata a Gaza”.

In questo senso, c’è un’altra notizia che fa scalpore: è l’arresto, riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, della propria giornalista Amira Hass, conosciuta anche dai lettori italiani perchè firma del settimanale Internazionale. La giornalista, che si era introdotta nella Striscia via mare eludendo i controlli del proprio esercito, è stata fermata al check pointi di Erez, tenuta per qualche ora in arresto e poi liberata in attesa del processo che si terrà la prossima settimana. E’ dal giugno 2006, all’indomani del rapimento del soldato Gilad Shalit (oggi ancora nelle mani di Hamas), che Israele nega ai propri cittadini l’ingresso nella Striscia di Gaza.

L’appello della rete di ong, intanto, è stata inviata anche all’Ocha, l’ente delle Nazioni unite presente in Israele e nei Territori palestinesi. “Chiediamo ai donatori internazionali di capire quanto sia importante impegnare il governo israeliano a liberare l’accesso delle ong alla Striscia”, si conclude la denuncia, “e quindi di farci capire, anche tramite mezzo scritto, gli scopi del tipo di politica che stanno mettendo in atto”.

Un gruppo di 28 cooperanti italiani, lo scorso 27 novembre, aveva consegnato al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in Israele e nei Territori, una lettera (che alleghiamo in alto a sinistra, ndr) che informava sulla difficile situazione in atto nella zona, conseguenza diretta di alcune pratiche controproducenti come l’embargo a Gaza e la costruzione senza sosta del muro di separazione in Cisgiordania.

Nel frattempo, la popolazione civile continua a morire. Oggi a Gaza hanno perso la vita due palestinesi, tra cui un ragazzo di 15 anni, a causa di un raid aereo dell’Idf (‘Israeli defense forces’, l’esercito), confermato dagli stessi militari. Poco prima, ignoti avevano sparato alcuni razzi Qassam dalla Striscia verso l’insediamento israeliano che si trova a poca distanza dal confine.

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