Medio Oriente

Gaza, la testimonianza di un attivista: «Non capisco se siamo in un film, un incubo o è la realtà»

Adham Yaghi è un giovane attivista di ActionAid Palestina che si trova a Khan Youni: «Non c'è più una goccia d'acqua a Gaza, non una goccia di acqua pulita e potabile. Se non moriremo per i bombardamenti, moriremo per disidratazione»

di Redazione

Adham Yaghi è un giovane attivista di ActionAid Palestina che si trova a Khan Younis. Nel suo audio aggiorna con urgenza la sua situazione a Gaza. Non riesce a mettersi in contatto con la famiglia e gli amici per dire loro che è ancora vivo.

«Sono Adham Yaghi da Gaza, sono davanti all’ospedale», dice nella nota audio. «Se mi chiedete com’è la situazione qui, cosa stiamo vivendo? Non lo so. Non riesco a capire se siamo in un film, in un sogno, in un incubo o se questa è la realtà. Onestamente, non lo so. Oggi ci siamo svegliati con tre diversi massacri in varie zone. Oggi è l’undicesimo giorno dall’inizio della guerra. Non c’è più una goccia d’acqua a Gaza, non una goccia di acqua pulita e potabile. Alcune persone hanno dei pozzi, ma abbiamo bisogno di elettricità (che ci manca) per attingere acqua e abbiamo bisogno di un generatore, che a sua volta ha bisogno di gas. Chi ha un po’ di gas è abbastanza fortunato da di tenere accesi i loro generatori e di risparmiare acqua, ma non so cosa succederà quando l’ultimo litro di gas risparmiato finirà. Per quanto riguarda il cibo, Gaza sta soffrendo della più alta percentuale di disoccupazione di tutto il mondo. Anche coloro che hanno un lavoro dipendono da salari giornalieri. Oggi l’intera Striscia di Gaza non lavora. Ci troviamo a procurarci cibo come nei secoli antichi. Nel frattempo, il fantasma della morte incombe sul cielo di Gaza. Oltre 2.800 persone dall’inizio dell’aggressione sono morte, tra cui più di 700 bambini, oltre 12mila sono i feriti, più di mille sono intrappolati sotto le macerie. Israele bombarda le case e la gente rimane sotto le macerie. Le squadre di pronto intervento sono sovraccariche e non riescono a raggiungere le persone sotto le macerie a causa dell’elevato numero di casi.  Ci sono oltre 400mila sfollati nelle scuole dell’Unrwa, senza alcun servizio. Dormono su pavimenti duri, senza cuscini, materassi, cibo, acqua o qualsiasi altro tipo di necessità umana di base. Circa 600mila persone sono state sfollate o presso i loro parenti, o presso alcune persone che li hanno accolti, o per strada. Hanno appena portato una vittima mentre sto registrando.  Spero che Dio li protegga. La situazione a Gaza è davvero catastrofica, non riesco a immaginare come il mondo sia in grado di comprendere e non sia in grado di fermare i crimini in corso. Vivo qui e non capisco, non conosco il mondo. Questa guerra deve finire il prima possibile. Se non riceviamo acqua, la gente morirà. Se non di sete, morirà di puro terrore. Se non moriremo per i bombardamenti, moriremo per disidratazione. La situazione è al di là di quanto il cervello possa immaginare e richiede un’azione immediata. Alla fine diciamo: la speranza potrebbe bloccarsi, ma non muore mai. La vita tornerà alla normalità. Colgo l’occasione di inviare la mia voce a tutti gli amici, i parenti e le persone che conosco in giro.  non riesco a contattare nessuno. Ma sono ancora vivo e lo rimarrò».

L’appello di ActionAid

«L’Unione Europea», afferma ActionAid a seguito di una dichiarazione del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, «deve chiedere con coraggio un cessate il fuoco immediato e la fine dei bombardamenti che colpiscono le infrastrutture civili e mediche a Gaza».

«La dichiarazione è stata al di sotto delle aspettative per quanto riguarda una chiara richiesta di revoca dell’ordine di evacuazione emanato da Israele e per la fine immediata dei bombardamenti indiscriminati alle infrastrutture civili e mediche.  Nella sua dichiarazione durante la riunione del Consiglio europeo di ieri, Michel ha chiesto un piano per garantire che l’assistenza umanitaria raggiunga i civili palestinesi. ActionAid accoglie con favore l’appello a far giungere gli aiuti umanitari ai civili, ma sollecita un’azione più incisiva per proteggere gli aiuti umanitari e gli operatori e per porre fine all’escalation a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme e in Israele, in conformità con il diritto umanitario internazionale. ActionAid è preoccupata dal fatto che l’Unione Europea e i suoi Stati membri non abbiano reso pubblico alcun piano per affrontare la preesistente crisi umanitaria, che in passato ha ostacolato l’accesso ai bisogni di base da parte dei palestinesi nei Territori Palestinesi Occupati».

Credit foto: Saher Alghorra / Zuma Press / Avalon

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