Medio Oriente

Gaza, la strage dei civili affamati

Le immagini in bianco e nero che stanno circolando, riprese da un drone, vanno ben oltre il drammatico: nel nord della Striscia i civili affamati si accalcano attorno a un convoglio umanitario. Ma l’esercito israeliano apre il fuoco. È di oltre 100 il bilancio dei morti, e i feriti sono più di 750. Indignazione della comunità internazionale e richieste di un’indagine indipendente per accertare i fatti. La Commissione Europea sblocca i fondi per l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente

di Anna Spena

Dallo scorso 7 ottobre nella Striscia di Gaza sono state uccise più di 30mila persone. Ma qui adesso non si muore solo per le bombe, ma anche per la fame.

Le immagini in bianco e nero riprese da un drone che stanno circolando da ieri vanno ben oltre il drammatico: nel nord della Striscia i civili affamati assaltano un convoglio umanitario. L’esercito israeliano apre il fuoco. È di oltre 100 il bilancio dei morti, più 750 i feriti, che però non potranno essere curati. Le strutture sanitarie del nord della Striscia hanno smesso quasi del tutto di funzionare. L’esercito israeliano si giustifica: «abbiamo sparato in aria, stavano saccheggiando gli aiuti, la maggioranza è morta per la calca». 

«Sono sconvolto e disgustato dall’uccisione di civili innocenti avvenuta ieri a Gaza mentre aspettavano disperatamente aiuti umanitari», ha scritto su X il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. «Dovrebbe essere avviata immediatamente un’indagine indipendente. È urgentemente necessario un cessate il fuoco per consentire gli aiuti umanitari forniti da agenzie specializzate adeguatamente finanziate come l’Unrwa per raggiungere i civili». 

Intanto gli Stati Uniti hanno bloccato al Consiglio di sicurezza dell’Onu una dichiarazione di condanna di Israele per la strage avvenuta ieri a Gaza City. Il testo, presentato dall’Algeria, esprimeva “profonda preoccupazione” ed indicava che la tragedia era stata innescata “dal fatto che le forze israeliane hanno aperto il fuoco”.

Le ultime valutazioni sull’insicurezza alimentare umanitaria – l’indice di classificazione ipc che viene utilizzato come riferimento dalle agenzie di aiuto – indicano che l’intera popolazione di Gaza – 2,2 milioni di persone – si trova ad affrontare livelli di insicurezza alimentare “di crisi”, ha dichiarato il portavoce dell’Ocha (Ufficio delle nazioni unite per gli aiuti umanitari. Di questo numero, circa 1,17 milioni si trovano ad affrontare livelli di insicurezza alimentare “di emergenza” e la situazione di altri 500mila è “catastrofica”.

La voce della società civile

«Siamo inorriditi da quanto accaduto a Gaza City, dove oltre 100 persone sono state uccise e circa 750 ferite, secondo le autorità sanitarie locali. Le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco contro palestinesi in fila per ricevere cibo dai camion carichi di aiuti», dicono da Medici Senza Frontiere. «Sappiamo che la situazione a Gaza, in particolare nel nord, è catastrofica. Qualche giorno fa, il nostro personale ci ha detto di non aver abbastanza cibo da mangiare, alcuni consumano cibo per animali per sopravvivere. Hanno anche riferito della mancanza di acqua, e quando c’è è contaminata e quindi causa di malattie. Questa situazione è il risultato diretto della serie di decisioni inconcepibili prese dalle autorità israeliane nel corso di questa guerra: un assedio totale, un’incessante campagna di bombardamenti, ostacoli burocratici e la mancanza di meccanismi di sicurezza che garantiscano una distribuzione sicura del cibo dal sud al nord di Gaza. E, inoltre, c’è la distruzione sistematica delle capacità di sostentamento derivanti da agricoltura, pastorizia e pesca. Il nord è stato in gran parte tagliato fuori dall’assistenza per mesi, lasciando le persone intrappolate e senza altra scelta che tentare di sopravvivere con minuscole quantità di cibo, acqua e forniture mediche. Interi quartieri sono stati bombardati e distrutti».

«A Gaza i bambini muoiono a causa della mancanza di cibo e i loro genitori vengono uccisi mentre cercano di procurarglielo», denuncia Save the Children. «I racconti che emergono superano l’orrore. Una fila per avere del cibo salvavita è diventata una fila per la morte. È necessaria un’indagine immediata e imparziale su ciò che è accaduto e avviare delle azioni per garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale. Ai civili non può essere negata l’assistenza indispensabile, né possono essere uccisi nel tentativo di ottenere quell’aiuto», ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati. «I bambini e i loro genitori sono stati costretti a prendere decisioni disperate per sopravvivere. Le persone vengono uccise e ferite mentre cercano di procurarsi ciò che possono per mantenere in vita le proprie famiglie, senza avere nessun posto dove poter ricevere cure mediche efficaci, visto che, dopo quasi cinque mesi di bombardamenti, le strutture sanitarie sono state decimate. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco definitivo subito», conclude Lee.

I fondi europei

Oggi la Commissione europea ha confermato che procederà con il pagamento di una tranche da 50 milioni di euro all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi – Unrwa, degli 82 previsti per il 2024. 

Stanzierà inoltre altri 68 milioni di euro per il sostegno d’emergenza ai palestinesi in tutta la regione, da versare attraverso partner internazionali come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa. L’impegno totale dell’Ue nei confronti dell’Unrwa ammonta così a 150 milioni di euro. 

«La Commissione», si legge nella nota stampa, «ha valutato la sua decisione di finanziamento per l’Unrwa alla luce delle gravissime accuse fatte il 24 gennaio che coinvolgono diversi membri del personale dell’agenzia negli efferati attacchi del 7 ottobre. La Commissione ha tenuto conto delle azioni intraprese dalle Nazioni Unite e degli impegni richiesti all’Unrwa e accoglie con favore l’indagine dell’Ufficio per i servizi di supervisione interna delle Nazioni Unite per far luce sulle gravi accuse contro il personale dell’agenzia. Inoltre, elogia l’Onu per aver creato un gruppo di revisione indipendente guidato da Catherine Colonna per valutare se l’Agenzia stia facendo tutto ciò che è in suo potere per garantire la neutralità e rispondere alle accuse di gravi violazioni». In seguito agli scambi con la Commissione, l’Unrwa ha inoltre dichiarato di essere pronta a garantire che venga effettuata una revisione del suo personale per confermare che non ha partecipato agli attacchi e che vengano messi in atto ulteriori controlli per mitigare tali rischi in futuro. «L’agenzia», prosegue la nota, «ha accettato di avviare una verifica che sarà condotto da esperti esterni nominati dall’Ue. Tale verifica esaminerà i sistemi di controllo per prevenire il possibile coinvolgimento del personale e dei beni dell’Agenzia in attività terroristiche. Infine, l’Unrwa ha accettato di rafforzare il suo dipartimento di indagini interne e la governance che lo circonda. Su questa base, e in seguito allo scambio di lettere con l’Unrwa che confermano i suoi impegni, la Commissione erogherà una prima tranche di 50 milioni di euro degli 82 milioni di euro previsti per l’agenzia per il 2024. La seconda e la terza tranche di 16 milioni di euro saranno erogate in linea con l’attuazione dell’accordo».

Gaza City, palestinesi aspettano l’arrivo di camion umanitari. AP Photo/Mahmoud Essa

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