Medio Oriente
Gaza, la società civile: «Chiediamo un cessate il fuoco permanente»
Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista - LəA, Mediterranea, Assopace Palestina insieme lanciano l'appello per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica. Centinaia le adesioni raccolte. «Non si può cancellare l'orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza»
di Redazione
«La fragile tregua ottenuta per Gaza è il frutto di una lunga mediazione internazionale, ma servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia». È quanto chiedono Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista – LəA, Mediterranea e Assopace Palestina in un appello di cui sono promotori e che è stato sottoscritto da tante altre associazioni, tra cui Amnesty International Italia, Arci, Libera, Gruppo Abele, Aoi, Un Ponte per, Beati i costruttori di pace, e alle circa 400 personalità del mondo accademico, del mondo dello spettacolo, giornalisti e diplomatici, tra cui don Luigi Ciotti, Miguel Benasayag, Goffredo Fofi, Marco Damilano, Michele Serra, Pier Francesco Favino, Alessandro Bergonzoni, Carlo Ginzburg, Fiorella Mannoia, don Albino Bizzotto, Lisa Clark, Toni Servillo, Ferzan Ozpetek, Luca Zingaretti, Elio Germano, Ascanio Celestini, Greta Scarano, Fabrizio Gifuni, Sonia Bergamasco, Vittoria Puccini, Giorgio Diritti, Mario Martone, Alba Rohrwacher, Alice Rohrwacher, Saverio Costanzo, Caterina Guzzanti, Paola Cortellesi, Edoardo Winspeare, Tommaso Di Francesco, Alessandro Gilioli, Francesca Fornario, Stefano Nazzi, Nico Piro, Alessandro Calascibetta, Ali Rashid, Alessandro Robecchi, Giulia Blasi, Donald Sassoon, Loredana Lipperini, Annamaria Testa, Raffaele Alberto Ventura, Luciana Castellina, Nicola Lagioia, Sandro Veronesi, Christian Raimo, Maurizio Braucci, Teresa Ciabatti, Mario Ricciardi, Giorgia Serughetti, Marco Revelli, Alessandro Portelli e tantissimi altri ancora.
«Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. È stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani (…)», si legge nell’appello. «Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. (…) Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania, è cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese».
Ancora l’appello sottolinea come davanti a questi orrori, l’opinione pubblica internazionale in Europa si sia polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia e della retorica dello scontro di civiltà che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni. Sollecita una lotta contro l’antisemitismo come parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo e rifiuta la trappola della logica binaria: da una parte o dall’altra. Quindi sottolinea che «Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza». Per questo rivendica il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, che sono loro l’unica certezza di ogni conflitto e sollecita la protezione dei civili, tutti, come primo obiettivo di un’azione diplomatica della comunità internazionale e delle forze della società civile.
Emergency, Laboratorio ebraico antirazzista – LəA, Mediterranea, Assopace Palestina insieme a molte realtà collettive e alle circa 400 personalità che hanno sottoscritto l’appello chiedono concludendo il loro documento: «La fine definitiva del massacro a Gaza, l’avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. È necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi, – senza eguaglianza, diritti e libertà».
Si può leggere il testo dell’appello, con l’elenco dei firmatari e sottoscriverlo al seguente sito: https://cessateilfuoco.org/
AP Photo/Adel Hana
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