Medio Oriente

Gaza, la fame ha raggiunto ogni persona

Più di un terzo della terra coltivabile di Gaza è stata danneggiata, mentre la maggior parte delle barche da pesca presenti sul territorio e molti panifici e mulini sono stati distrutti. «Le cose peggioreranno notevolmente se Israele procederà con i suoi piani per un'operazione militare completa a Rafah, che è il principale centro di distribuzione degli aiuti per l'intera Striscia», dichiara Riham Jafari, coordinatrice delle attività di advocacy di ActionAid Palestina

di Redazione

Non c’è quasi nulla da comprare e i prezzi sono molto alti, mentre la distribuzione degli aiuti alimentari è limitata e inconsistente. Heba, una madre sfollata che ora alloggia con la sua famiglia nell’aula di una scuola adibita ad accoglienza, ha dichiarato: «I prezzi sono cari. Un chilo di lenticchie costa 20 shekel (circa 5 euro). In origine erano 10 shekel (circa 2,50 euro). Il lievito costa 35 shekel (circa 9 euro). Con difficoltà ci portano dei buoni alimentari, ma non sono sufficienti…Ci danno solo una lattina di fagioli e una di ceci per una famiglia di sette persone».

I danni alle infrastrutture causati dai bombardamenti aerei hanno reso quasi impossibile la produzione alimentare locale. Una valutazione geospaziale condotta dal Centro satellitare delle Nazioni Unite ha rilevato che più di un terzo della terra coltivabile di Gaza è stata danneggiata, mentre la maggior parte delle barche da pesca presenti sul territorio e molti panifici e mulini sono stati distrutti.    

L’acqua pulita scarseggia e molte persone non hanno altra scelta che bere acqua non sicura e contaminata. Mahmoud, che attualmente vive in un campo per sfollati nel sud, ha raccontato: «L’acqua disponibile per la popolazione è malsana. È insalubre e non adatta al consumo umano. È carica di sali e germi e non è igienizzata». 

La mancanza di gas fa sì che le famiglie brucino tutto ciò che trovano per cucinare quel poco cibo che hanno, con conseguenze potenzialmente pericolose per la salute. Sohad, una madre sfollata di 23 anni che attualmente alloggia su una spiaggia in una tenda con la sua famiglia, ha raccontato: «Viviamo sulla sabbia e ora bruciamo plastica per cucinare. Non abbiamo trovato nulla da mangiare. Non abbiamo trovato nulla per nutrire i nostri figli».   

Le donne incinte e i bambini sotto i cinque anni sono tra i più colpiti dalla mancanza di cibo e di acqua potabile. Bisan, 29 anni, madre di sei figli, che ha dato alla luce il suo bambino dopo essere stata sfollata dalla sua casa nel nord di Gaza, ha raccontato: «Ho difficoltà ad allattare mio figlio. Non c’è latte. I prezzi sono alti e il latte che c’è è costoso. Una latta di latte costa 70 o 80 shekel (fra i 18 e i 21 euro circa)».
 
Balsam, un nutrizionista di Gaza, ha spiegato: «Le donne incinte soffrono di malnutrizione. Non possono assumere i nutrienti adeguati di cui hanno bisogno e molte soffrono di problemi di salute e questo ha causato problemi di perdita di peso sia nelle donne che nei bambini. Il cibo in scatola è l’unica fonte di cibo disponibile qui a Gaza. Ma contiene grandi quantità di sale. Questo, di per sé, è un problema importante. Soprattutto per le persone malate. Anche i bambini risentono dell’alto contenuto di sale, perché provoca infezioni… Anche le donne in gravidanza ne risentono… Anche se questi problemi non vengono notati immediatamente, hanno effetti maggiori a lungo termine che causeranno molte malattie».

Nonostante il chiaro e disperato bisogno di cibo e acqua pulita, la quantità di aiuti che attualmente viene fatta entrare a Gaza ogni giorno è vergognosamente insufficiente – in media solo un quinto dei livelli precedenti al 7 ottobre 2023. È necessario aumentarli immediatamente se si vuole avere una speranza di evitare una carestia diffusa.  

Riham Jafari, coordinatrice delle attività di advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: «È spaventoso osservare il mondo che resta a guardare mentre la popolazione di Gaza muore lentamente di fame in quella che è una catastrofe completamente evitabile. Nel nord di Gaza circa 300mila persone sono quasi del tutto tagliate fuori dall’assistenza umanitaria. Le persone che erano così disperate da ricorrere alla macinazione del mangime animale per usarlo come farina, ora scoprono che anche questo povero sostituto si sta esaurendo. Le cose peggioreranno notevolmente se Israele procederà con i suoi piani per un’operazione militare completa a Rafah, che è il principale centro di distribuzione degli aiuti per l’intera Striscia. I governi di tutto il mondo devono fare tutto ciò che è in loro potere per impedire un ulteriore assalto a Rafah e spingere per un cessate il fuoco permanente e immediato». 

Credit foto Lapresse/Fatima Shbair

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