Medio Oriente

Gaza: carburante esaurito. Si bloccano le operazioni di assistenza

Gli ospedali e le strutture sanitarie sono sull’orlo dell’interruzione totale dei servizi, gli unici due impianti di distribuzione dell’acqua ancora in funzione cesseranno di operare tra poche ore, lasciando senza acqua potabile 2.2 milioni di persone, con il rischio di un immane disastro per la salute pubblica

di Redazione

Le organizzazioni umanitarie che operano a Gaza, tra cui Save the Children, hanno lanciato un avvertimento urgente: le riserve di carburante fondamentali per le operazioni di aiuto sono esaurite, causando l’interruzione completa della limitata assistenza fornita a Gaza nelle ultime settimane.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (Unrwa) e l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) hanno annunciato ieri che l’ultimo serbatoio di carburante si è esaurito, rendendo impossibile una risposta alla popolazione e accelerando l’aggravarsi dell’attuale catastrofe umanitaria, che rischia di diventare di proporzioni inimmaginabili. 

Gli ospedali e le strutture sanitarie, già gravemente paralizzati e in molti casi assediati e sottoposti a frequenti attacchi, si trovano sull’orlo dell’interruzione totale dei servizi, incapaci di fornire anche l’assistenza medica di base ai pazienti gravemente malati e feriti. Senza carburante, le morti prevenibili già previste a causa degli ostacoli all’accesso sanitario, subiranno una crescita esponenziale, così come la sofferenza della popolazione.

«I due restanti impianti di distribuzione dell’acqua cesseranno di funzionare nelle prossime ore”, denunciano le organizzazioni, «lasciando 2,2 milioni di persone senza acqua potabile. Questa non solo è una punizione collettiva e una violazione dei diritti umani fondamentali, ma è una tragedia annunciata in termini di salute pubblica, perché comporterà che né rifiuti né liquami saranno rimossi.  La popolazione di Gaza, che già sopporta difficoltà indicibili, si trova ora ad affrontare una grave aumento dei rischi sanitari, tra cui epidemie di malattie trasmesse dall’acqua.  Senza carburante, i pochi camion di aiuti arrivati nelle ultime settimane – l’unica ancora di salvezza rimasta a Gaza per la consegna di beni essenziali salvavita – sono completamente fermi. Inoltre, senza carburante per i generatori elettrici delle reti di comunicazione, ci aspettiamo un altro black out completo delle stesse e un’interruzione di ogni collegamento con i colleghi umanitari, senza alcuna previsione su quando potranno essere ripristinate».

Le agenzie umanitarie sono già state costrette a valutare se utilizzare il carburante per alimentare gli ospedali o per fornire l’accesso all’acqua. Presto nessuno dei due sarà possibile.

«Esortiamo», continua la nota, «tutte le parti a riconoscere e rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale. Questi includono il dovere di garantire la fornitura di assistenza umanitaria e la protezione dei diritti dei civili nelle zone di conflitto. La decisione del governo israeliano di negare e limitare beni essenziali come elettricità, acqua, internet, connessioni telefoniche e, soprattutto, carburante, costituisce una violazione di tali obblighi. La comunità internazionale deve agire in maniera congiunta e con risolutezza per garantire il flusso ininterrotto di aiuti e il carburante necessario per fornirli, salvaguardando la dignità e i diritti di tutti i civili colpiti. Questi ostacoli a una risposta umanitaria adeguata, efficace e basata sui principi, sono di natura politica e devono essere affrontati attraverso un’azione diplomatica urgente. È necessario agire in modo immediato e decisivo per evitare un completo collasso umanitario a Gaza».

*L’Associazione delle Agenzie Internazionali per lo Sviluppo, di cui Save the Children fa parte, è il principale gruppo che racchiude le organizzazioni internazionali non governative che operano nei Territori Palestinesi Occupati (oPt).

Credit foto AP Photo/Mohammed Dahman

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