Welfare
Gay Pride: un nuovo caso per Prodi
Fa discutere il Patrocinio del Governo alla piattaforma della manifestazione di sabato
di Redazione
Ecco ampi brani del Documento politico di convocazione del Gay Pride che si terrà a Roma il prossimo 16 giugno.
«Il 16 giugno è la data che abbiamo individuato come movimento lgbt italiano di convocazione del Pride Nazionale di Roma. (?)
Le nostre rivendicazioni, si inseriscono in un quadro politico ed istituzionale desolante, in un clima sociale e culturale d?odio alimentato dalle gerarchie cattoliche e sostenuto da una politica debole e in affanno, perché ha completamente smarrito i valori fondanti della convivenza e del pluralismo ideale. È in atto un conflitto di cui vogliamo assumerci l?onere, che cerca di connotarsi come uno scontro fra civiltà, tra eterosessuali e cittadini lgbt, tra cattolici ed atei, tra migranti e italiani, ed invece ha lo scopo di imporre un pensiero unico, un arretramento sul terreno delle conquiste sociali e di cancellazione di ogni tipo di speranza di riscatto ed emancipazione dei differenti vissuti, identità ed orientamenti sessuali.
Un popolo che respinge il tentativo di imporre all?Italia la sovranità limitata congeniata da uno stato straniero, il Vaticano, che strumentalmente utilizza il diffuso sentimento religioso, per accarezzare sogni neo teocratici. Le manifestazioni clericali contro qualsiasi tipo di riconoscimento delle relazioni extra matrimoniali sono il segno tangibile di una volontà prevaricatrice e anti democratica da parte di istituzioni che, violando persino il Concordato, si vogliono sostituire alle istituzioni repubblicane democraticamente elette.
L?attacco alle libertà delle donne, delle lesbiche, dei gay, dei e delle trans, rappresenta l?ultima frontiera di uno scontro epocale, che Raztinger vuole portare fino alle estreme conseguenze. (?)
Tutte e tutte a Roma il 16 giugno, insieme in tante e tanti, con gioia, determinazione, con i nostri corpi e le nostre idee, per un futuro di libertà!» (il testo integrale su www.romapride.it)
Il documento politico del Gay Pride 2007, in effetti, individua la Chiesa Cattolica come ?nemico?, e durissimo è il j?accuse al Vaticano e a Papa Benedetto XVI. Ma fin qui, nessun problema, ciascuno è libero di scegliersi i nemici (o, sarebbe meglio, avversari) culturali e politici che vuole e che preferisce. Il problema politico è che il Gay pride e il suo manifesto hanno avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Perciò la senatrice teodem della Margherita, Paola Binetti, si dice stupefatta: «Sorprende come nella piattaforma culturale del Gay Pride ci sia tanta acrimonia verso la Chiesa cattolica e verso il Santo Padre. Io ho massimo rispetto degli omosessuali e del loro diritto a manifestare ma mi chiedo se il loro documento sia stato conosciuto e valutato nelle conseguenze che potrebbe avere, non dimentichiamoci che il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha appena ricevuto tre proiettili di minaccia. Per questo mi auguro che le parole del documento diventino oggetto di analisi molto attenta da parte del Consiglio dei ministri e degli stessi ministri che hanno dato la loro adesione al Roma pride. Il Paese e gli italiani hanno bisogno di sapere cosa il governo pensa di quel documento per prendere le loro decisioni e, nel caso, trarre le opportune conseguenze».
E? questo il nuovo caso politico che scuote centrosinistra e governo Prodi a pochi giorni dalla sfilata dell?Orgoglio gay, sotto lo slogan ?Parità, dignità, laicità?, che si terrà sabato 16 a Roma ed alla quale hanno dato la loro adesione il presidente della Camera Fausto Bertinotti, i Democratici di sinistra, il ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, la Sinistra democratica di Fabio Mussi e altri sottosegretari della maggioranza.
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