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Gaudioso (Cittadinanzattiva): “Le mafie temono il lavoro dal basso”

Si sta svolgendo a Polistena (RC) la Marcia in favore degli amministratori sotto tiro organizzata da Avviso Pubblico. Ogni giorno, in Italia, un amministratore subisce minacce. Sono 18 le regioni interessate da questo fenomeno che si sta diffondendo, come un virus, in tutto il Paese. Abbiamo intervistato il Segretario generale di Cittadinanzattiva, che ha preso parte all'iniziativa e ci spiega: "Le mafie temono il lavoro dal basso, la trasparenza, l'attivismo civico"

di Marco Dotti

Perché è importante esserci?
La cosa per noi importante è ch l'esserci è legato al fatto che volevamo dare una dimostrazione plastica, fisica dell'alleanza fra cittadini e associazioni sul tema della legalità. Uno degli elementi di maggiore debolezza – ce lo insegnano le esperienze del passato – è la delega. Quando deleghiamo ad altri la responsabilità di contrastare la criminalità organizzata o lasciamo solo chi combatte la criminalità organizzata stiamo perdendo terreno. Allora è important esserci per ribadire che sui grandi temi – dalla legalità alla lotta alla mafia – non c'è bisogno di dieci eroi, ma di cento, mille diecimila, cinquanta milioni di persone che sui temi della trasparenza e della legalità siano attivi. Da un lato non dobbiamo lasciar sole le persone e, dall'altro, la criminalità deve sapere che dovrà fare i conti con tantissime realtà e tantissime persone. Noi ci siamo per questo.

Che cosa c'è in gioco, su questo tema delle intimidazioni?
In molti casi, in conseguenza delle intimidazioni, le amministrazioni rischiano di veder cedute porzioni di sovranità e governo alle organizzazioni criminali, con tutto quello che ne consegue. Posti dove c'è un livello di attenzione pubblica più bassa sono particolarmente a rischio…

Intende dove manca controllo sociale?
Più che il controllo sociale, è la presenza delle istituzioni spesso a fare difetto. La presenza della cittadinanza attiva e organizzata ha in qualche modo la funzione di allargare il fronte della presenza istituzionale, proprio là dove questa manca o dove manca un coordinamento. Su questo fronte dobbiamo tenere le luci molto accese, accenderne sempre di più. Là dove le luci sono accese, là dove l'attenzione è alta è molto più difficile infiltrarsi. Qualche giorno fa, un amico amministratore mi diceva: "ammiro molto gli amministratori del Sud, perché in tanti casi fanno un lavoro davvero eroico"… Noi vogliamo scongiurare questo fatto: non bisogna essere eroi per amministrare una città, tanto meno una città del Sud. Dobbiamo far sì che chi fa il proprio dovere lo faccia con coscienza e consapevolezza, ma anche con la coscienza e la consapevolezza che è sostenuto da tutti.

Abbiamo avuto troppi eroi…

Gli eroi sono una spia di fallimento. Dobbiamo accrescere la consapevolezza, non l'eccezione. Serve una spinta fortissima, ampia, anche di presenza fisica. Polistena, dove ci troviamo, è anche simbolicamente importante perché qui sono stati recuperati beni confiscati alla 'ndrangheta e poi messi a disposizione di tutti. Anche i valori simbolici – il fatto di riutilizzare beni confiscati, il fatto di esserci con le bandiere ma anche con i nomi e i cognomi – hanno un enorme valore.

I temi della lotta alla mafia sono stati spesso spettacolarizzati, con un effetto booberang devastante…

La lotta alla mafia è come una piantina, va innaffiata continuamente non solo quando ci sono i riflettori accesi. I riflettori li dobbiamo accendere noi, nella nostra consapevolezza e nelle conseguenti azioni. Le azioni vanno riconfermate giorno dopo giorno, con la presenza fisica e il sostegno. Una delle cose su cui mafia, camorra e 'ndrangheta puntano è che- avrebbe detto Eduardo – " ha da passà 'a nuttata", che le luci si abbassino e le manifestazioni finiscano. La presenza è importante, ma ancor più importante è che questa presenza continui nel tempo e, soprattutto, le alleanze siano trasversali e le più ampie possibili. Solo se le organizzazioni e i cittadini in prima persona sono attenti e attivi su questo problema ce la possiamo fare.

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