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Gaudioso (Cittadinanzattiva): «I cittadini e la società civile, chiave per un’informazione corretta»

Dove non arriva la comunicazione istituzionale, arriva la società civile. «Proprio in tempi di coronavirus», spiega il segretario di Cittadinanzattiva, «è fondamentale fare rete, condividere informazioni e attivarsi per il cambiamento»

di Marco Dotti

Non viviamo in un mondo perfetto. Ci sono cittadini che veicolano false notizie, ma anche cittadini attivi, socialmente responsabili. Ne è convinto Antonio Gaudioso, segretario di Cittadinanzattiva, che spiega: «fare informazione civica significa aggregare, creare reti e alleanze, avendo chiara la volontà di cambiare le cose».

I cittadini vengono trattati come meri fruitori di notizie, possono invece avere un ruolo attivo? Quale ruolo?
I cittadini possono essere produttori di informazione sociale. L'informazione civica tocca la realtà di tutti i giorni e non riguarda mere impressioni. Per questo è importante il loro ruolo e, con questo, il ruolo dei gruppi che fanno cittadinanza attiva organizzata. Si tratta di andare oltre un modello oramai molto, troppo vecchio.

Parla del sistema di informazione "classico"?
Parlo di quel sistema in cui ci sono dei soggetti che fanno da mediatori tra i palazzi e il mondo reale, ma sono sempre gli stessi e mediano qualsiasi cosa. Credo che l'intermediazione, oggi, debba invece passare primariamente dalle reti civiche. Queste reti hanno dalla loro parte una grande ricchezza: sono a contatto con la realtà.

I mediatori sono gli "esperti". Produttori seriali di sciocchezze, li chiama uno dei critici più attenti dei nostri modelli di relazione, il filosofo Harry Frankfurt…
Se osserviamo il sistema in questi giorni, i giorni del coronavirus, vediamo sempre gli stessi soggetti che riproducono il medesimo schema. Esperto pro, esperto contro, altro esperto pro, altro esperto contro…

Risultato?
Il caos. Due settimane fa si parlava di Sanremo, oggi con gli stessi toni le stesse persone parlano di coronavirus. Anche l'informazione tradizionale, quando coinvolge soggetti competenti su questo argomento (scienziati, medici), li colloca in ruoli di servizio, ancillari.

Li usa per creare un contesto di credibilità, ma poi…
Il palcoscenico è dei "mostri" che parlano di qualsiasi cosa e se rimangono due minuti di tempo si chiama l'esperto serio per dare un minimo di dignità a una comunicazione altrimenti irricevibile.

Come uscirne?
Proprio con il ruolo che può assumere la cittadinanza attiva. Un ruolo che può rivelarsi fondamentale per dare il segnale che c'è molto di più nel nostro Paese e, soprattutto, questo Paese reale è enormemente più ricco di coscienza e civismo della rappresentazione che si tenta quotidianamente di spacciare. La banalizzazione, su un tema delicatissimo e cruciale come il coronavirus, è a dir poco imbarazzante. Siamo infatti davanti a due Paesi: uno che produce una falsa realtà e la proietta sull'altro e l'altro che lavora quotidianamente tessendo e ritessendo reti di fiducia e speranza…

Cittadinanzattiva ha aperto un portale e ha messo a disposizione le sedi per tutti i cittadini che vogliano ricevere o dare informazioni…
Quello che possiamo fare è produrre quotidianamente informazione civica con dati, informazioni. Usare questa comunicazione per fare attività, in senso lato, politica, per aggregare interlocutori e cambiare le cose è un altro passaggio importante. Perché se l'informazione è al servizio del disegno politico, che ha come obiettivo cambiare le cose, l'informazione diventa uno straordinario strumento di aggregazione. Non solo dei cittadini in quanto tali, ma anche di realtà sociali ed economiche che decidono di fare un percorso comune proprio perché pensano che le cose possano essere cambiate.

Perché è importante che la società civile reagisca proprio ora, con una sua rete di comunicazione e informazione?
Prescindendo da chi lo governa, il sistema istituzionale fa acqua da tutte le parti. C'è uno sfaldamento nelle istituzioni. Se in condizioni normali questo sfaldamento permette comunque di intervenire, in frangenti drammatici come questo rischiamo di sentirci persi. Proprio questo disorientamento ci impone un passo avanti: dobbiamo darci un sistema comune di interpretazione dei fenomeni, una capacità di accedere a dati e informazioni e, di conseguenza, comunicarle. Tutto questo è possibile se ricuciamo quel tessuto che permette alla società civile di essere davvero civile e attiva. Una cinghia di trasmissione tra istituzioni e comunità.

Ha usato l'espresione "cinghia di trasmissione", che un tempo alludeva alla presenza di un meccanismo o di un sistema più ampio…
Il meccanismo è saltato, ma per fortuna questa cinghia – la società civile – continua per conto suo. Questo mondo articolatissimo, variegatissimo, ricchissimo permette ancora che, in condizioni davvero drammatiche come quelle odierne, non ci siano centomila persone in piazza che vogliono abbattere le istituzioni, ma che ne siano duecento, trecento, cinquecentomila che con pazienza ricuciono il tessuto sociale e ci stanno aiutando a mettere in codivisione informazioni preziose.

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