Economia
Gatti (Federcasse): «Usura? Le norme europee aggraveranno il trend»
«È un problema che sta montando nonostante il nostro impegno che, con 41 miliardi di moratorie e 11 miliardi di crediti garantiti, ha cercato di dare un aiuto concreto», sottolinea il direttore dell’associazione nazionale delle banche di credito cooperativo, che chiosa «evidentemente non è abbastanza». E attenzione alle norme europee in materia bancaria: «si rischia un grave autogoal»
«Moltissimi nostri operatori sui territori hanno notato una crescente difficoltà di gestione delle attività causate dai lockdown e più in generale della crisi economica. Non abbiamo quindi toccato con mano casi di usura e non abbiamo statistiche al riguardo ma abbiamo la certezza che il fenomeno in questo contesto si stia diffondendo». A parlare è Sergio Gatti, direttore di Federcasse, l'associazione nazionale delle banche di credito cooperativo. «Un problema che sta montando nonostante il nostro impegno con 41 miliardi di moratorie e 11 miliardi di crediti garantiti ha cercato di dare un aiuto concreto. Ma evidentemente non è abbastanza».
Questo perché la criminalità si adegua più velocemente al mercato dei bisogni rispetto alle istituzioni?
Indubbiamente l'offerta di denaro in forma illegale ha una capacità di adeguarsi alla domanda molto veloce ed elastica. Il bisogno di liquidità è oggi talmente diffuso e variegato, sopratutto per piccole somme, che permette l'ingresso al mercato anche di attori che non sono legati ai clan mafiosi. Qui sorgono due problema: l'inadeguatezza delle reti di controllo e quella della normativa attuale antiusura. Il tutto è aggravato dalla mancanza di elementi di base di alfabetizzazione finanziaria.
Parlando di leggi e controlli cosa bisogna cambiare?
Serve cambiare la filosofia delle norme che oggi prevedono solo due strumenti da usare. Il primo è gestito dal Ministero dell'Economia e che fondamentalmente si appoggia sulla rete delle Fondazioni Antiusura, e sembra funzionare. L'altro è affidato al Ministero dell'Interno che funziona solo in presenza di una denuncia da parte dell'usurato. Un'eventualità molto difficile e remota. In questo contesto abbiamo anche il tasso soglia sull'usura bancaria stabilito dalla Banca d'Italia che ha certamente una funzione positiva di regolamentazione ma non ha nulla a che fare con la vera usura, che non ha insegne, sportelli e tracciabilità.
A livello europeo cosa si sta facendo per contrastare il fenomeno?
In realtà ci sono alcune norme, già esistenti o in arrivo, in materia bancaria che genereranno effetti indiretti negativi. La prima è quella sui non performing loans (crediti deteriorati delle banche ndr) pensata rispetto alla crisi del 2008, di origine finanziaria, che impone agli istituti di credito di cederli massivamente e velocemente senza gestirli con l'obiettivo di sterilizzare la banca. È un'ottica verticale che non si occupa degli effetti sull'economia reale. Noi cerchiamo di dimostrare come invece la gestione di questi debiti dà ottimi risultati: in quattro anni sostenendo il debitore si riesce a recuperare fino al 45% del valore nominale con ricadute positivi per la banca, il cliente e il territorio. In secondo luogo sta arrivando una norme, che entrerà in vigore a gennaio, che introduce una nuova definizione di default. Si stabilisce che basterà il mancato pagamento di una sola rata superiore ai 500 euro di un finanziamento per far scattare i pignoramenti e l'imbancabilità del soggetto. Non c'è bisogno di aggiungere altro per capire il livello di rischio cui ci stiamo esponendo.
Parlava di un problema di formazione, che fare?
Bisogna intervenire a tutti i livelli. Dalle scuole primarie, passando dalle secondarie e le università. E trovare anche un modo di intercettare gli adulti. Ritengo che debba diventare una materia curricolare. Quello che già abbiamo fatto e che continueremo a fare sarà, affidandolo ai giovani, la costruzione di prodotti come libri e podcast, con un linguaggio accessibile, che aiutino tutti ad avere dimestichezza con le basi dei temi economici. Penso anche solo alla lettura della busta paga, al riscatto previdenziale del percorso di studi e al funzionamento delle previdenze alternative.
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