Non profit

Gates: dopo l’errore la nuova strategia

Colpita da un'inchiesta sul modo con cui investe il proprio patrimonio, la fondazione più potente al mondo ammette lo sbaglio e cambia strategia

di Riccardo Bagnato

Non ha intenzione di mollare il colpo. Charles Piller, giornalista del Los Angeles Times ha messo a segno un nuovo articolo sulla contestata Bill & Melinda Gates Foundation. E questa volta per dire che qualcosa si sta muovendo. La Fondazione più famosa al mondo, quella di Mr. Microsoft, ha infatti annunciato ieri che rivedrà i propri investimenti.

Al centro della lunga inchiesta pubblicata dal Los Angeles Times il 7 gennaio scorso, la separazione degli incarichi fra chi gestisce le donazioni e chi si occupa degli investimenti della fondazione per alimentarne il patrimonio. Se da un lato sono milioni di dollari quelli donati dalla Gates Foundation per salvare bambini e adulti dalla polio e dal morbillo, dall?altro chi si occupa di accrescere il patrimonio della fondazione – la società Bgi (Bill Gates Investment), nella persona tutto-fare di Micheal Larson – investiva in aziende quanto meno imbarazzanti.

L?inchiesta parla di 423 milioni di dollari investiti in società che il quotidiano accusa di essere tra i maggiori responsabili delle malattie respiratorie che affliggono i bambini dell’area: Royal Dutch Shell, Eni, Exxon Mobil, Chevron e Total. Cosa che in Italia ha provocato la reazione della stessa Eni, citata nell’inchiesta americana, come responsabile diretta.

Detto-fatto. Due giorni dopo l?inchiesta, sul sito della fondazione più potente al mondo compare la nuova decisione: ?Terremo in considerazione altre strategie in linea con un ruolo responsabile e sociale, sia per quanto riguarda le aspettative che per quanto riguarda le conseguenze che queste possono avere?. E continua ?formalizzeremo una procedura con cui Bill e Melinda Gates potranno analizzare e prendere in considerazione personalmente queste istanze?.

Dichiarazione presto eliminata dal sito, dicono da Seattle, per far posto a maggiori informazioni a stretto giro di posta. Ma confermate dall’intervista a Cheryl Scott fatta dal Seattle Times, dove il direttore opertivo della fondazione aggiunge che si tratta di un’idea già da tempo in cantiere, quella di rivedere le procedure di investimento.

Una decisione comunque significativa al di là della contingenza, a giudicare dalle reazioni raccolte dal Los Angeles Times. Fra le tante quella di Douglas Bauer, senior vicepresidente del gruppo non profit Rockfeller Philanthropy Advisors: ?Quando il numero 1 delle fondazioni cambia qualcosa, gli altri staranno molto attenti a quello che fa?; o della stessa Fondazione Hewlett, che al quotidiano americano aveva detto di investire esclusivamente per massimizzare le entrate, e che oggi ha dichiarato di rivedere anch?essa i propri standard etici in termini di investimenti.

Così come Steve Gunderson, presidente del Council on Foundations di Washington, un gruppo di circa 2000 fondazioni americane. La Gates Foundation ?è diventata il volto della filantropia in questo paese, se non del mondo? ha dichiarato Gunderson al Los Angeles Times ?il cambiamento che abbiamo visto oggi è quel tipo di azioni che la Gates Foundation dovrà fare? perché riconoscono il loro impatto su tutto il mondo della filantropia.? Come a dire: occhio, se sbaglia uno ci perdono tutti e questo non possiamo permettercelo.

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