Cultura
Garlatti: «Aree di educazione prioritaria nelle zone a rischio»
Pubblicato il Rapporto 2022 dell'Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che lancia un allarme e propone sette raccomandazioni rivolte alle istituzioni, alle imprese, alle parti sociali, agli Ordini professionali e al Terzo settore
di Redazione
«Va rilanciata l’idea di istituire aree di educazione prioritaria nelle zone del Paese a più alto rischio di esclusione sociale». È una delle proposte lanciate da Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in occasione della presentazione del Rapporto dal titolo “La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale”. Tra le 236 pagine dell’indagine dell’Agia, emerge chiaramente che gli studenti provenienti da contesti familiari, culturali e sociali più fragili, a scuola hanno un peggior rendimento e rischiano maggiormente di abbandonare gli studi. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. In verità, il Rapporto dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza fa salire il livello d’allarme rispetto al passato anche recente. Non arriva al diploma il 22,7% dei figli di chi ha al massimo la licenza media. Circa il 22% di chi lascia la scuola ha genitori con professioni non qualificate o disoccupati. Tra gli alunni stranieri, il tasso di abbandono è tre volte quello degli italiani (9,1% contro 2,9%). In generale, sono ancora pesanti i divari tra Nord e Sud, e anche l’accesso agli asili nido non vede prevalere chi più ne ha bisogno, come le famiglie povere. Una situazione alla quale l’Autorità garante propone di rispondere immediatamente con una serie di iniziative, sintetizzate in sette raccomandazioni alle istituzioni, alle imprese, alle parti sociali, agli Ordini professionali e al Terzo settore.
L’indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica mostra un quadro reso a tinte più fosche dal post pandemia, come da più parti ipotizzato già da due anni a questa parte. Il rapporto conclusivo, elaborato da una commissione presieduta dal professor Arduino Salatin e composta da rappresentanti del mondo accademico, della scuola e dell’Agia, viene pubblicato in coincidenza con gli ultimi giorni dell’anno scolastico.
«Occorre concentrare risorse per rendere eccellenti le scuole e i servizi frequentati dai bambini in situazione di vulnerabilità», suggerisce con forza Garlatti. «Va fatta poi una mappatura delle aree geografiche caratterizzate da difficoltà sociali, economiche, culturali o attraversate da processi migratori alle quali poi destinare risorse educative aggiuntive rispetto alla media. Alle famiglie fragili, infine, vanno offerti interventi su misura da parte di équipe multidisciplinari».
Secondo il Rapporto, sono tre gli assi sui quali va articolata la lotta alla dispersione: contrasto dei fattori che causano povertà educativa, insuccesso e abbandono precoce; prevenzione; promozione dei fattori che contribuiscono alla buona riuscita in ambito scolastico come, ad esempio, l’attenzione dei genitori nel seguire i figli nel percorso d’istruzione o il prolungamento dell’orario accompagnato dall’ampliamento dell’offerta formativa.
«La riuscita scolastica contribuisce a realizzare la giustizia sociale», commenta Carla Garlatti. «È necessario inoltre promuovere la piena partecipazione dei genitori nei servizi 0-6 e nella scuola. Ogni genitore va messo in condizione di partecipare all’esperienza scolastica dei figli, prevedendo colloqui personalizzati almeno prima dell’inizio dell’anno scolastico, a metà e a fine anno, ma anche istituendo riunioni di sezione e di classe partecipative, così da costruire reti sociali tra le famiglie. Inoltre, incontri di gruppo conviviali, anche tramite l’esperienza delle “classi aperte”. Per i nuovi genitori servirebbero colloqui informativi e andrebbe messo a punto con ogni famiglia un patto educativo di corresponsabilità co-costruito e personalizzato. Suggeriamo l’apertura di parent’s room in ogni scuola e la formulazione di progetti di intervento ad hoc per ciascuna famiglia in difficoltà».
Garlatti riprende, in sostanza, i suggerimenti che vanno facendo fa anni insegnanti ed educatori di tutta l’Italia, spesso inascoltati dalle istituzioni. «Occorre investire su un forte rinnovamento della didattica e degli stili di insegnamento, sull’aumento del numero delle scuole a tempo pieno, sulla promozione di ambienti informali di apprendimento e aggregazione. Bisogna poi assicurare il raggiungimento dell’obbligo scolastico per alunni particolarmente svantaggiati come rom, sinti e caminanti, per offrire loro un’opportunità di uscire da un contesto sociale marginale, e pure per i minori stranieri non accompagnati e gli studenti con più di 16 anni che non abbiano conseguito il diploma di scuola secondaria di primo grado».
La Garante raccomanda inoltre di «investire sul sistema integrato dei servizi educativi e socio-educativi 0-6; potenziare l’orientamento scolastico e professionale fin dal primo ciclo di istruzione; istituire nell’ambito del sistema pubblico un servizio di psicologia scolastica; intervenire sulle competenze di base della popolazione adulta, per creare le condizioni familiari necessarie a contrastare la dispersione; attivare e diffondere in modo capillare i Patti educativi di comunità; semplificare, per tutti i gradi di istruzione, le procedure di accesso e le modalità di rendicontazione dei progetti a finanziamento pubblico».
Nel Rapporto si legge un’altra raccomandazione, non meno importante: occorre assicurare una governance integrata che sia in grado di dare piena attuazione alla strategia nazionale di prevenzione e contrasto alla dispersione, attraverso la costituzione di un organismo nazionale di coordinamento che coinvolga tutti i principali attori istituzionali interessati e abbia il compito di redigere, fra l’altro, un rapporto annuale sullo stato della dispersione in Italia.
L’indagine dedica uno spazio agli esiti della consultazione pubblica “La scuola che vorrei”, condotta nei mesi di ottobre e novembre 2021 attraverso il portale skuola.net, e venticinque pagine alle buone pratiche condotte da una serie di enti e organizzazioni, come Cidi Milano, Centro d’istruzione dell’adulto e dell’adolescente di Milano, Impresa sociale “Con i Bambini”, Fondazione per la scuola – Compagnia di San Paolo, Save the Children, Maestri di strada Onlus, Centro Mater Dei (Suore dell’Ordine delle Figlie della carità di San Vincenzo de Paoli), Network Associazioni – Coop Dedalus di Napoli, WeWorld.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.