Economia
Gardini: il Governo ascolti l’Italia cooperativa
La sintesi della relazione del presidente in occasione della 40esima assemblea nazionale con alcune delle principali proposte, al governo. Tra queste: taglio del costo del lavoro, regolarizzare i Debiti PA, stop burocraziopoli, sblocca cantieri, innovazione, politiche per la famiglia, defiscalizzazione al Sud, compimento della riforma del Terzo Settore. Per le Bcc l'Europa riconosca lo status di banche di territorio. In allegato il focus Censis "Imprese, dopo le macerie la ricostruzione: ecco l'Italia che ce la fa": il profilo delle imprese che stanno reagendo alla crisi
"Costruttori di bene comune" èil titolo della nostra assemblea. Lo avevamo scelto a dicembre 2019 per l’assemblea programmata a maggio. Molto prima che il Covid dilagasse lungo la via della seta. Perché le cooperative non delocalizzano. Creano lavoro in Italia. Distribuiscono ricchezze sui territori dove sono attive. Rispondono ai bisogni delle comunità. Pagano le tasse in Italia. Le cooperative sono state una trincea nei confronti del virus e della solitudine. Dall’agroalimentare al credito, dal welfare ai servizi, dalla distribuzione al consumo, dalle sanificazioni ai trasporti non si sono mai fermate. Sono state al servizio di un paese paralizzato dal lockdown.
Gli indicatori economici portano le lancette della storia all’indomani del secondo dopoguerra, quando il mondo era in macerie. Nel mondo: FMI stima una riduzione del PIL mondiale del 5% nel 2020, con un rimbalzo del 5,4% nel 2021 che corrisponde a una perdita di quasi 13 trilioni di dollari e a un calo dell’export del 12%. Tra pil perduto e mancata crescita, il PIL mondiale perderà il 6,5%. Per la Banca Mondiale la pandemia può generare fino a 100 milioni di nuovi poveri. In Italia si stima un crollo del PIL in una forchetta che va dal 9 al 10,8% con un rimbalzo del 5,4% nel 2021. In rosso l’occupazione: – 841.000 occupati, + 1,3 milioni di inattivi in un paese che registrava già oltre 3 milioni di Neet. Crolla l’occupazione giovanile scesa, nel nostro Paese, sotto il 40%.
Le proposte:
- LAVORO, RIDURRE IL CUNEO FISCALE: Con oltre 3 milioni di lavoratori irregolari o in nero, 2,8 milioni di working poor rischiamo 6 milioni di pensionati poverissimi entro 2030 anni, il Paese ha una bomba sociale da disinnescare. Per questo rinnoviamo la richiesta di investire sulle imprese virtuose che generano lavoro dignitoso, riducendo – ulteriormente – il cuneo fiscale che pesa circa il 10% in più della media Ocse. Libererebbe nuove risorse per le imprese e lascerebbe più soldi in tasca ai lavoratori con un effetto positivo sui consumi interni.
- STOP BUROCRAZIOPOLI: La burocrazia è un macigno che pesa su imprese e cittadini per 31 miliardi di euro. Porta via alle imprese oltre 6 settimane per i 14 principali adempimenti fiscali. Proponiamo da tempo un “disboscamento” e riordino delle innumerevoli leggi vigenti. Un esempio su tutti è il Codice degli Appalti, la cui modifica deve essere fatta nel segno della semplificazione. Perché nelle maglie intricate delle leggi e dei provvedimenti è più facile nascondere illeciti.
- DEBITI PA: Vanno regolarizzati i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione. Sono stati fatti dei progressi, ma ammonta a oltre 50 miliardi di euro, lo stock dei debiti nei confronti delle imprese che continuano a fare da banca allo Stato. In alcune zone del Sud, i ritardi arrivano a 18 mesi. Negli ultimi dieci anni sono almeno 100.000 le imprese fallite a causa dei ritardati pagamenti.
- SBLOCCA CANTIERI: È la prima leva per riattivare l’economia e accompagnare il Paese e le imprese verso la ripresa. Abbiamo opere ferme per almeno 40 miliardi che vanno sbloccate il prima possibile. Il Recovery Fund mette a disposizione risorse irripetibili che non vanno dilapidate, ma investite per gettare le basi di uno sviluppo durevole. Abbiamo un Sud isolato sia per i trasporti sia per la connessione digitale, ma abbiamo molti Sud anche a Nord. C’è poi la messa in sicurezza dei territori. I danni da eventi climatici estremi, se non invertiamo la rotta, rischiano di pesare entro il 2050 fino al 10% del PIL.
- INNOVAZIONE: difendiamo il recente potenziamento degli incentivi per “Imprese 4.0”, sostenendo la bontà della forma del credito d’imposta, anziché l’incentivo, perché più accessibile a tutte le tipologie di imprese. Tra capitali pubblici e privati investiamo in innovazione poco più dell’1% del PIL, la metà della media europea. La competitività di ogni paese si misurerà sempre più sulla qualità della formazione e dell’innovazione. Sarà dunque necessario investire almeno 1,5 miliardi in più all’anno per raggiungere i livelli di Francia e Germania.
- BCC, EUROPA RICONOSCA LO STATUS DI BANCHE DI TERRITORIO: Sono 250 le banche di credito cooperativo presenti in oltre 2.600 Comuni. Non si può chiedere al credito cooperativo di essere “banca di territorio” senza gli strumenti di legge e di normativa che gli occorrono per svolgere al meglio questo ruolo. Noi chiediamo che la normativa bancaria europea e la vigilanza per le BCC siano semplificate e riconoscano queste banche come less significant, in modo da valorizzarne il ruolo di banche “piccole e non complesse”.
- CONTRASTARE LA BASSA CAPITALIZZAZIONE: Occorre farlo per un’economia sana, che generi lavoro e benessere, poiché il Paese ha bisogno di più innovazione, ma anche di più mutualità, di un grande potenziamento della patrimonializzazione dell’intero sistema delle imprese e per questo chiediamo il potenziamento dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), la detassazione dei ristorni portati a capitale e l’impiego dei workers buyout non solo in ipotesi di crisi, ma anche nei processi di trasmissione delle imprese con problemi di successione generazionale
- AGROALIMENTARE MADE IN ITALY: chiediamo un maggior protagonismo in Europa sulle risorse della PAC e una finalizzazione di queste risorse verso filiere autentiche, motori di uno sviluppo sostenibile, capaci di promuovere le eccellenze del Made in Italy che guadagna posizioni nell’export e si scontra con l’Italian Sounding che pesa per almeno 90 miliardi di euro l’anno.
- FISCO, NO SUGAR TAX E PLASTIC TAX: La modernità di questo Paese si misura anche con un codice tributario che renda più certo, equo, razionale e trasparente il rapporto con cittadini e imprese. Per la sostenibilità va promossa una fiscalità ecologica europea, ma l’Italia deve sopprimere plastic e sugar tax
- CONCLUDERE LA RIFORMA DEL TERZO SETTORE E DELL’IMPRESA SOCIALE: Va completata con la notifica a Bruxelles del nuovo regime fiscale. E auspichiamo un adeguato stanziamento di risorse per il Servizio Civile universale che, con i suoi 50.000 volontari, rappresenta per i giovani una grande opportunità di crescita socioculturale e di inserimento nel mondo del lavoro.
- FAMIGLIA: dobbiamo contrastare l’inverno demografico che ci assedia. La tutela e la promozione della famiglia possono essere affrontate con strumenti fiscali e di welfare. Gli asili nido gratuiti sono un sostegno al lavoro e alle imprese e un motore per spingere la crescita e lo sviluppo di una società più civile. Cosi come lo sono la defiscalizzazione degli investimenti per gli asili e il welfare aziendale.
- POVERTÀ: la lockdown economy ha gettato in povertà altre 2,1 milioni di famiglie. In Italia i poveri sono saliti a 10 milioni. Occorrono nuove misure di contrasto e di coinvolgimento in politiche attive che non possono essere individuate nel solo reddito di cittadinanza. Un Paese con 23 milioni di lavoratori, 16 milioni di pensionati, 10 milioni di poveri e 10 milioni di studenti ha molte cose da riequilibrare.
- SUD, FISCALITÀ DI VANTAGGIO: Questa fase è un’occasione storica per il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno, dove gli effetti negativi dell’emergenza COVID si sommano a quelli della crisi del 2008. È il momento di un nuovo metodo di gestione delle risorse che faccia leva su progettualità e programmazioni multi regionali e su una fiscalità di vantaggio che vada oltre il dicembre 2020, per le imprese del Mezzogiorno e per tutte le imprese operanti nelle aree interne e montane.
- RAPPRESENTANZA: Ribadiamo la validità della scelta fatta con Alleanza delle Cooperative Italiane. Anche durante la difficile fase dell’emergenza Covid, le tre associazioni che compongono l’Alleanza hanno dato prova di unità, di capacità di individuare linee di indirizzo e di azione per la cooperazione e per il Paese, senza perdere di vista l’azione sindacale quotidiana di difesa e sostegno delle nostre imprese. Ciò non ci esime dal costruire insieme altre partnership nel mondo dell’associazionismo, dell’Accademia e dei corpi intermedi per trovare ambiti di lavoro comune, utili a convergere su linee strategiche da indicare a chi guida il Paese. Non possiamo chiedere unità a chi governa se noi stessi non siamo capaci di muoverci in armonia.
Confcooperative rappresenta oltre 18.100 cooperative che sono l’ossatura di un’economia civile che rende unico il nostro Paese nel mondo. Con oltre 3 milioni di soci, 531.000 occupati e un fatturato di 81miliardi di euro.
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